Editoriale

Epicrisi 454. Assunta, il presente, il futuro

di Enzo Di Fazio

 

Settimana particolare quella che mi appresto a commentare attraverso gli articoli pubblicati sul sito. Dominata dai sentimenti scaturiti dalla perdita di Assunta, è passato in secondo piano tutto il resto che si è raccontato e proposto.
Cercherò di analizzare i diversi momenti dando il giusto peso alla cronaca, senza però dimenticare quello che gli articoli fanno intravedere per il futuro dell’isola e gli altri argomenti trattati.

Sicuramente è stata una settimana triste, come lo era stata anche la precedente.
Per via della perdita di persone care che hanno fatto parte della vita dell’isola, segnando, ognuno a modo proprio, un percorso e lasciando un segno.
La comunità isolana non si era ancora ripresa dalla scomparsa di Tommaso De Luca, avvenuta il 28 novembre, che nella settimana appena trascorsa ha dovuto fare i conti con la perdita di altre persone care come Rita Vecchione, ponzese abitante a Nettuno, Antonio Romano e Rosa Mallardo di Ventotene, e Assunta Scarpati nei cui confronti c’è stato un lutto corale per l’ampiezza della personalità che aveva.
L’epicrisi è giocoforza dedicata in gran parte a lei.

Ovviamente conoscevo anche io molto bene Assunta. Dai tempi in cui, nel 2011, ha cominciato a collaborare con il sito e poi per via delle occasioni legate alla sua attività teatrale e a quella di esperta culinaria. Ho avuto modo di apprezzare tante volte i suoi piatti al bel ristorante sulla Panoramica, luogo cui è legato in particolare un bel ricordo di due anni fa. Quando vi portai la nipotina, in una bella serata di giugno, a festeggiare il suo ottavo compleanno. Nell’occasione chiesi ad Assunta di preparare una piccola torta al cioccolato, di cui Alice va matta.  Nun te preoccupà, Enze – mi disse – fa fa a mme.  A fine cena, spente le luci, arrivò al tavolo una torta enorme, tra gli applausi di tutti i presenti. Una grande sorpresa per la nipotina ma anche per tutta la sala con cui venne condivisa buona parte della torta.  Assunta era così. Grande lei, era grande in tutto quello che faceva.

Vista dal ristorante ‘A casa di Assunta

Quanto importante fosse Assunta per i ponzesi, e non solo, lo dimostrano il lutto cittadino e  i tanti articoli che le sono stati dedicati.

A parte il ricordo della Redazione e quello riportato dalla stampa ne hanno parlato Martina, Domenico Musco, Emanuela Siciliani, Dante Taddia, Vincenzo Ambrosino, Paolo Iannuccelli e Maria Conte da Padova ricordando, ognuno a suo modo, la simpatia, la solidarietà, il senso di ospitalità che aveva, la capacità di fare gruppo, la bravura a teatro come in cucina.

Una perdita, quella di Assunta, capitata nella settimana del tempo dell’Immacolata e di preparazione al Natale, quasi a voler  equilibrare i comportamenti della gente e far riflettere come la morte sia parte della vita.
Non è facile elaborare il dolore e dare spazio a quello che viene dopo, ma nel caso della morte di Assunta è accaduto qualcosa che va oltre la banalità di un frase come… la vita continua. È accaduto che vita e morte non apparissero eventi agli antipodi ma combinati per essere vissuti, in una piccola realtà come Ponza, in maniera naturale.

Il saluto che è stato tributato ad Assunta alla vigilia dell’Immacolata, con il lungo fischio della nave all’arrivo nel porto, la batteria di fuochi, il ritorno alla dimora, che è stata per tanti anni il suo mondo, ha rappresentato per lei il modo più naturale per separarsi dalla propria terra. E, accadendo in questo particolare periodo dell’anno, è diventato anche, per tutta la comunità, il modo più naturale del passaggio dal dolore alla gioia… con i giovani dell’Immacolata che il giorno dopo hanno intonato per le strade i canti della tradizione con un pensiero rivolto al parroco Dies (Col dì che muore), e il sindaco che, nel suo ruolo istituzionale, ha dovuto dare, ufficialmente, inizio alle festività.

E’ emerso così come in tali momenti tutto venga ridimensionato per essere ricondotto nei confini della discrezione e del buon senso
Si dà meno importanza al futile, alla fugacità delle cose, per dare spazio al pensiero e alla riflessione, da cui possono trovare alimento la solidarietà, l’amicizia, il rispetto, la condivisione, tutti valori che la scomparsa di Assunta ha portato alla luce.
Ecco perché la morte di Assunta, paradossalmente, è stata una festa, non un inno alla vita – intendiamoci – ma l’emergere dei “buoni sentimenti” che, solo a volerli alimentare, possono diventare immortali e quindi vita.
Esprimendo, come avviene nelle processioni e come ricorda Antonio Pennacchi, in una nota al docu-film Lascia stare i santi proposta da Vincenzo Ambrosino, il bisogno essenziale di integrazione sociale, la necessità primaria dell’essere umano di stare e di agire insieme agli altri, di condividere con loro la gioia, i dolori e le angosce, che sono allo stesso tempo di tutti e di ognuno.

Tali considerazioni mi portano a riflettere sulla complessità dell’esistenza, tema proposto da Sandro Russo con l’articolo Utopie possibili. Per un nuovo umanesimo planetario di Edgar Morin.
Lì si parla di relazioni internazionali e di complessità cosmica, ma al centro c’è sempre l’uomo con la sua coscienza e la difficoltà di passare dall’essere egocentrico all’essere altruista.
In Morin è fondamentale la distinzione tra civiltà e cultura. La cultura è l’insieme delle credenze e dei valori caratteristici di una determinata comunità. La civiltà è invece il processo attraverso il quale si trasmettono da una comunità all’altra: le tecniche, i saperi, le scienze.

Civiltà e cultura le troviamo in tanti passaggi della settimana.
Innanzitutto in quello che si sta realizzando all’Istituto Tecnico Filangieri in collaborazione con il Centro Studi e Documentazione Isole Ponziane e con alcuni intellettuali e scrittori dell’isola.
L’esperienza del Caffè letterario avvicinerà sicuramente i giovani, grazie anche al sostegno dei loro insegnanti, alla storia della propria terra e a far sì che la conoscenza diventi strumento per essere attivi e propositivi nel presente.

Il passaggio dall’egocentrismo all’altruismo è essenziale per il ruolo che dobbiamo responsabilmente assumere nella società per affrontare i problemi derivanti dal cambiamento, e in questo ancora una volta ci può aiutare la conoscenza.

È molto sentito sull’isola, ma forse poco dibattuto, il problema dell’approvvigionamento idrico e di quello energetico, visti l’uno e l’altro nella prospettiva della tutela dell’ambiente e in considerazione del cambiamento climatico.
Ne sono convinti sostenitori Tonino Impagliazzo e Guido Del Gizzo.
Il primo con l’articolo Baste con le bettoline ritorna su un tema a lui caro, quello della possibilità di utilizzare il cavo sottomarino per fare arrivare a Ponza, come a Ventotene, la banda larga assieme all’acqua e all’energia elettrica.
Del Gizzo con Il tempo del cigno nero allarga la visione considerando altre problematiche oltre quella energetica, come il dissesto idrogeologico e lo smaltimento dei rifiuti, tema questo di grande impegno politico oltre che di responsabilità civile.

Un aiuto per affrontare con cognizione il problema ci viene anche dalle recenti decisioni prese dall’Unione Europea nei confronti delle Comunità Energetiche rinnovabili.
Sappiamo che queste realtà sono associazioni tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole e medie imprese che si mettono insieme per produrre e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale. In pratica, un gruppo di cittadini, un condominio, un piccolo Comune, un gruppo di aziende, si associano con una società energetica. Questa costruisce sul posto una piccola centrale a fonte rinnovabile (eolica, solare, idroelettrica, a biomasse) e fornisce elettricità ai suoi associati. Queste associazioni oggi beneficiano di contributi europei per 5,7 miliardi di euro.
Ischia, Ventotene, altre realtà si stanno interessando da tempo a tali novità. E Ponza?
Ponza, prima o poi, anch’essa dovrà confrontarsi con la complessità di tali problemi come sottolinea Guido Del Gizzo in un commento all’articolo di Edgar Morin.

Interessante anche la lettura di Storie di acque dove fotografia e letteratura, attraverso la complicità tra fotografi e scrittori, diventano strumenti per raccontare e interpretare le conseguenze del cambiamento climatico. In maniera diversa da come farebbero i giornalisti e gli scienziati utilizzando dati, numeri e fatti.
Sapete quale la conclusione?
Senza passione questa sfida non la vinceremo mai.
E forse civiltà e cultura ancora una volta possono venirci in soccorso per alimentare la passione.

Uno sguardo ora a cosa è accaduto o sta accadendo fuori i confini dell’isola, partendo da Ventotene, sfiorando il Circeo, passando per Ischia per fermarci a Formia, seconda patria di tanti ponzesi.
Nell’isola cugina si conclude oggi il Ventotene Open Festival, l’arte diffusa in mare aperto,
Sempre oggi, il Circeo ospita l’Associazione il Sentiero di Circe per una passeggiata botanica e disegni en plein air.
Ad Ischia l’instancabile Giuseppe Mazzella di Rurillo, con una lettera aperta, invita il commissario per la ricostruzione Legnini a tenere una conferenza stampa il 31 dicembre su un cantiere in opera e aperto.
Ancora da Ischia Giuseppe fa le sue considerazioni sulla guerra in atto tra Hamas e Netanyahu.
Approdiamo a Formia, sempre molto attiva/propositiva sulle problematiche sociali con la Giornata delle persone con disabilità e sugli argomenti di attualità con  In Mare per la posidonia, per finire al programma per le feste natalizie (Natale a Formia)

Venerdì sera sono andato al concerto (segnalato dalla Redazione) di Valentina Ferraiuolo, accompagnata dalle Donne di Gaeta, un’ora e mezza di emozionanti canti popolari della tradizione natalizia di cui propongo una versione di Regina degliu cielo,  dedicata alla Madonna e che ha pure presentato nel corso della serata.

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E in chiusura un pensiero dedicato agli appassionati di musica.
Comodi ora, per godere della musica e del modo in cui sono capaci di rappresentarla due grandi artisti proposti da Sandro Russo:
Jacques Brel con la canzone della domenica (La valse à mille temps) accompagnata da un bellissimo video, e Paolo Conte col docufilm tratto dallo storico concerto tenuto alla Scala nel febbraio di quest’anno

A tutti una buona domenica

 

Nota: l’immagine di copertina è un dipinto di Gustav Klimt (1862-1918). Titolo dell’opera: l’albero della vita

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