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Caffè letterario, si comincia con Antonio De Luca

Riceviamo dagli alunni dell’ITT  Filangieri e volentieri pubblichiamo.

Ricordiamo che il progetto di avviare un Caffè letterario che coinvolgesse gli alunni dell’ITT “Filangieri” e gli scrittori e intellettuali dell’isola è nato dalla volontà della vicaria prof.ssa Angelida Costanzo, dei docenti Antonello Costa, Benedetta Evangelista e Angela Galdiero e dalla collaborazione col CeSDIP-aps. Saranno cinque gli incontri di quest’anno e il primo è stato tenuto da Antonio De Luca.

Dopo questo primo incontro gli alunni hanno rielaborato i contenuti emersi e hanno deciso di condividere quanto hanno appreso. Apprezziamo molto il loro gesto  perché   la condivisione è il primo gesto per fare cultura e perché abbatte la parete che spesso si erige tra il sapere imparato a scuola e il mondo esterno.

Ci auguriamo che in futuro partecipino anche gli adulti e in primo luogo i genitori.

Alla redazione del presente lavoro hanno partecipato gli studenti Antonio Amitrano, Marisa Conte, Giorgia Cristo, Antonio Di Meglio, Djebali Wela, Antonio Nocerino, Mariano Pacifico, Giuseppe Scotti e Sofia Spigno coordinati  dalla prof.ssa Benedetta Evangelista

Antonello Costa, in collaborazione con Angela Galdiero e Benedetta Evangelista, insegnanti dell’Istituto Tecnico per il Turismo “Filangieri”, ha strutturato il progetto Caffè letterario, che vede la luce durante il mese di novembre, intitolandolo ad Ernesto Prudente, figura carismatica ponzese, definito “il maestro di intere generazioni di isolani”. Il progetto prevede degli incontri letterari, dedicati sia ad Ernesto Prudente sia ad altri scrittori dell’Isola di Ponza, durante i quali poniamo domande all’autore del libro che abbiamo letto.

I libri sono dei testi in cui ognuno di noi può ritrovarsi, perdersi e riappropriarsi di se stesso, conoscere il luogo di appartenenza sia a livello territoriale sia nazionale, anche se i protagonisti non sono sempre contemporanei. Ecco perché si è scelto di creare occasioni di incontro tra i giovani ponzesi e gli autori del posto, che attraverso il loro operato vogliono contribuire alla formazione di una memoria, di cui i primi oggi sono depositari e in futuro saranno testimoni.

Il primo incontro, avvenuto il 24 novembre presso la sede dell’Istituto in Via Pantano, ha visto come protagonisti gli studenti e Antonio De Luca, autore del libro “Sandro Pertini e la nostalgia di Ponza”.

Sono intervenuti Rosa Anna Conte, Presidente del Centro Studi e Documentazione Isole Ponziane, Umberto Prudente, figlio di Ernesto Prudente, Franco De Luca, dirigente scolastico in pensione, e Silveria Aroma, poetessa ponzese, che durante i prossimi incontri presenteranno i propri testi.

Antonio De Luca, scrittore ponzese dai molteplici interessi, nel libro descrive la figura di Sandro Pertini e gli anni in cui è stato confinato a Ponza.

Gli adulti hanno un bellissimo e caro ricordo del Presidente della Repubblica, indimenticabile con il suo stile elegante e contemporaneamente semplice, con l’atteggiamento di chi simboleggia una Nazione ed allo stesso tempo, tifoso che esulta allo stadio, come durante i mondiali del 1982.

Qual è il legame che unisce Sandro Pertini, gli adulti, i giovani e l’isola di Ponza?

A Ponza fu istituita una colonia confinaria da parte del regime fascista nel 1928. I primi confinati arrivarono nello stesso anno e vennero alloggiati nel carcere borbonico, nel quale Pisacane aveva “reclutato” la maggior parte dei partecipanti alla sua storica e sfortunata impresa a Sapri. Ponza accolse il futuro presidente Sandro Pertini, che arrivò il 10 settembre 1935, e personaggi come: Giorgio Amendola, Lelio Basso, Pietro Nenni, Mauro Scoccimarro, Giuseppe Romita, Pietro Secchia, Umberto Terracini, Zaniboni e addirittura anche ras etiopici. I confinati erano alloggiati negli edifici, chiamati cameroni, alle spalle dell’attuale municipio, tra Via Roma e Via Parata, ma alcuni avevano l’autorizzazione ad alloggiare in case private. Ai confinati era consentito muoversi in uno spazio ristretto, che arrivava al tunnel di Sant’ Antonio attiguo a Via Dante, alla contrada Guarini, a quelle della Dragonara e degli Scotti di Basso.

I confinati giungevano a Ponza in piccoli gruppi, incatenati fra loro. L’impatto con la nuova vita era devastante. Oltre alla promiscuità nei cameroni, si dovevano adattare alla precarietà dei rifornimenti, alle angherie dei militi, alla mancanza di comunicazioni, alla fame e alla noia.

Nonostante le privazioni, i confinati organizzarono biblioteche, mense autogestite, attività artigianali, corsi di studio.

Solo l’umanità dei ponzesi rese meno duro l’esilio – sovraffollamento dei cameroni, igiene disastrosa, cibo ed acqua scarsissimi, poche centinaia di metri per la passeggiata, controllo continuo anche di brevi conversazioni. Al momento dell’arrivo, i confinati ricevevano un libretto rosso sul quale erano indicate le 20 regole del confino. I confinati spesso ricambiavano apportando all’isola la cultura che in quegli anni mancava. Tale linea, a lungo andare, non poté non incontrare l’ostilità del regime che intervenne nell’intento di spezzare lo spirito di solidarietà che animava le attività sociali ed in parte anche commerciali.

Il regime mise in atto misure tese a impedire ogni possibilità di evasione e di comunicazione con l’esterno, incaricando di farle rispettare, non solo le forze di polizia e i carabinieri, ma anche la milizia fascista. I confinati ritenuti più pericolosi furono fatti pedinare notte e giorno senza interruzione e la vita sull’isola si inasprì maggiormente.

Il Presidente, confinato sull’isola dal 1935 al 1939, ha segnato la storia di Ponza.


Nel testo Antonio De Luca, attraverso i carteggi tra Sandro Pertini e l’avvocato Lugi Sandolo, e le testimonianze di persone con cui il Presidente strinse rapporti di affettuosa e cordiale amicizia, come quella con Salvatore Pacifico, consegna a tutti noi la figura di un uomo a cui tutti siamo legati da e attraverso un legame imprescindibile dell’esistenza umana: il Filo della solidarietà. Il termine filo deriva dal latino, ha un valore collettivo e tale valore è stato quello sommo di Pertini. Il Presidente aveva un carattere forte e deciso, sopravvisse alla carcerazione, alla tubercolosi, al confino e combatté in prima linea da partigiano nella Resistenza per la liberazione di Roma e di Milano. Si impegnò nella strutturazione della Carta costituzionale e si batté sempre per promuovere la cultura, la ricerca scientifica e tecnica, affinché fosse sempre più vasta la partecipazione popolare alla vita del paese. Si prodigò affinché la solidarietà fosse il principio ispiratore per quanti iniquamente erano perseguitati nel mondo.

Nel carcere di Turi ebbe modo di incontrarsi con Antonio Gramsci e un giorno in cui questi gli disse che i gigli rossi che coltivava in un angolo del cortile del carcere erano appassiti, Pertini gli rispose: “Vedrai, che un altro fiore starà fiorendo. Questi fiori sono come le nostre speranze. Molte speranze sono appassite nel nostro animo entrando in carcere, ma vedrai che rifioriranno quando noi dal carcere usciremo”. Sull’isola di Ponza apprezzò molto questi fiori perché gli ricordavano gli alti sentimenti e le espressioni incancellabili di quel periodo trascorso con Gramsci.

Noi tutti ancora oggi abbiamo bisogno di punti di riferimento così forti, di figure come quella di Sandro Pertini. Egli, icona di buona politica e buon governo, è egli stesso poesia che rompe il muro dell’impossibile ed apre le porte alla libertà, diritto fondamentale dell’intera umanità.

Questo “incontro” con Sandro Pertini, attraverso il prezioso contributo di Antonio De Luca, e quelli prossimi non hanno solo una valenza conoscitiva, ma gettano luce sul quel Filo che ci tiene uniti come individui del presente, a coloro che ci hanno preceduto e che verranno dopo di noi, il Filo della Solidarietà.

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