di Silverio Lamonica
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“Ei fu. Siccome immobile…” Specie chi è piuttosto agé, me compreso in prima linea, s’intende (classe 1941), ricorda ancora i versi di quell’ode solenne che il Manzoni compose nel 1821, in occasione della morte di Napoleone.
Del resto “ai nostri tempi”, gl’insegnanti pretendevano (giustamente, dico col senno di poi) che imparassimo a memoria i componimenti poetici dei grandi autori. Il famoso stratega e imperatore francese, lasciò indubbiamente una impronta indelebile dopo la sua morte; basta ricordare il Codice Napoleonico, alla base del diritto civile e penale della legislatura contemporanea.
Ma Napoleone è solo un esponente della “Grandeur” francese che ebbe inizio nel Sec. XVII con il Principe di Condé (e qui entra in ballo ancora Manzoni coi Promessi Sposi), proseguì con i successori della Casata dei Borbone, fino a Luigi XVI – https://www.unlibropersempre.it/19-la-nascita-della-grandeur-francese-storia-di-una-nazione-attraverso-un-quadro/ – poi Napoleone I, Napoleone III … fino ai giorni nostri con De Gaulle… Pompidou… Macron; quest’ultimo sogna addirittura di inviare le truppe francesi in Ucraina per battere i russi! Il massimo della Grandeur!
In nome di quella mania di grandezza, in precedenza, i francesi sottomisero mezza Africa diventando, assieme all’Inghilterra, una grande potenza coloniale.
Su quella scia si mosse, purtroppo, anche l’Italia con la politica coloniale post-unitaria e soprattutto con il fascismo: la tragica grandeur italica, i cui rigurgiti si verificano purtroppo, ancora oggi, come si legge negli scritti di Michela Murgia.
Il pericolo di una “svolta autoritaria” sul piano politico esiste tuttora negli USA con Donald Trump e in Europa già è avvenuto con Orban, in Ungheria, mentre in Italia l’attuale Presidente del Consiglio tende sempre più ad accentrare competenze che spetterebbero ad altri ministri, come si legge in Teoria e pratica delle democrazie illiberali.
Aggiungo che pure sul piano della libertà di stampa non siamo messi bene: l’Italia passa dal 41° al 46° posto, più o meno a livello dell’Ungheria di Orban – https://www.agi.it/cronaca/news/2024-05-03/liberta-stampa-calo-sostegno-giornalisti-italia-perde-5-posizioni-26252227/ -. Parallelamente assistiamo ad una sorta di “culto della personalità”, la grandeur di alcuni leader politici nostrani, ben evidenziati nei relativi manifesti elettorali: Il nome nel simbolo elettorale.
E così lorsignori, col proprio “brand” in bella mostra sul simbolo elettorale, aspettano fiduciosi che l’elettore abbocchi all’amo, più o meno come accadeva nelle epiche pescate in barca di Pasquale Scarpati: Le barche e le mie pescate.
Questo culto della persona, dell’uomo “forte”, trova il suo apice in un generale che si atteggia anche a pedagogo, rispolverando le famigerate “classi differenziali” e meritandosi perfino il biasimo di La Russa, presidente del Senato, durante una intervista con Bianca Berlinguer… Che è quanto dire! Alle elezioni europee una candidatura simbolo.
A proposito di Napoleone, abbiamo parlato di “impronte negative e positive”. I Lions Club di Ischia, cercano di imprimere sull’isola un’impronta positiva, col Convegno “Ripensare Ischia”. Giustamente, l’amico Giuseppe Mazzella di Rurillo definisce “labirintico” il quadro della ricostruzione, proposto dal Commissario di Governo. Sarà quindi un’impresa ardua, ma noi non ci stanchiamo di fare il tifo affinché Ischia rimanga “nel circuito internazionale delle grandi mete turistiche” e Casamicciola risorga più fiorente di prima.
Ad Ischia siamo legati a doppio filo, perché proprio da quell’isola giunsero a Ponza alcuni nostri antenati, nella prima metà del ‘700, come lo stesso Giuseppe Mazzella, assieme a Gianni Vuoso, ha illustrato nell’avvincente filmato Il viaggio di Mattia.
A lasciare impronte significative o meglio una “più vasta orma stampar” , specie se sono coinvolte le nuove generazioni, è impegnato Franco De Luca con i suoi studi sul dialetto ponzese: ’U Menabanno e i suoi incontri con gli studenti dell’Istituto Comprensivo Pisacane di Ponza con il Caffè letterario. Una lodevole iniziativa, presa dalla Dirigente e dai professori di quell’Istituto, come già ho avuto modo di sottolineare.
Dall’educare al rieducare. A cura del Laboratorio d’Arte Solidale della Casa Circondariale di Latina, si segnala l’iniziativa culturale Scritti dentro, poesie e racconti dal Carcere di Latina. La pena deve avere un fine rieducativo e ciò non può avvenire in carceri sovraffollate, come purtroppo accade nella maggior parte degli Istituti di Pena italiani, con un gran numero di suicidi di cui – purtroppo – nessuno parla.
Appaiono evidenti le orme di autori classici nelle opere di Michele Mari, come viene evidenziato nell’intervista di Repubblica. In particolare, l’attaccamento alle proprie cose, ben delineato nel romanzo “Locus Desperatus”, mi rimanda alla novella “La Roba” di Giovanni Verga il cui protagonista Mazzarò, ha accumulato una enorme ricchezza con la sua tirchieria e prossimo a morire, scaglia la sua rabbia contro animali e cose di sua proprietà, esclamando: “Roba mia, vientene con me!”
In “Locus Desperatus” si narra di un individuo che è costretto a lasciare le proprie cose.
Pensiamo però al dramma che tuttora accade nella Striscia di Gaza, dove è un intero popolo a dover abbandonare le proprie case. Questo dramma sta suscitando la protesta degli studenti universitari in varie parti del mondo e negli Stati Uniti, in particolare. Lo scrittore Paul Berman che ha vissuto la Contestazione giovanile del ’68, si dichiara preoccupato di fronte al crescente antisemitismo: Israele – Hamas, cosa sta succedendo nelle università americane?
Ogni avvenimento oppure opera d’arte o semplice scritto che sia, si esamina sempre con curiosità, non fine a se stessa, bensì come fonte di comprensione e di arricchimento culturale e di critica, trovando analogie e parallelismi con altri accadimenti ed opere.
Così avviene per Il Primo Maggio all’Auditorium con Ambrogio Sparagna, con la rievocazione di Nino Manfredi, Questo Primo Maggio che pone l’accento sui diritti dei lavoratori, in primo luogo la sicurezza sui luoghi di lavoro. E a seguire Kurt Cobain’s revival: gli appassionati di questo genere musicale, trovano un facile parallelismo con un altro grande, David Bowie.
Una settimana “musicale” (non per niente c’è il Concertone del 1° Maggio) perché a seguire c’è la band Yes. Mi piace il brano riportato nell’articolo: Mirror to the sky, soprattutto l’incipit, piuttosto “cogitabondo”. E Sandro consiglia (già sul sito), Soon, un brano degli Yes che – dice lui – non riesce a dimenticare: ogni tanto gli riaffiora: leggi e ascolta qui. Fidiamoci!
Un tema ben più “impegnativo” viene affrontato dai Police con il brano Every Breath you take: il dominio dell’uomo sulla donna, un testo terribile, riportato in Una canzone della domenica; un vero e proprio “canto di denuncia”.
Si avvicina la grandeur estiva e Continuano le pulizie di primavera per rendere più accoglienti le spiagge dell’isola. Inoltre la stampa si occupa della nostra isola in modo sempre più frequente, rispetto al letargo invernale. I disservizi della Laziomar sono ben evidenziati : Difficoltà nelle prenotazioni on line (forse i dirigenti Laziomar e biglietterie annesse sognano i bei tempi andati, quando esisteva solo il biglietto di viaggio cartaceo e il computer era di là da venire, “Tiempe belle ’i ’na vota…”). In compenso viene risolto il problema “imbarco merci”: Novità su Cala dell’Acqua e trasporto merci; si attende la decisione del Consiglio di Stato, per realizzare o meno il porto di Cala Acqua. Ancora una volta la politica e i soggetti controinteressati, obtorto collo, devono rimettersi “alla clemenza della Corte”. E’ assurdo parlare di “strapotere della Giustizia”, quando si reputa indispensabile rivolgersi ad essa ad ogni piè sospinto. Ticket di stazionamento (interesserà le barche dei diportisti che arrivano a Ponza) ZTL con telecamere (per controllare meglio il traffico autoveicolare nella zona portuale e aree limitrofe). Ponza sempre fanalino di coda nella ricchezza pro capite (?) Riprendono alla grande le iniziative della Pro Loco: l’artista Tillo Buttinoni alla Cisterna Romana della Dragonara, inaugura la sua opera “La Camera di Venere”.
Voglio terminare questa lunga ed impegnativa epicrisi, tuffandomi nel mondo animale, perché affascinato dalle meraviglie di cui è pieno: Come si curano gli animali. Zoofarmacognosia (un bel “parolone” da suggerire a Marco Liorni per la sua “Eredità”). Un orango che sa scegliere le foglie di una pianta particolare, masticarle e poi con quel bolo salivare si cura le ferite! Del resto, quando avevo un simpatico micione, Nicolò, gli compravo “l’erba gatta” che lui mangiava con accanimento. Di certo Sandro mi saprà illustrare le proprietà di quell’erba.
Sempre a proposito di animali, dulcis in fundo, a Roccagorga c’è Ponza: è il nome di un bellissimo alano.
Buona domenica a tutti

Sandro Russo
5 Maggio 2024 at 06:29
A domanda di Silverio relativa alle predilezioni del suo gatto Nicolò, posso rispondere con cognizione di causa, avendo sempre avuto compagni gatti nella mia vita (anche qualche cane, ma soprattutto gatti). In più sono abituato a dare consigli (e opera) per il mio passato di medico.
È vero, i gatti sono dei gran goduriosi e per loro ogni occasione è buona per “sballarsi”. La pianta cui si riferisce Silverio è la cosiddetta “erba gatta”, Nepeta cataria, della vastissima famiglia delle Labiatae. Nel nome e nell’aspetta somiglia a una menta, come ‘a nèpeta che troviamo facilmente, spontanea, anche a Ponza.
La spiegazione completa la riprendo da Wikipedia:
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“La pianta (nelle foglie, nei fusti e nelle radici) contiene nepetalattone, un terpene che è un analogo dei feromoni del gatto, e quindi svolge un’attività neuroattiva nei suoi confronti. All’incirca i due terzi dei gatti sono suscettibili agli effetti dell’erba gatta (la sensibilità è ereditata geneticamente). La sensibilità è più accentuata negli individui giovani. Anche altri grossi felini, come le tigri o i leopardi hanno analoga sensibilità nei confronti dell’erba, mentre sembra che i leoni mostrino indifferenza.
I gatti percepiscono l’odore tramite gli organi vomeronasali del Jacobson. Se un gatto annusa le foglie strofinate o il fusto dell’erba gatta, vi si struscerà contro, vi si rotolerà, la masticherà, leccherà e vi farà le fusa. Questa reazione dura alcuni minuti, successivamente ai quali il gatto si placherà e perderà interesse, ma dopo un minimo di due ore esso sarà nuovamente attirato e avrà i medesimi effetti. Non sono stati rilevati altri particolari effetti collaterali, comunque alcuni gatti diventano molto eccitati, e quindi l’eccessivo potere di distrazione potrebbe essere considerato turbativo del loro equilibrio comportamentale.
Altre piante che hanno questo stesso effetto nei gatti sono la valeriana e le piante che contengono actinidine (come Actinidia chinensis), e diidroactinidiolidi”.
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Non sto a dire che Actinidia chinensis sono i kiwi e l’associazione gatti/kiwi è da sperimentare. In più ho avuto l’esperienza di gatti (anche qui non tutti) che “si facevano” dell’odore di varecchina e stavano a lungo “a tirare” sullo straccio imbevuto, non appena la signora delle pulizie si metteva all’opera.
Luisa Guarino
12 Maggio 2024 at 17:49
Ho vissuto negli anni con stuoli di gatti, anche a latitudini diverse, e quando non avevano a portata… di baffi i fili d’erba di un prato o un giardino, ho sempre seminato per loro la cosiddetta “erba gatta” che si trova in tutti i negozi per animali. Ma non ho mai saputo che avesse un effetto ‘stupefacente’, né ho avuto modo di constatarlo. Piace molto a tutti i gatti, questo sì: la mordicchiano o la masticano, e quasi immediatamente sputacchiano o fanno dei rigurgiti di pelo o altro. Sappiamo tutti che leccandosi e lavandosi, i gatti ingoiano spesso il loro pelo: ho sempre pensato dunque che la sua funzione fosse digestiva e depurativa. Bah! Dipenderà anche dall’indole e dallo stato del felino di turno.
Una cosa che mi ha davvero stupita invece è stata la reazione di una mia gatta di fronte a due/tre olive verdi cadute per terra: le ha annusate e riannusate languidamente, strofinandosi poi beata per terra, in un lungo gioco. Non le ha neanche assaggiate, ma chissà che effetto le facevano. Misteri… a quattro zampe.