Esteri

Sto con Israele

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

Ho seguito con attenzione sulla stampa le tappe della nuova orrenda guerra tra Hamas e Netanyahu (è più corretto scrivere così che Palestinesi contro Israeliani). Sono anche io lacerato dalle indescrivibili sofferenze che il popolo arabo-palestinese sta subendo con l’assedio ed i bombardamenti su Gaza. Esorto a cessare il fuoco a trovare un’ancora di salvezza.
Trovo assurda questa guerra che sposta indietro gli orologi di almeno cinque secoli. Ma colpito dal dolore di un uomo civile del ’900 – questo secolo di progresso e di barbarie che si allunga lugubremente sul secolo XXI poiché non ha insegnato nulla al genere umano -, ho riletto – dopo circa 20 anni – il libro di Dominique Lapierre e Larry Collins “Gerusalemme! Gerusalemme” (1971), 585 pagine (Mondadori, 1972; poi anche Oscar Mondadori, 1988; 1994), con attenzione estrema punto per punto passo dopo passo e con attenzione alle carte geografiche ed ai nomi famosi o non famosi protagonisti della guerra di indipendenza del 1948 per gli ebrei ed il disastro per gli arabi.

Dovrebbe diventare un libro di testo nelle scuole superiori e nelle università :perché è di una ineguagliabile obiettività storica e politica oltre ad un richiamo alla sacralità della Palestina simboleggiata in Gerusalemme per le tre religioni monoteiste.
Vi sono descritte le vicende di personaggi storici come Ben Gurion ( 1886 – 1973), re Abdullah I di Giordania (1882, morto assassinato nel 1951), il generale britannico sir John Bagot Glubb, meglio noto come Glubb Pascià (1897 – 1986),  e tanti altri. E c’è anche la storia di Esther Cailingold (1925-1948) che muore a 23 anni per Israele e lascia una lettera di dieci righe per i genitori inglesi: “Siate felici e ricordatevi di me solo con gioia”.

La Palestina deve vivere con due popoli in pace e con una forma di governo che può essere copiata dalla “Confederazione Elvetica” perché la convivenza civile non ha alternative dal nostro punto di vista di europei che sono stati forgiati da Locke, da Stuart Mill, da Voltaire.
Avevo letto – su la Repubblica del 18 novembre scorso – un articolo di Mordechai Kedar sul problema dell’OLP dove si propongono per la Palestina “piccoli Emirati sovrani” con uno “stato federale”.
Insomma una forma istituzionale a metà strada tra il costituzionalisti europeo ed “il sistema tribale tuttora vigente in Cisgiordania”.
Mi pare una soluzione più praticabile di “due popoli due stati” perché basta vedere le cartine geografiche degli insediamenti ebraici per rendersi conto dell’impossibilita di frontiere tra i due stati.
La pace nasce dall’estirpazione dell’odio dai cuori di tutti gli abitanti della Palestina che credono nel dio unico e che dovranno essere capaci di sconfiggere il fanatismo religioso.
Cosa sia Israele lo disse bene David Ben Gurion: “nessuno può capire che cos’è questo stato per noi. É come una famiglia per chi non l’ha mai avuta, un letto per chi ha sempre dormito sulla terra, una coperta e un po’ di fuoco per chi ha trascorso una lunga notte all’aperto, fra il vento e sotto la pioggia”.

Di Giuseppe Mazzella – direttore de Il Continente

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  1. La Redazione

    8 Dicembre 2023 at 19:17

    Condivisa dalla Redazione l’Amaca di Michele Serra su La Repubblica di venerdì 8 dicembre 2023

    Il bilancio della violenza
    di Michele Serra

    Ammesso (e ampiamente concesso) che Hamas sia un movimento che professa il suprematismo religioso e la cancellazione violenta di Israele, cosa che autorizza a considerarlo un movimento razzista, rovinoso per la causa palestinese nonché sperperatore dei miliardi ricevuti dai governi arabi; le domande che mi farei, se fossi il governo israeliano, sono due.
    La prima: è giusto e legittimo, per combattere Hamas, spianare Gaza, uccidere migliaia di civili, distruggere il precario riparo che un popolo prigioniero ed espropriato abita per obbligo ben più che per scelta?
    La seconda: è stato messo nel conto l’ovvio rimbalzo di odio e di vendetta che questa guerra, punitiva per tutti i palestinesi della Striscia di Gaza e non solo per Hamas, produrrà a breve, medio e lungo termine?
    Cosa volete che pensino, degli israeliani e della stella di David, un ragazzino o una ragazzina sopravvissuti ai bombardamenti, le famiglie costrette ad abbandonare le loro case, braccate dalle bombe e dai rastrellamenti? Per ogni dirigente o militante di Hamas eliminato, almeno altri due, nella striscia di Gaza, ne prenderanno il posto. La vocazione al martirio (a quello che il jihad chiama martirio: morire uccidendo gli impuri) troverà nuovo slancio. La catena della violenza aggiungerà nuove maglie alle tante già inanellate.
    Si discute sempre su quanto la violenza sia ingiusta e immorale. Mai abbastanza su quanto la violenza sia inutile, controproducente, e alla fine: stupida.

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