Musica

Gli anni ’90. Breve il tempo dei Nirvana (prima parte)

trascrizione a cura di Sandro Russo della presentazione di Alessandro Alfieri al Teatro Manzoni, del 15 febbraio 2023

Ultimo appuntamento con Alessandro Alfieri, protagonista per Manzoni Idee al Teatro Manzoni di Roma del ciclo ROCKSOFIA – La filosofia alle prese con gli idoli della Storia del Rock

NIRVANA, la generazione condannata
di Alessandro Alfieri

Questa volta cominciamo con una scena da un film del 2008, The Wrestler, vincitore del Leone d’oro a Venezia, di Darren Aronofsky, profondo conoscitore della storia del rock, con uno straordinario Mickey Rourke (qui con Marisa Tomei) che interpreta Randy “the Ram” Robinson, un personaggio che è per metà se stesso e per metà Hulk Hogan, un’icona del wrestling (1) degli anni ’80.
Nella scena si sente dire: – (…) Quella sì che era musica!
– Mitici, gli anni 80! Impazzivi!
– Poi Kurt Cobain, quel finocchio, è arrivato a rovinare tutto… Fine!
– Volevamo divertirci… Che c’è di male!?

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Il dialogo testimonia, pur semplificando in negativo, l’aria del tempo… nonché il disimpegno, l’edonismo di cui avevamo detto a proposito degli anni ’80, parlando dei Queen.
Perché la spensieratezza degli anni ’80 aveva un prezzo, che ora bisognava pagare.

Negli anni tra l’89 e il ’91 Fukuyama profetizzò l’imminente “fine della storia” – con troppa enfasi e precipitazione, col senno di poi – in termini socio -politici (fine delle guerra fredda, affermarsi del consumismo e della globalizzazione). Con maggior rigore e attinenza al tema Jean Baudrilland (filosofo francese, 1929-2007) aveva precisato il concetto di post-modernità come superamento dell’opposizione duale, ovvero la composizione di diverse antinomie insite nell’opposizione di classe, di genere (fino all’attuale fluid-gender), tra ‘cultura alta’ e ‘cultura bassa’.
In termini geo-politici sono stati gli anni della ‘distensione’, incarnati dal Clintonismo e dal Blairismo, dell’allontanamento (o messa tra parentesi) della minaccia nucleare, dall’affermazione del consumismo  su scala globale. Con fine degli eccessi parossistici degli anni ’80.
Ma fu una fine reale delle tensioni?
No, le tensioni c’erano, ma sotterranee. E presero la forma del male più diffuso degli anni ’90: la depressione.

Quel che si è detto consente di definire meglio la stagione del Grunge (2) di cui i Nirvana sono testimoni e cantori (e vedremo anche vittime).
Il fatto era che l’ideale borghese era ai loro occhi sinonimo di mediocrità; non riusciva a riempire la vita.
Erano o figli di quelli che avevano vissuto la contro-cultura degli anni ’60, dei contestatore della guerra del Vietnam; i nipoti di quelli che avevano fatto la Seconda Guerra mondiale. Di che lamentarsi? Non avevano tutto quello di cui avevano bisogno, e anche di più?
Ma quando mai si è visto che i figli abbracciano gli ideali dei padri e delle madri? Su un altro livello e in un diverso contesto è stata anche la parabola di Lady D.

Una specie di “manifesto” di questo modo di sentire – dell’insoddisfazione esistenziale di questi giovani – si trova in un film di Danny Boyle del 1996, Traispotting, tratto da un romanzo del 1993 di Irvine Welsh (il film l’abbiamo citato anche sul sito), ambientato a fine anni ’80-inizi ’90, che attraverso le storie di vita scapestrata (e drogata e violenta) di un gruppo di giovani scapestrati inglesi demoliva i feticci degli anni ’90:
Questo l’incipit da YouTube:

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In analogia con quanto abbiamo fatto nei precedenti incontri, definiamo anche qui delle parole chiave attraverso cui orientare il nostro discorso. Stavolta esse sono:
– Vuoto
– Cinismo
– Morte

È stato un assillo dell’uomo, nel corso del tempo, riempire il vuoto. Con varie modalità, nelle diverse epoche, appena si è potuto affrancare dall’urgenza della mera sopravvivenza. Ha fatto ricorso, a questo scopo, alle ideologie (incluse le religioni), alla violenza, all’impegno sociale e politico, al culto della festa… (l’elenco sarebbe lungo…). Oltre al contesto temporale, storico, anche nel periodo più ristretto ogni generazione si deve ridefinire.

Le etichette usate in sociologia per indicare le diverse generazioni

I Nirvana – in cui la cosiddetta Generazione X si è riconosciuta – hanno avuto la netta consapevolezza che quanto avevano avuto in dote dal passato non bastava più.
Erano travolti, annichiliti da quello che in psicologia e psichiatria si definisce anedonia, l’incapacità, totale o parziale, di provare soddisfazione, appagamento o interesse, per le consuete attività piacevoli, quali il cibo, il sesso e le relazioni interpersonali. Si può gridare, cantare, teatralizzare quanto su vuole la propria impotenza, ma non superarla.
I Nirvana, con un debito importante nei confronti del movimento Punk, rivoluzionano il rapporto tra la musica mainstream e l’hard rock, diventando fonte di ispirazione per un’intera generazione.
Temperano del punk l’attitudine autodistruttiva, la teatralizzazione eccessiva e dimostrano anche nei modi di vestire una essenzialità prima sconosciuta, il cosiddetto stile Lumberjack, per cui si vestono come boscaioli in città.

Vengono, i Nirvana, da Aberdeen, a 250 Km da Seattle, ma per le grandi distanze americane sono “il gruppo di Seattle” (per inciso anche Jimi Hendrix era nato a Seattle, ma per formazione e cultura è stato tutto California). E costituiscono una sorta di “terzo polo” della tradizione musicale rock americana, rispetto alla West Coast (Los Angeles, San Francisco) e alla East Cost (New York). La culla del Grunge è una città fredda e grigia, lontana dal sole di Los Angeles e dei fermenti culturali di New York.

Comunque i Nirvana non ce la fecero “a uscire vivi dagli anni ’80”, per parafrasare un titolo degli Afterhours (3) mentre altri gruppi importanti tra cui i Pearl Jam (4) (molto conosciuto Eddie Vedder, co-fondatore, frontman e principale paroliere del gruppo, anche per la sua produzione solista), con importanti innesti blues mantennero dell’approccio grunge l’essenzialità a livello musicale e di immagine, ma pur sempre lontani dalla passione politica e dall’edonismo festaiolo.

Un’importante epifenomeno di quel periodo fu l’uso delle droghe. Iniziate a circolare decenni prima tra i giovani come mezzo per facilitare la comunicazione e per condivisione comunitaria (joint, per marijuana, era ‘lo spinello’).Vennero poi le droghe psichedeliche come mezzo “per espandere la coscienza” e la cocaina, fonte di sballo e di attività frenetica. Negli anni ’90 si diffuse l’eroina, la più tipica delle droghe che inducono isolamento e autodistruttività (5).

Un’altra questione riguarda il nome del gruppo: Nirvana, che è un termine derivato dalla tradizione buddhista, per la quale rappresenta il fine ultimo della vita, il principio di pacificazione supremo. Si è proposta anche una interpretazione secondo Schopenhauer del termine, nel senso di soppressione del dolore, annullamento del desiderio. Tenderei piuttosto ad intenderlo in senso junghiano: Nirvana in sanscrito significa nullificazione, annientamento, distruzione. Il tentativo di Kurt Cobain non era forse quello di annullare la coscienza e con ciò stesso eliminare il dolore?
A questo tema è dedicato un libro recentissimo di Stefano Scrima centrato su Kurt Cobain e i Nirvana: Smells like Kurt spirit (6).
Più in generale ne tratta anche un libro del filosofo coreano Byung-Chul Han: “La società senza dolore” del 2021 (7).

Ascoltiamo ora il primo e forse il più famoso dei brani dei Nirvana: Smells Like Teen Spirit (8):

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Note

(1) – Wrestling (in italiano lotta libera americana o semplicemente lotta americana) è uno sport-spettacolo nel quale si combina l’esibizione atletica con quella teatrale, la cui origine risiede nelle fiere itineranti statunitensi di fine XIX secolo. Esso trae spunto dalla lotta libera e dal grappling, con l’aggiunta di prese e manovre che derivano per buona parte dalle arti marziali giapponesi.
I protagonisti della disciplina sono atleti professionisti che si affrontano in match predeterminati in cui vince colui il quale riesce a schienare o sottomettere per primo l’avversario. In qualunque federazione, i combattimenti sono simulati e programmati a tavolino al fine di esaltarne al massimo il lato spettacolare. I colpi, le mosse e le prese di sottomissione sono eseguite secondo schemi prestabiliti, finalizzati ad ammortizzare le cadute e a garantire la sicurezza sia dell’atleta che esegue la manovra, sia dell’atleta che subisce la mossa.

(2) – Il termine Grunge deriva dall’aggettivo grungy, espressione gergale in voga dagli anni Sessanta ad indicare qualcosa di dirty o filthy, ovvero sporco e sudicio.
All’inizio degli anni ottanta ‘grungy’ era solo un aggettivo che stava per ‘ruvido’, simile a ‘gnarly’, ‘ostico’. Indicava una cosa grezza, incasinata” (Mark Arm per la rivista Rolling Stones; 2019)
La loro musica era brutale, irrazionale, primitiva, viziosa, basica, selvaggia, primordiale, piena di odio, grungy, violenta, spaventosa e soprattutto reale. Incarnavano il senso di ogni nota e ogni parola (Joe Bonomo, “Passion is what it’s all about”: Lester Bangs on rock & roll (1980)
Dal punto di vista strettamente musicale, pur nella varietà dei generi e degli stili, con grunge si intende una contaminazione tra hard rock, metal, punk rock, hardcore punk e new wave, nonché il ritorno alla formazione chitarra-basso-batteria e alle sonorità degli anni Sessanta e Settanta.

(3) – Gli Afterhours sono un gruppo rock alternativo italiano formatosi a Milano nel 1986. Assieme ai Marlene Kuntz sono considerati i portabandiera del rock alternativo italiano. L’attuale formazione è composta da Manuel Agnelli, leader e voce del gruppo, Roberto Dell’Era (basso), Rodrigo D’Erasmo (violino, tastiere), Xabier Iriondo (chitarra), Fabio Rondanini (batteria) e Stefano Pilia (chitarre).

(4) – Pearl Jam. Sono stati tra i gruppi più famosi e di successo degli anni novanta: in carriera hanno venduto oltre 60 milioni di copie di cui 30 milioni soltanto negli Stati Uniti. Nonostante il loro stile differisca molto da gruppi quali i Nirvana e gli Alice in Chains, caratterizzati rispettivamente da profonde influenze punk e metal, hanno creato una di quelle che sono considerate le tre vie del grunge, insieme alle due precedenti, più affine al rock classico degli anni settanta.
Tuttora in piena attività, il gruppo raccoglie consensi di critica e di pubblico, continuando a influenzare numerosi gruppi rock contemporanei.

(5) – Sul sito alle droghe d’abuso sono state dedicate delle monografie curate dal punto di visto scientifico da Sandro Russo, già tossicologo ricercatore presso l’Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza’. Da segnalare che i  tempi e i modi della diffusione delle droghe sono stati diversi in Italia, rispetto agli Stati Uniti. Sulla marijuana, leggi qui e qui. Vennero poi le droghe psichedeliche come mezzo “per espandere la coscienza” e la cocaina, fonte di sballo e di attività frenetica. Negli anni ’90 si diffuse l’eroina, la più tipica delle droghe che inducono isolamento e autodistruttività.

(6) – Libro di Stefano Scrima: Smells like Kurt spirit (pubblicato il 10 febbr. 2023!)
“Libri su Kurt Cobain e i Nirvana non mancano. Sappiamo tutto della tormentata infanzia di Kurt segnata dal “leggendario divorzio” dei genitori, del suo “bruciante nauseato stomaco”, della sua tossicodipendenza, dei suoi piatti preferiti (tipo i maccheroni al formaggio), del successo straordinario di Nevermind e della sua genesi, delle diatribe vere o presunte con Pearl Jam e Guns n’ Roses.
Smells Like Kurt Spirit non è una biografia di Kurt e dei Nirvana, anche se ripercorre i momenti cruciali della loro storia, ma un saggio critico dedicato al pensiero, alla poetica e al lascito di una band simbolo degli anni Novanta, considerata il canto del cigno del rock come incubatore del cambiamento sociale” (estratto parziale dalle note della casa editrice Arcana).

(7) – La società senza dolore. Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite – è un libro di ByungChul Han pubblicato da Einaudi (2021). La paura del dolore è cosí pervasiva e diffusa da spingerci a rinunciare persino alla libertà pur di non doverlo affrontare. Il rischio, secondo Han, è chiuderci in una rassicurante finta sicurezza che si trasforma in una gabbia, perché è solo attraverso il dolore che ci si apre al mondo (dalle note di copertina).

(8) – Kurt Cobain trasse ispirazione per il titolo durante una notte dedicata all’alcol e al vandalismo in compagnia della sua amica, nonché cantante principale della band riot grrrl Bikini Kill, Kathleen Hanna che tracciò sul muro della casa di Cobain con la vernice spray la scritta “Kurt smells like teen spirit” (“Kurt profuma di Teen Spirit”) con l’intento di ridicolizzarlo. La frase si riferiva a un deodorante per adolescenti molto in voga all’epoca. Kurt, che ignorava l’esistenza del deodorante finché il singolo non raggiunse il successo, lo lesse invece come un apprezzamento riferito alla discussione a proposito di anarchia e punk rock che avevano avuto quella sera, concludendo che profumasse ancora di uno “spirito adolescenziale” e “rivoluzionario” [Da  Michael Azerrad, Nirvana : vieni come sei : la biografia ufficiale, traduzione di P. D’Oro, Arcana; 1994]

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[Gli anni ’90. Breve il tempo dei Nirvana (prima parte) – Continua]

 

1 Comment

1 Comment

  1. Sandro Russo

    23 Febbraio 2023 at 09:19

    Senza nulla togliere al gran lavoro di approfondimento e sintesi fatto da Alessandro Alfieri mi sia consentito dire – anche per aver lavorato anch’io alla trascrizione – che a me i Nirvana non piacciono: non li ho mai scelti tra la musica da ascoltare e anche conoscendoli meglio – grazie ad Alessandro – non li ascolterò più spesso in futuro.
    Prendiamo il loro brano presentato a chiusura della prima parte: Smells like teen spirits.
    La musica e il video non mi hanno convinto; allora ho pensato che era perché non mi era chiaro il testo. Peggio!
    Ho cercato meglio – ora sul web si trova da soddisfare ogni curiosità – e qualcosa ho trovato: almeno tanto da mettermi il cuore in pace:
    “Il testo è criptico, come ogni cosa scritta da Cobain, appassionato lettore di William Burroughs. Che fu padre della scrittura psichedelica dei beat, e del cut-up, una forma di composizione resa celebre da l’autore de “Il pasto nudo”, che consisteva nello scompigliare pezzi di testo diversi e riassemblarli assieme in ordine casuale. Quindi cercare un significato vero e proprio di questo testo è inutile, ma ci sono dentro delle tracce profonde che ci raccontano molto dell’eroe millennial per eccellenza”.
    Beh, non a caso si dice “musica generazionale”. Ci piace la musica con cui siamo cresciuti e che in senso lato abbiamo espresso. Questa non è la nostra musica né la nostra poetica. Posso avvicinarmici con curiosità, ma non me la sento in nessun modo affine.

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