Ambiente e Natura

Il tempo del cigno nero

di Guido Del Gizzo

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“Se vogliamo una sostenibilità ambientale che non comprometta la sfera economica e sociale… ciò che dobbiamo perseguire – dice Meloni dal Forum sull’Ambiente di Dubai – è una transizione ecologica, e non ideologica”.


L’espressione “cigno nero” risale al XVI secolo e veniva utilizzata per indicare un fatto impossibile o altamente improbabile. Fino ad allora, infatti, tutti i cigni conosciuti erano bianchi. Con la scoperta dell’esistenza dei cigni di colore diverso si è capito che l’osservazione dei dati passati non permette di escludere che in futuro possano accadere eventi mai visti prima.
Un “cigno nero” può presentarsi in ambiti diversi. In economia, nei rapporti tra le nazioni, come evento epidemiologico, in meteorologia,

Un video introduttivo, chiarificatore, curato da Pictet (1)

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YouTube player

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Rimaniamo nell’ultimo campo (meteorologico)
Nel 2013 le Cantine Lunelli (produttrici dello spumante Ferrari, ndr) decisero di acquisire il Vigneto della Terlaga, di 16 ha: cosa c’è di strano in questo, vi chiederete?
Semplice: il vigneto in oggetto è situato a 150 mt di quota più alto dei limiti agronomici assunti fino ad allora, in Trentino, per la coltivazione della vite. Gli agronomi dell’epoca già consigliavano di esporre i vigneti di nuovo impianto verso nord, anziché verso sud – est, come si è sempre fatto.

Negli ultimi venti anni, in Sicilia si è sviluppata un’importante filiera di produzione di frutti tropicali: mango, papaya, litchi, nespolo del Giappone, avocado. Per esperienza personale, ottimi.

Dove vivo, in Maremma, i fichi d’India fruttificano benissimo, da qualche anno a questa parte, anche distanti dalla fascia costiera.
Questi sono aspetti gestibili e perfino interessanti del mutamento climatico.
Poi, però, ci sono gli eventi climatici che finora abbiamo chiamato “eccezionali”, che stanno moltiplicandosi e che evidenziano, contestualmente, tutta la fragilità di un territorio, cui non abbiamo prestato, finora, la minima attenzione: come i terrazzamenti ponzesi, ad esempio.
Il Cigno Nero – come abbiamo imparato dal video – è un evento inatteso e isolato (2).

Anzi, di più: impossibile da prevedere e persino da immaginare. Il suo arrivo è quindi talmente spiazzante da mettere in discussione i codici interpretativi con cui l’uomo tende a leggere la realtà (ossia la relazione causa-effetto). Il Cigno Nero scardina quindi certezze e pregiudizi, rimodula in qualche modo i punti di riferimento. Viene riconosciuto con fatica e spiegato (a volte giustificato) solo a posteriori.
Non si esaurisce nell’evento, perché un cigno nero innesca effetti profondi, duraturi e imprevedibili.

Questa breve definizione smentisce due luoghi comuni.
Primo: il cigno nero non è un semplice imprevisto, ma qualcosa di molto più raro e profondo.
Secondo: non riguarda solo eventi negativi (per quanto siano spesso traumatici).

Io credo che sia iniziata una stagione di “cigni neri” e l’unico modo di affrontarla, in attesa che si manifestino, è affrontare urgentemente le debolezze che conosciamo, il rischio idrogeologico per primo, come abbiamo visto in Emilia Romagna e in Toscana.
Non sarà sufficiente, ma è un inizio.

Poi, dovremo affrontare, ovunque siamo e qualunque sia la nostra attività, il tema dell’approvvigionamento energetico: non c’è una sola soluzione, occorrerà combinare opzioni diverse e complementari ed essere creativi.
Di sicuro, impiccarsi ai generatori a gasolio fino al 2046 non è una buona idea.
Tonino Impagliazzo si sgola da tempo a sostenere che una soluzione, per Ponza, sarebbe il cavidotto dalla terraferma ed ha, credo personalmente, assolutamente ragione.
La domanda da porsi è perché non sia stata adottata.

Poi, i rifiuti.
Non so dove vengano smaltiti i rifiuti di Ponza, normalmente lo smaltimento è organizzato su base regionale: ma esistono, com’è logico, molte possibilità di deroga, in funzione della distanza dalle piattaforme di raccolta.
Acerra è a 90 km da Gaeta, come la piattaforma di raccolta di Latina.Date un’occhiata ai dati pubblicati sulla stampa qualche giorno fa:
www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/23/arrivano-i-dati-del-registro-tumori-in-terra-dei-fuochi-sono-semplicemente-tragici/7363022/

Intanto, vi propongo un breve estratto dell’articolo relativo alla pubblicazione dei dati del Registro Tumori Asl Napoli 2 nord, aggiornati al 2018:
“Sono stati appena consegnati ai cittadini di Acerra, solo dopo imponenti manifestazioni di piazza, dati epidemiologici aggiornati al 2018 da parte del locale Registro Tumori Asl Napoli 2 nordI numeri sono semplicemente tragici: in estrema sintesi, la Provincia di Napoli, ormai da molti decenni, risulta la Provincia i cui cittadini (i più giovani di Italia) registrano la più bassa aspettativa di vita alla nascita (dati Istat) ma anche, e direi soprattutto, la maggiore “mortalità evitabile” (non evitata) di Italia.
Nell’ambito della Asl 2 nord, come certificato nel dettaglio suddiviso per distretti aggiornato al 2018 dagli ottimi colleghi del Registro Tumori (e qui mi preme sottolineare la valentia del Direttore dr. Giancarlo D’Orsi), il distretto 46 di cui fa parte Acerra registra i dati peggiori di tutti gli altri distretti”.

Tutto ciò sta accadendo accanto a noi, forse vi partecipiamo, come produttori di rifiuti e, soprattutto, come cittadini disattenti rispetto a ciò che viene organizzato per nostro conto, per toglierci ’a munnezz ’a annanz’ ’a casa.

Se vogliamo un modello di sviluppo che non comprometta la sfera ambientale e sociale, cioè che garantisca la sopravvivenza, ciò che dobbiamo perseguire sono scelte politiche, vale a dire proprio “ideologiche”, coraggiose e lungimiranti.
Esattamente l’opposto di quello che dice Meloni, nell’affermazione citata all’inizio dell’articolo.

Il cigno nero di Darren Aronofsky (2010), con Nathalie Portman


Note
(a cura di Sandro Russo)

(1) – Pictet Asset Management Italia, una delle più grandi banche private svizzere e uno degli asset manager indipendenti leader in Europa. La branca che definisce gli aspetti trattati nel video si definisce ‘Finanza comportamentale’.

(2) – Una terminologia diversa per indicare un fenomeno che viene denominato in questo articolo “cigno nero” è la definizione mass-mediologica di “evento”, secondo Alessandro Alfieri (filosofo, docente di “Storia del cinema e analisi del film” presso Upter – Università popolare di Roma, e di Teoria e metodo dei mass media” presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo.
Con specifico riferimento all’evento dell’11 settembre:
““L’11 settembre, in quanto evento, incarna un paradosso inestricabile che altro non è se non l’espressione della sua dimensione di eccedenza e di impossibile risoluzione razionale” (p.13).
(…) …è che proprio la dimensione di “trascendenza”, di surplus, di “eccedenza” dell’evento 11 settembre 2001 costituisca quell’impensato, quel non detto e non pronunciabile, vale a dire la sua caratteristica di non spiegabilità, che ci richiede il compito di interrogarlo. Che apre uno spazio. Nessuna spiegazione, storica o politica o sociologica è bastevole.
(…) la logica televisiva, per lo più “rituale” – essa si caratterizza per il valore di consuetudine, un’offerta di routine allo spettatore che si sente rassicurato – con innesti “evenemenziali” nella forma della diretta, ma depotenziati e controllati, quelli che Baudrillard chiama “fake events”, viene scardinata dal “vero evento”. “L’evento assoluto dell’11 settembre, invece, destabilizza questa dialettica, perché rappresenta la rivincita dell’evento libero da costrizione e programmazioni; come se avessimo sempre giocato con gli pseudo-eventi lieti della loro dimensione goliardica e della loro distanza, e nel 2001 avessimo subito la rivendicazione del vero evento, capace di mozzarci il fiato e di toglierci il terreno da sotto i piedi, spingendoci nel vuoto dal quale è necessario riorganizzare la propria esistenza.” (p. 39) [Da A. Alfieri Cinema, mass media e la scomparsa della realtà (2013)].

Il libro di Alessandro Alfieri (2013): “Cinema, mass media e la scomparsa della realtà”

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Appendice del 4 dic. 2023 (cfr. Commento di Tano Pirrone)

In formato .pdf l’articolo di Bill Gates cui Tano si riferisce:
Bill Gates. Non siamo alla fine del mondo

 

3 Comments

3 Comments

  1. Tano Pirrone

    4 Dicembre 2023 at 20:58

    Ottimo articolo, dettagliato con i fasci di luce giusti diretti sugli angoli meno visibili; ma io sono (devo essere) meno pessimista e l’articolo che ho letto da poco – scritto da un ricco ricchissimo, ma che con i soldi guadagnati fa del bene in giro dove altri che dovrebbero andarci non ci vanno – mi conferma in questa insolita positività. Credo che non moriremo per rimbalzo di aver distrutto la Terra, temo invece che la Terra si salvi per l’estinzione della materia grigia, guerre, eccidi e, fondamentalmente, a causa della tara originaria (chiamatela come volete) che il Sor Cipolla [Carlo M. Cipolla, citato nell’epicrisi/saggio sulla Stupidità] ha così bene indagato.
    Leggetevi l’articolo e parliamone.
    L’articolo di Bill Gates: “Non siamo alla fine del mondo”: è stato annesso all’articolo di base a cura della redazione

  2. Guido Del Gizzo

    4 Dicembre 2023 at 23:20

    Commento al commento di Tano Pirrone e all’articolo di Tonino Impagliazzo

    Trovo condivisibili le considerazioni di Tano Pirrone e molto suggestive alcune considerazioni contenute nell’articolo che cita, prima fra tutte quella che suggerisce come sia più facile seguire le notizie che le tendenze.
    Vero.
    In compenso, sono convinto da tempo che si incomincia – o si contribuisce, che va bene ugualmente – a costruire un mondo migliore partendo da dove si vive e lavora.

    L’Isola di Ponza, sui temi dei rifiuti e dell’approvvigionamento energetico e idrico, è ferma a soluzioni tecniche vecchie di un secolo (rispettivamente, il trasporto in terraferma, i gruppi elettrogeni a gasolio e le bettoline) e a riflessioni vecchie di un quarto di secolo che, con la velocità alla quale le cose si evolvono, equivale ad un’era geologica.

    Le considerazioni, reiterate e precise, di Tonino Impagliazzo sulle bettoline sono ovviamente condivisibili, con l’ulteriore considerazione, che ho già proposto in altra sede, che la funzione primaria del dissalatore a Ponza sia quella di consumare energia, molto più che di produrre acqua ad uso umano.

    Sarebbe ora di fare un tuffo nel presente, se non nel futuro.

    Non sono pessimista, né catastrofista; penso solo che, ad amministrare la cosa pubblica, dobbiamo imparare a eleggere persone all’altezza del compito.
    Tutti gli altri, intanto, devono smettere – a cominciare dal sottoscritto – di abbaiare alla luna, e rimboccarsi le maniche.
    A quando il Comitato per Ponza?

  3. Tano Pirrone

    5 Dicembre 2023 at 09:19

    D’accordo su tutto: si può essere modernissimi, all’avanguardia, senza schifosissimi porticcioli turistici per ricchi crapuloni e arabozzi girovaghi. Basta guardare altrove, dove l’attualità è già quasi passata. Me ne scappai dal mio paese in Siciia perché io e pochi altri pensavamo al 2000 e gli altri vivevano nel passato ed i loro confini erano le linee dei monti circostanti. Chiamate i giovani scappati a studiare altrove, chiamate i vecchi che sono giovani da sempre, chiamate le donne che vogliono che tutto cambi senza nulle necessariamente sconvolgere. Rifiutate le soluzioni “politiche”: quelle servono soltanto ai culi di pietra murati nelle loro poltrone; non ascoltate i soloni di sempre, vecchi come il bacucco; mettete a lavorare le menti libere, che amano Ponza non per interesse, ma perché è un pezzo prezioso del loro corpo universale. Ma fatelo subito…

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