di Francesco De Luca
Vedevo saltare in modo bizzarro il gatto, al confine del muretto che cinge le piante dei fiori. Incuriosito mi sono avvicinato e ho notato che il gatto giocava a modo suo con un topino. Tentava di fuggire il topino e, così facendo, aizzava il gatto ad avvinghiarlo, e poi a morderlo, quindi a lasciarlo, per poi saltargli sopra o lanciarlo lontano, per il gusto di simulare la caccia. Una caccia finta, è chiaro, perché le forze in campo non erano equilibrate, e poi…il caso, questa volta aveva sancito che a dover perire fosse il topolino.
La lotta fra il gatto e il topo è un classico fra gli esempi di conflitto.
E, nel vagliarlo, si rendono evidenti le cause, le conseguenze, le concomitanze, le difficoltà, i successi. Insomma, si tende a razionalizzare ciò di cui si ha conoscenza e, finanche, ciò di cui si ha sentore ma non certezza. Quello che viene marginalizzato e reso ininfluente e il fattore ‘caso’. A cui si attribuisce poca importanza perché sfugge alla logica, alla ragione.
Il caso non ha previsione, né all’origine, né al termine del processo.
Il pensiero greco (presocratico) lo individuò, lo circonfuse di storie e vicende. Tentò una sua razionalizzazione. Mitica però, ovvero fantasiosa, irreale, sovrumana.
Il pensiero idealistico (prima e dopo Hegel) lo ha ignorato. Anzi lo ha fagocitato, giacché nella sintesi si aveva l’inclusione logica della tesi e dell’antitesi (caso).
Il pensiero contemporaneo ne sta rivalutando la presenza e gli effetti. L’evoluzionismo è stato il più deciso a sottolineare la forza stocastica degli eventi. La fisica ha matematicizzato la sua influenza. Tanto che tutte le scienze esatte oggi prevedono il fattore ‘caso’. Nelle scienze umane, infine, il fattore caso ha una dominanza acclarata!
Tutto questo lo dico perché non è per nulla certo che, nella lotta fra il gatto e il topo, vinca sempre il gatto. L’episodio cui ho assistito stamane è, per l’appunto, un episodio.
Talvolta però, inatteso, vince il topo. Come Davide contro Golia, come il Vietnam contro l’ USA.
E… fra l’ Ucraina e la Russia? Chi è il gatto e chi il topo?
E fra i Palestinesi di Gaza e gli Israeliani… chi è il gatto e chi il topo?
La metafora è talmente conosciuta e onnicomprensiva che può essere messa in campo. Opportunamente.
A me serve per rinsaldare il mio convincimento: chi appare dotato di forza militare può soccombere sotto la pressione della forza ideale, senza armi ma con fede; e chi appare coeso intorno ai convincimenti ideologici deve fare i conti con chi possiede armi e mezzi di produzione.
Vincerà il caso? No… il caso non vince mai nelle faccende umane! Perché gli uomini setacciano gli eventi, li estraggono dal flusso del tempo e li assoggettano a forze con attribuzioni razionali: forze economiche, religiose, politiche…
Gli uomini non sono mai spettatori passivi. Talvolta appaiono spettatori ignavi o collusi. Come siamo noi Europei, oggi, nel mezzo della situazione geopolitica in cui, pur pretendendo di essere considerati soggetti politici autonomi e dotati di un certo ‘potere’, siamo proni a decisioni che non provengono dal nostro ‘stato’ politico, né lo favoriscono.
Il raziocinio non determina (del tutto) le scelte pragmatiche. Non sempre e non automaticamente, ma la conoscenza solleva la coscienza.
Essere moralmente avveduti è il primo passo per dare impulso alla volontà.