Ricorrenze

Ponza, il tempo dell’Immacolata

di Francesco De Luca 

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Sarà l’aria sciroccosa che domina da una settimana sull’arcipelago a imporre un senso di mestizia, saranno le morti di persone conosciute, ma a Ponza il ‘tempo dell’Immacolata’ si presenta dimesso, cupo.

Il tempio religioso è un cantiere aperto e le funzioni sacre sono rinsecchite nel locale della sala parrocchiale. Un luogo d’occasione dove le pratiche devote si svolgono, sotto la presenza confortevole della statua di san Silverio, da una parte, e dell’Immacolata, dall’altra.

E qui ci si ritrova, avviliti dalla dipartita eterna di Tommasino e, col sollievo delle note di Giovannino, si canta: ‘Dio ti salve o Maria’. È il versetto che intercala le preghiere della Novena.
Il ricordo va a quando, all’ombra della mole di don Luigi Dies, si stava tutti intorno all’armonium. Si era talmente tanti che ci si sedeva per terra, in mancanza dei posti sui banchi.
Oggi si contano i superstiti di quella torma. E non c’è un bambino ad allietare. Nessun bambino, ragazzo, adolescente, c’è a raccogliere il testimone di questa pratica votiva che don Luigi impose in forza della sua attrattiva, della sua poesia, della sua facondia.

Eravamo affascinati dal: Tota pulchra es Maria.
Don Ramon ripropone la fascinazione e l’insieme dei fedeli sembra trovare di nuovo l’ entusiasmo della vicinanza, della compartecipazione. È una comunità di vecchi. Acciaccati nel corpo e avviliti nello spirito.

‘Siate pescatori di luce’, invita don Ramon, riproponendo le parole della ‘lettera pastorale’ dell’Arcivescovo. ‘Siate pescatori… di luce’, nel senso di cercare nelle tenebre di questa esistenza, folle e suicida, faville che possano recare luce al cammino. Immerso in un bordello di bugie ‘istituzionali’, secondo cui non c’è da preoccuparsi perché il futuro ‘civile’ delle nostre esistenze è in mani competenti e oneste.

I pochi, affranti, anziani, convenuti lì dove l’Immacolata chiama, ci provano. Tentano di ritrovare in loro e fra loro un’assonanza, una comunanza. E ci riescono.
Immobile sul polo del mio cuore, stella candida brilli senza posa’, cantano insieme, e si affratellano. Negli occhi  di chi è vicino brilla un luccichìo.

L’isola ha bisogno degli isolani per palpitare. Gli isolani hanno bisogno di una ‘fede’ per accomunarsi. La religione una ‘sua’ fede la alimenta. Anche la ‘socialità’  potrebbe far brillare valori di solidarietà e di rispetto. Una ‘fede’ più ‘terrena’, perché tesa a traguardi che su questa terra devono compiersi.

 

Integrazione dell’8 dicembre, a cura della Redazione

Una serie di foto, gentilmente inviate da Alessandro Romano, d’i giuvene d’a Madonne e… d’i mene giuvene che stamattina, prima dell’alba, hanno reso omaggio all’Immacolata della chiesa di San Giuseppe dopo aver intonato per le strade di Ponza i canti della tradizione

2 Comments

2 Comments

  1. Giuseppe Mazzella di Rurillo

    4 Dicembre 2023 at 20:54

    La festività dell’Immacolata è un’altra tradizione che unisce Ischia a Ponza. Anche noi abbiamo un santuario dell’Immacolata in località Sentinella a Casamicciola. A mia memoria, negli anni 50 del ‘900, il parroco don Antonio Schiano volle questa festività soprattutto per i maschi adulti e giovani ai quali era dedicata una messa collettiva ed esclusiva alle 5 del mattino o comunque all’alba. Ed ha ancora seguito, soprattutto per la popolazione maschile, quasi a richiamare la fede verso la madre di tutti. Una tradizione che è rimasta.

  2. la Redazione

    8 Dicembre 2023 at 12:35

    In calce all’articolo di base una serie di foto, gentilmente inviate da Alessandro Romano, d’i giuvene d’a Madonne e… d’i mene giuvene che stamattina, prima dell’alba, hanno reso omaggio all’Immacolata della chiesa di San Giuseppe dopo aver intonato per le strade di Ponza i canti della tradizione

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