Editoriale

Epicrisi 438. Ubriacatura d’agosto

di Enzo Di Giovanni

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È passato Ferragosto: siamo al giro di boa dell’estate, e questo si riflette ovviamente in molti dei pezzi della settimana.
Questa però, dal punto di vista turistico non è stata un’estate come tutte le altre.

Di “norma”, arrivati all’ultima decade di agosto, più che farsi tentare dalle riflessioni il ponzese medio comincia a lasciarsi andare a qualche respiro profondo, dopo mesi di apnea.
Addà veni’ chillu puorc ’i settembre” oppure “addà furni’ chillu puorc ’i aust” , a seconda delle coordinate personali, era il mantra che si pronunciava tra una pausa e l’altra del lavoro isolano.

Adesso invece siamo arrivati addirittura all’auspicio, come chiede Franco De Luca parlando della settimana di Ferragosto, di analizzare il fenomeno, per anticipare soluzioni commerciali migliorative… da fare subito, a settembre, a caldo.
Non sappiamo al momento se questa è una considerazione del tutta personale di Franco, o se è sentimento diffuso.

Sempre di “norma”, infatti, il chiacchiericcio da bar sul fatto che si dovrebbe programmare il turismo, o addirittura scegliere, selezionare il tipo di utenza più consono all’isola (i meno giovani ricorderanno la vecchia discussione tra turismo di massa o turismo di qualità, come si amava dissertare negli anni settanta), era appunto un fraseggio propedeutico all’imminente chiusura della stagione estiva, a quell’ottobre agognato in cui l’isolano si riappropriava della sua intimità, fatta di qualche pescata tra amici, la caccia, qualche giorno a Palmarola a far finta di essere turisti. E poi il lungo oblio invernale in cui in assenza di una socialità visibile tirare a campare in attesa della prossima estate.

Sembro cinico, e lo sono.
Il fatto è che per domare la tigre bisogna essere in grado di cavalcarla.

Sono passati decenni da quando nacque timidamente il turismo come nuova attività lavorativa, sull’onda lunga del boom economico e sui primi turisti che da icone storiche come Capri ed Ischia si spingevano a Ponza alla ricerca di una purezza perduta… e la trovavano.
Doveva indubbiamente essere piacevole quella spontaneità, quella istintiva accoglienza tipica dell’isolano che ti apre la porta, non solo quella di casa, mostrando, sic et sempliciter, che un altro mondo è possibile, lontano dai ritmi caotici della produttività esasperata, che già si affacciava agli albori del modello consumistico imperante.
Se però non si è in grado di trasformare questa propensione, come pietra filosofale, in professionalità, in valore aggiunto, non resta che subire gli eventi – di volta in volta crisi economiche, concorrenza spietata di altre località di vacanza, non adeguamento dei servizi – in maniera passiva.

L’impressione è che, al netto del miglioramento funzionale dei servizi offerti, le cose non siamo cambiate poi di tanto, e comunque non in meglio.

Fa testo la provocazione di Pasquale Scarpati quando si chiede se forse non sia il caso di lasciar chiusa Chiaia di Luna, perché rischierebbe di creare un’ininterrotta processione di gente che sbarcherebbe per una giornata di vacanza, senza portare nulla all’isola.

Divisi da decenni in facili complottismi, oggi tanto di moda, tra presunti poteri forti che di volta in volta tramano per affossare questa o quella forma di turismo, pro Frontone o pro Chiaia, pro pontili o pro porto, pro Ponza centro o pro Le Forna, facciamo finta di non vedere che in realtà non abbiamo mai avuto la visione o una capacità di indirizzo, al netto della capacità imprenditoriale di soggetti privati di fiutare il vento giusto per la propria attività.

Semplificare la crisi di quest’estate che registra minori presenze un po’ dappertutto puntando il dito sull’aumento dei prezzi è appunto, una semplificazione. Se aumenta l’inflazione colpendo i beni primari come il pane, è chiaro che anche il turismo di massa avrà le sue ripercussioni, perché se non c’è il pane non si possono mangiare brioches.

Nè hanno molto senso le storielle sotto l’ombrellone tipo quella del tramezzino costato due euro per il taglio, o come nel racconto riportato da Franco De Luca in Turismo… che passione a proposito del gommone che costa meno se affittato da Latina: le offerte sono variegate, si può pagare il doppio a la metà di un servizio semplicemente se ci si sa muovere, come in tutti i mercati del mondo.

L’unica cosa certa, in piena globalizzazione, in epoca di massificazione culturale tra social, influencer, metaverso ed Intelligenza Artificiale, è che Ponza non ha anticorpi, non ha una massa critica autoctona in grado di gestire i fenomeni e le sfide che il futuro ci riserva, e questo, sì, è estremamente pericoloso.

A tal proposito, suggerisco a chi non l’avesse ancora fatto, la lettura di uno dei tanti allarmi sull’Intelligenza Artificiale, che sembra lontano, ma ci riguarda molto, molto da vicino.
Per usare una riflessione agostana proposta da Guido Del Gizzo, mentre si sanziona un sessantenne ponzese reo di affitto abusivo di lettini e sedie a sdraio, non ci rendiamo conto del gigantesco cambiamento che ci investirà, anche se ancora non ne percepiamo gli effetti.
È proprio così: preoccupati di tentare di innaffiare il nostro piccolo orticello, mentre quello del vicino va a fuoco, facciamo finta di non vedere che non abbiamo nessun controllo e nessuna tutela del nostro territorio, e che siamo perciò esposti ad ogni forma di ingerenza e colonizzazione sia strutturale che culturale.

Parliamo d’altro.
In questa settimana è scomparsa Michela Murgia. Trovo molto bella e condivisibile la riflessione di Rosanna Conte su una persona vera, schierata, che faceva della partecipazione di idee e principi una ragione di vita. Il fatto che nella contemporaneità ciò possa essere visto come un difetto la dice lunga sulla salute della nostra democrazia.
Si preferisce più spesso l’abusato politicamente corretto, intendendo con questo orrendo neologismo il mantenersi entro certi limiti per non disturbare il potere.

L’Afghanistan dimenticato ne è una perfetta manifestazione: si è arrivati a far corrispondere il regime dei talebani ad un regime tutto sommato apprezzabile per due buoni (!?) motivi: perché la scelta di aver rimesso in sella quella concezione della vita è stata nostra, nel senso di occidente, e perché con i talebani c’è più sicurezza e persino meno disoccupazione (sic!).
Evidentemente il fatto conclamato che per ottenere questo si siano cancellati di colpo non solo i diritti sociali, ma il vero e proprio diritto alla vita di un intero genere, quello femminile, è considerato meno importante.

Una notizia triste: l’ultimo saluto a Miriam, moglie dell’amico Giuliano Massari, a cui giunge la nostra più sincera vicinanza.

Da segnalare la presentazione del nuovo lavoro del Centro Studi: Ponza 2022. Riflessioni tra fascismo e antifascismo a cent’anni dalla Marcia su Roma, incontro con Anthony Santilli, Umberto Migliaccio e Rosanna Conte.

Chiudiamo questa epicrisi come avevamo iniziato: le considerazioni di Del Gizzo che parte dal ‘Progetto barca a barca’ per un’analisi a tutto tondo sono condivisibili, chiaramente. Lo diciamo da talmente tanto tempo da esserne ormai stanchi, come una litania di cui si è perso il senso.

Mi limito a dire che è incredibile che un’isola in cui si vive di turismo da troppi anni al punto da aver soppiantato tutte le altre forme di economia e di socializzazione – turismo vorace, di qualità, caciarone, rispettoso o vandalico poco importa – non si sia ancora stati in grado di produrre una narrazione che renda giustizia al luogo, alla sua dignità storica e culturale.

Abbiamo mille storie da raccontare, mille eccellenze da valorizzare, eppure…
Noi su Ponza racconta ci proviamo da tanti anni, sicuramente con degli errori, ma ci proviamo.
Eppure, nelle tante discussioni e chiacchiere sulle problematiche legate al turismo, nessuno pone l’accento di quanto sia indispensabile, per sopravvivere tra le tantissime offerte internazionali e garantire un futuro al nostro arcipelago, strutturare la nostra terra.

Ci sono tante località, rinomate o meno, che letteralmente si “inventano” storie, tradizioni, per essere identificabili ed offrire occasioni di visita per destagionalizzare e variare l’offerta, strumenti indispensabili soprattutto nei periodi ciclici di crisi.
Noi invece facciamo dell’ignoranza una virtù, e ce ne inebriamo.

Buona domenica.

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