Innovazione tecnologica

Uno dei tanti allarmi sull’Intelligenza Artificiale (AI)

segnalato da Guido Del Gizzo

 

Riceviamo in Redazione da Guido Del Gizzo questo articolo da Il Fatto Quotidiano del 13 agosto, di Loretta Napoleoni, certo introduttivo a qualche estrapolazione che ha in mente e che ci riguarda più da vicino.
Lo pubblichiamo volentieri in chiaro, anche perché dei problemi collegati con lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (A.I.) non abbiamo mai scritto sul sito, anche se più volte ci eravamo ripromessi di farlo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/08/13/hollywood-sciopera-lintelligenza-artificiale-va-fermata-prima-che-sia-tardi/7258897/

LAVORO E PRECARI
Hollywood sciopera: l’intelligenza artificiale va fermata prima che sia tardi
di Loretta Napoleoni – Da Il Fatto quotidiano del 13 agosto 2023

E’ in California, in particolare a Los Angeles e nella Silicon Valley, che si profila il primo scontro di classe del tecnocapitalismo. I personaggi in causa sono da una parte gli studios hollywoodiani e l’intelligenza artificiale (AI) e dall’altra i sindacati degli autori e quelli degli attori. Alla tradizionale dicotomia tra capitale e lavoro si è dunque aggiunto un nuovo personaggio, AI.

L’evento è storico a prescindere dal fatto che per la prima volta dal 1960, per esempio durante le lotte per l’assistenza sociale e sanitaria in California, autori ed attori scioperano congiuntamente; ma perché lo fanno contro l’avvento di un nuovo nemico, quello digitale, che guarda caso è stato prodotto dai veterani della californiana Silicon Valley. Sebbene AI abbia fatto il suo ingresso in quasi tutti i settori produttivi e in diversi angoli di mondo, è nell’industria dell’intrattenimento, il cui quartier generale è a Los Angeles, che il pericolo che questa rappresenta per la forza e il mercato del lavoro è più visibile. Gli studios hanno infatti già usato AI per ottenere risultati inconcepibili solo pochi anni fa. L’intelligenza artificiale ha fatto ringiovanire attori come Harrison Ford nell’ultimo film di Indiana Jones, ne ha resuscitati altri, per esempio Peter Cushing morto nel 1994 e ricomparso nel 2016 in Rogue one: a star wars story, ha persino creato digitalmente le immagini e la voce di attori senza la loro partecipazione fisica.

Fran Drescher, il discorso dell’attrice de “La Tata” contro Hollywood è virale: “Siamo vittime dell’avidità, ci sostituiranno con l’AI”

AI è ormai usata di routine dagli studios per alterare gli script degli autori e nelle selezioni delle proposte cinematografiche e delle serie televisive. L’algoritmo, non i produttori, decide la durata delle serie sulla base di dati di audience e su altri parametri pescati nel web. E dato che, almeno per ora, AI è condizionata dai pregiudizi di Internet, il sindacato degli autori rifiuta di accettare questa pratica.

Ma il nocciolo della questione è nel copyright, nella proprietà intellettuale e dell’immagine. La domanda chiave è: chi è il proprietario del contributo di AI? Gli studios argomentano che tutto ciò che AI produce è di loro proprietà, tesi contestata da attori e autori. Facile intuirne il motivo: se AI può riprodurre le immagini e la voce di Capitan Solo delle Guerre Stellari o di Indiana Jones senza Harrison Ford e resuscitare in video Cushing, le conseguenze per l’industria cinematografica sono enormi e disastrose per gli attori. In primis non c’è più bisogno di pagare Ford, dal momento che non recita, e personaggi come Greta Garbo possono tornare sullo schermo decenni dopo la loro morte. In secondo luogo, le opportunità per i nuovi attori si riducono: perché cercare il nuovo Tom Cruise per Mission Impossible se AI può farlo recitare digitalmente in eterno? In terzo luogo, se si può girare un film senza la presenza fisica delle star, neppure quella degli altri personaggi è necessaria, in un futuro non troppo lontano AI potrebbe produrre tutto il cast digitalmente. I costi di produzione per gli studios scenderebbero vertiginosamente.

Tom Cruise scende in campo come mediatore nello sciopero di Hollywood: “Ha avviato una trattativa, condivide le preoccupazioni sull’intelligenza artificiale”

Discorso analogo si può fare per gli script. AI al momento viene solo usata per alterare parte dei contenuti in linea con le preferenze del pubblico e alle royalties degli autori viene tolta la percentuale prodotta da AI; in un futuro non troppo distante AI sarà sicuramente in grado di produrre script originali sulla base di semplici idee o concetti, a quel punto gli autori verranno ridotti a scout di idee e lo loro royalties svaniranno.

La prima conseguenza dell’ingresso trionfale di AI nell’equazione del capitalismo hollywoodiano è la drastica riduzione di manodopera in tutta l’industria. Meno attori e meno autori si traduce in meno persone impiegate nelle produzioni, ma non meno profitti; al contrario abbattendo i costi senza variare la qualità questi salgono. Paradossalmente, dunque, la contrazione dell’occupazione nell’industria non produce una caduta dei ricavi. E’ questo il sogno degli studios?

Apocalisse Hollywood, si rischia un 2024 senza film né serie tv: da Mission Impossibile a Emily in Paris, ecco i titoli che potrebbero saltare

Al momento i sindacati degli autori lottano per un contratto triennale, quindi a corto raggio. Ma fanno bene a scioperare oggi piuttosto che tra tre anni, perché la velocità con la quale AI e la tecnologia dell’immagine e del suono viaggiano rende l’innovazione tecnologia un pericolo incombente. E’ una fortuna che il sindacato degli attori abbia intuito il pericolo e che altre categorie dell’industria alberghiera e della ristorazione si siano unite allo sciopero. AI va fermata adesso attraverso legislazioni ad hoc che blocchino la sostituzione della tradizionale forza lavoro con quella digitale, AI va fermata adesso prima che sia troppo tardi e ridisegni il capitalismo senza la forza lavoro.

YouTube player

Auto-presentazione di Loretta Napoleoni
Sono un’economista ed ho lavorato a lungo in finanza a Londra e San Francisco. Da più di 20 anni studio il terrorismo e collaboro con governi ed organizzazioni internazionali. Nel 2005 ho presieduto il gruppo di esperti sul finanziamento del terrorismo per la conferenza internazionale su terrorismo e democrazia organizzata dal Club de Madrid. Ho anche collaborato con le forze dell’ordine di numerosi paesi, tra cui la Homeland Security statunitense, l’International Institute of Counter-Terrorism israeliano, la polizia catalana e l’esercito Turco. Ho insegnato alla Judge Business Schools di Cambridge e nel 2009 sono stata invitata come relatrice alla Ted Conference sui temi del terrorismo. Tra gli incarichi attuali Faccio parte del comitato scientifico del think tank Fundaciones Ideas creata dall’ex primo ministro spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero, sono socia fondatrice di una società di consulenza Britannica che si occupa di terrorismo e pirateria e presidente di Food Freedom.
Ho scritto molti libri tra cui Terrorismo SPA, Economia Canaglia e Maonomics, sono tradotta in 18 lingue, incluso l’arabo ed il cinese. L’ultimo si intitola ISIS, lo stato del terrore, uscito in 20 nazioni. Sono editorialista per diverse testate straniere tra cui El Pais ed Il Caffè, in Italia scrivo per il Venerdi di Repubblica ed il Fatto.it. (maggiori info su www.lorettanapoleoni.com).

2 Comments

2 Comments

  1. Sandro Russo

    15 Agosto 2023 at 09:19

    Siccome ogni volta che si parla di fantascienza e di cinema – che però ha fatto presto a diventare realtà: ben prima di quanto ci aspettassimo – mi picco di poter dire la mia per aver tanto letto e visto, vorrei segnalare ai lettori alcuni punti che ritengo importanti, per inquadrare correttamente il tema in oggetto.
    Sono note sparse, che mi sono appuntato ieri in spiaggia, mentre leggevo dal trappolino (smartphone) l’articolo segnalato da Guido Del Gizzo da Il Fatto Quotidiano (leggi qui) –

    1 – Abbiamo citato almeno in un paio di occasioni, sul sito, il libro ‘seminale’ di Clifford Simak City, raccolta di racconti scritti tra 1944 al 1951)- leggi qui (commento) e qui, in cui millenni di storia futura vedono avvicendarsi sul pianeta Terra diverse civiltà; dissoltasi quella degli uomini, migrati verso le stelle, la civiltà dei cani, quella delle formiche, quella delle macchine pensanti (possiamo chiamarli anche Robot o Intelligenza Artificiale

    2 – L’impulso maggiore all’Intelligenza Artificiale applicata alla computer-grafica [fino ai sofisticati effetti speciali applicati nei due film (finora) della serie Avatar di Cameron (2009-2022)] si è avuto negli anni ’90 quando Steven Spielberg (sempre lui!) mise al lavoro un team di geniacci per il film Jurassic Park (1993, da un romanzo di da Michael Crichton): la famosa corsa dei dinosauri!. Gli sviluppi successivi sono stati strabilianti, per sofisticazione ed effetto scenico (cito una per tutte, la realizzazione della tigre completamente digitalizzata in Vita di Pi (Life of Pi), un film del 2012 diretto da Ang Lee.

    3 – Un film intitolato proprio Intelligenza artificiale (A.I. Artificial Intelligence) del 2001 è stato scritto e diretto da Steven Spielberg, basato su un progetto di Stanley Kubrick. Il soggetto del film è tratto dal racconto del 1969 di Brian Aldiss (Supertoys Last All Summer LongSupergiocattoli che durano per tutta l’estate).

    4 – Fondamentali (e inattaccabili) le tre leggi che definiscono il codice etico dell’intelligenza artificiale formulate da Isaac Asimov (un mostro sacro della fantascienza), in diversi libri, agli inizi degli anni ’40; notevole la creazione del personaggio di Susan Calvin, la robo-psicologa che ama più i robot che gli esseri umani.
    1) Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
    2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
    3) Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

    5 – Un film fondamentale sulle potenzialità della A. I. nel campo dei sentimenti è Her (Lei, ma in italiano è stato mantenuto lo stesso titolo Her), film del 2013 scritto e diretto da Spike Jonze in cui il protagonista, Theodore (Joaquin Phoenix) si innamora – di vero amore, vedere per credere – dell’entità femminile di un programma informatico con cui interloquisce e scambia in voce e messaggi sullo smartphone.
    Un film che si interroga/ci interroga sulla natura dell’amore e l’importanza dell’immaginario, nel costruirlo. Assolutamente da non perdere.

    P.S. – Appena possibile trasformerò questo commento in un articolo (con immagini). Adesso mi premeva dare qualche coordinata di base sull’argomento.

  2. Sandro Russo

    15 Agosto 2023 at 18:08

    L’intelligenza artificiale, fino a oggi, almeno, non ha autocoscienza né possibilità di replicarsi autonomamente.
    L’esempio più calzante che riesco a immaginare è l’analogia con i telefoni cellulari. Sono diventati essenziali nella vita dell’uomo senza volontà attiva da parte loro. È l’uomo che volontariamente si è consegnato a loro. Così A.I. è finora ancora una creazione dell’uomo, almeno spero. Ma cosa vieta di immaginare che potrebbe prima o poi prendere coscienza di sé? E perché dovrebbe essere benevola nei confronti dell’uomo?
    Ho in mente un terrificante racconto (brevissimo) di Fredric Brown.

    «L’onore di porre la prima domanda spetta a te, Dwar Reyn».
    «Grazie» disse Dwar Reyn. «Sarà una domanda cui nessuna macchina cibernetica ha potuto, da sola, rispondere».
    Tornò a voltarsi verso la macchina: «C’è Dio?».
    L’immensa voce rispose senza esitazione, senza il minimo crepitìo di valvole o condensatori. «Sì: adesso, Dio c’è».
    Il terrore sconvolse la faccia di Dwar Ev, che si slanciò verso il quadro di comando.
    Un fulmine sceso dal cielo senza nubi lo incenerì, e fuse la leva inchiodandola per sempre al suo posto.

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top