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Belli i tempi in cui nelle epicrisi se la battevano Ponza e a Ventotene (gli articoli dedicati a-); quando si disquisiva con ardore se erano più i pezzi dedicati a Ponza o al resto del mondo; addirittura se vincevano quelli di cronaca isolana o (manch-i-cane, neverdogs) gli articoli di cultura.
Scorrendo i titoli di questa settimana, nessun dubbio possibile e nessuna alternativa.
È un’onda lunga, che parte dagli ultimi titoli della settimana scorsa: Tempi di paura, tempi di regressione, di Dacia Maraini e dall’epicrisi di Giuseppe Mazzella, Nuvole nere, ma l’orizzonte è ancora visibile.
Il nostro articolo dedicato a Dacia Maraini, acuta testimone del nostro tempo, racconta storie crude (di campi di concentramento, di automutilazioni), interessanti ma certo non leggère.
Quando ancora facevo il medico, prima del 2009, fui sorpreso – neanche tanto, visti i rapidi cambiamenti dei tempi – dall’istituzione di una nuova disciplina, con relativo insegnamento: Medicina delle Catastrofi. Questa, mio malgrado, potrebbe essere “l’epicrisi delle catastrofi”; purtroppo di diverso tenore non c’è, tra gli articoli della settimana: neanche una nascita, per dire… o ’na cacciata ’i Sang’ ’i Retunne!
Parlando seriamente – se non è questo il momento, quando? – mi sono fatto l’idea che l’uomo ha “un difetto di costruzione” che lo condannerà all’estinzione. Possiamo chiamarlo “istinto” (analogo all’istinto di sopravvivenza, che pure in certe condizioni può essere soppresso, ma in linea di massima funziona).
Non ha l’uomo – ed è fondamentale – l’istinto di non fare agli altri quel che non vorrebbe fosse fatto a se stesso. Non è un caso che tutte e tre le grandi religioni monoteiste (in ordine cronologico): Ebraismo (2000 a.C. circa); Cristianesimo (I sec. d.C.); Islam (VII sec. d.C.) abbiano inserito in vario modo il precetto nelle loro prescrizioni (o libri sacri): segno che avevano identificato questa mancanza nella natura umana. Ma non pare abbia funzionato.
Sono stato medico, conosco la teoria e la funzione dei “neuroni specchio” [sul sito leggi qui], ho approfondito il campo della sociobiologia e frequentato abbastanza, per tradizione familiare, la storia delle religioni. Non ultima cosa, per formazione all’argomento, ho letto molta “fantascienza” in gioventù. Penso di poterlo affermare con cognizione di causa. E gravità.
Incendi lungo la costa intorno a a Palermo (foto di qualche giorno da la Repubblica). Molto di questi incendi sono di origine dolosa
Odessa. Un magazzino di grano ucraino distrutto dagli attacchi missilistici russi dei giorni scorsi.
Foto la Repubblica del 24.07.23
Per tornare alla nostra epicrisi, gli articoli della settimana possiamo leggerli in questa luce, allargando la refrattarietà dell’uomo ad empatizzare, nei confronti di tutti gli esseri viventi: non solo dei propri simili, ma degli animali e delle piante.
Possiamo partire dal commento di Pino Moroni – sintesi di tante chiacchiere fatte insieme – su un film che pochi hanno visto: Annihilation – Annientamento, film del 2018 scritto e diretto da Alex Garland.
Annientamento (Annihilation) è un romanzo fantascientifico del 2014 dello scrittore statunitense Jeff VanderMeer. Si tratta del primo capitolo della Trilogia dell’Area X, che comprende anche i romanzi intitolati Autorità e Accettazione. Il romanzo ha vinto il Premio Nebula per il miglior romanzo 2014. Dal romanzo, nel 2018, è stato tratto l’omonimo film diretto da Alex Garland, con Natalie Portman e altre attrici bravissime
E che dire della foto impressionante dello squalo appeso alla fiancata della nave? – Di solito sul sito evitiamo le immagini di animali morti, ve ne siete accorti? – Stavolta era necessaria.
E per restare al tema della fantascienza – la fs catastrofica di J. G. Ballard -, c’è un buon articolo (di Paolo Di Paolo, da la Repubblica) che legge gli eventi attuali con il ricco background letterario della fantascienza.
Inclina alla fantasy perfino Emilio Iodice, capace di vedere il mondo dalla parte delle formiche.
Mi chiedo se Emilio ha letto o sentito parlare di un libro della fantascienza degli anni d’oro: City (Anni senza fine – Editrice Libra, 1973),di Clifford Simak (1904-1988); una raccolta di racconti scritti tra 1944 al 1951; poi raccolti in un libro. C’è un racconto Problems with the ants – Censimento – in cui Joe, un gigante buono (ma mica tanto), un genio individualista che osserva e agisce, costruisce e ripara, battendo i boschi, scopre che la ripetitività del comportamento delle formiche dipende dal fatto che dopo ogni inverno debbono ricominciare da capo… Allora copre le loro tane con bolle di plastica dotate di piccole stufette e minuscole carriole che permettono loro di continuare il lavoro, senza perdere quello che avevano realizzato in precedenza… Di qui per la Terra inizia la civiltà delle formiche (… c’è anche la civiltà dei cani (parlanti), quella dei robot: è un romanzo che delinea la storia del pianeta nei millenni, neanche nei secoli).
Guerre e massacri, antichi e recenti in due articoli usciti in settimana: Churchill e Gandhi in un commento di Fabio Lambertucci e 1480, il sacco di Otranto (Mamma li turchi!) (prima parte). Non si possono commentare; vi consiglio di leggerli, alla luce di quel che si è detto nell’introduzione (sulla crudeltà degli uomini).
Perfino i francobolli indirettamente ci ricordano la guerra (quella sciagurata in corso in Ucraina e vediamo delle immagini di cose/case, com’erano prima con la coscienza del dopo.
Torna alla mente l’atmosfera indelebile di un cortometraggio di 28 minuti del 1962, fatto di immagini (non in movimento) e di una voce narrante: un capolavoro nella storia del Cinema: La Jetée di Chris Marker (sul sito leggi qui). Le immagini del passato – con gli occhi del protagonista che ci parla da una terra futura ‘post-atomica’ – viste con la nostalgia che si ha per le cose scomparse “…Un mattino in tempo di pace. Una stanza in tempo di pace, una stanza vera. Bambini veri… Uccelli veri… Gatti veri…”.
Uno spiraglio di luce arriva sul sito, tra i pezzi della settimana, soltanto da due messaggi nella Posta dei Lettori,: dal comandante Aureliano Mazzella, che risponde e dà qualche consiglio ‘positivo’ ai giovani e da Paola Sandolo che esprime gratitudine per una cortesia ricevuta (in una giornata di scirocco, per mare).
Scrive Lorenza Del Tosto, con la maestria cui ci ha abituati, dell’incontro con un regista spagnolo “quasi cult”, autore di un film con una storia dura: As Bestas, di degrado, sopraffazione e non accettazione del diverso. Malgrado il clima rilassato della presentazione in pubblico (al monte Ciocci di Roma), è un film feroce, che dà a pensare: Rodrigo Sorogoyen al Cinema in Piazza.
Con il materiale e le storie raccontate da Adriano Madonna giovedì sera a Ponza, sarebbe possibile scrivere ben più di un libro di fantascienza catastrofica. Solo che prima erano proiezioni future, ora sono emergenze attuali!
Ma la madre di tutte le catastrofi, nel piccolo mondo ponzese, è sicuramente l’affondamento del Santa Lucia, di cui il 24 luglio scorso è caduto l’80esimo anniversario. All’evento sono stati dedicati numerosi articoli di commemorazione sui giornali e almeno tre pezzi importanti sul sito:
Così è la guerra! L’affondamento del Santa Lucia su la Repubblica
Il ricordo. 80anni dall’affondamento del Santa Lucia
Una tragedia mai veramente raccontata
Si fronteggiano due diverse narrazioni con differenze sostanziali tra loro: una prima annette l’evento, per quanto doloroso per i ponzesi e i congiunti delle vittime, a un effetto collaterale della guerra e lo celebra istituzionalmente, anno dopo anno, in spirito di partecipata rassegnazione. Una seconda versione mostra una ferita ancora aperta e sanguinante: l’eccidio andò oltre l’eliminazione del traghetto (di impiego civile), ma con il mitragliamento del superstiti in mare e l’impedimento dei soccorsi (come dalle testimonianze raccolte al tempo) costituì un’azione scellerata fuori delle leggi del mare e dell’umanità.
È che in guerra – in tutte le guerre – c’è un confine labile e opinabile tra l’azione militare e il crimine di guerra. E ritorniamo al discorso di quel che non funziona nell’uomo, non funzionò nei piloti che condussero quell’azione.
Questa epicrisi deve pur avere una conclusione che non spinga il lettore al suicidio. Certo non può essere allegra e ridanciana, ma una speranza, uno sguardo meno pesante sul mondo, deve darlo. Ho pensato di congedarmi con il racconto di Antonio Agrestini che ho proposto questa settimana sul sito: L’urna cineraria, ovvero er thermos der caffè. Chi l’ha letto avrà imparato a conoscere l’autore e familiarizzare con le sue atmosfere ’npo’ nuar, ’npo’ pe’ ride…
Anch’io sto battendo sistematicamente tutti i suoi scritti, diciamo che me li porto a letto la sera. Uno degli ultimi che ho letto parla di due fratelli che gestiscono di malavoglia un Bar Tabacchi, sporco e polveroso.
“Certo, sarebbe da metterlo a novo, ’sto locale”.
Ma non se la sentono… troppi cambiamenti, troppa fatica…
Così, al posto dell’happy hour s’inventano l’ora triste.
Preparano er cartello da mette ’n vetrina:
“Qui c’è l’ora triste: tutti i giorni dalle 17 alle 18 sconto su tutti gli alcolici”.
E l’iniziativa ha successo.
Passano ar bare a fasse “l’ora triste” tutti i personaggi di quel mondo suburbano romanesco che stiamo imparando a conoscere, ciascuno con le sue frasi ricorrenti, le sue fisse.
(…)
Aho. “St’iniziativa cià avuto così tanto successo che l’ora triste è passata a du’ ore tristi, poi a tre ore tristi, fino ar punto che ormai è triste tutta ’a giornata.
Allora Ubaldo ha modificato er cartello ’n vetrina: “Poi esse triste un’ora ar giorno o tutta ’a vita, qua nun sarai mai solo. Te pare poco? Sconto fisso der 20% e noccioline gratis”.
Non sono più tanto sicuro che Antonio Agrestini scherzi!
O sì… forse sì. Comunque buona domenica a tutti
Daniela Sialbani
30 Luglio 2023 at 10:23
L’epicrisi non poteva tacere… e ha parlato!
Grazie!
Di fronte all’escalation dei disastri che si intensificano e al silenzio di fronte alla barbarie delle guerre, come se dovesse essere naturale accettare le carneficine, gli assassini, il degrado che si innesca con l’abbandono dei disperati, i poveri, gli indifesi… scaturisce l’elenco della “settimana triste” con il raccontino che non risolleva il morale, anche se in fondo tenta di alleggerire la profonda tristezza che ci pervade…
Pino Moroni
30 Luglio 2023 at 10:28
Ciao rust,
ci ho messo un po’ a leggere l’epicrisi, perché ci sono tanti motivi di riflessione (tanti!).
Solo uno per noi: perché ci era piaciuto J.G. Ballard, e perché ancora di più Anni senza fine, se, in quel tempo così lontano e pieno di speranze, noi e non gli altri, non avessimo intravisto questo futuro.
Ed era veramente difficile per ragioni anagrafiche da accettare. Il pessimismo della ragione si acquisisce con l’età. Leggere e scrivere ci salverà! Forse.
Liliana Madeo
30 Luglio 2023 at 10:52
Grazie, Alessandro, per questa “passeggiata” fra eventi, ricordi, sconfitte, speranze che abbiamo attraversato e che ci aspettano!