Personaggi ed Eventi

Michela Murgia, poche riflessioni

di Rosanna Conte

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Michela Murgia, un’intellettuale italiana di tutto rispetto.

La sua ricchezza di pensiero riceveva riverberi dai valori umani e civili che affermava, rendendo onore a quel concetto di Politica, quella appunto con la “P” maiuscola, che è alla base di ogni comunità sinceramente democratica dove l’interesse per il bene comune, per i diritti di tutti, per la dignità di ognuno va oltre l’ideologia e diventa lievito della società.

E’ per questo che i suoi funerali hanno acquisito valore politico: non poteva essere altrimenti per chi ha creduto per tutta la vita che il discorso sul nostro Paese, sulle sue finalità, le sue articolazioni, la sua organizzazione e gestione non fosse appannaggio esclusivo dei politicanti, dei mestieranti della politica che populisticamente maneggiano parole per coartare percezioni, pensieri e scelte.

Considerando che usare le parole era il suo mestiere, la sua arte, possiamo comprendere quanto giustamente si  indignasse davanti all’uso distorto di termini che dirottavano il vero senso delle cose scavalcando valori e diritti.

Ha voluto una vita variegata, aperta a diverse realtà restituite attraverso il racconto o le riflessioni come esperienze autenticamente vissute e, quindi, non inscrivibili nel piattume etero-diretto dalla comunicazione ufficiale del potere.

Profondamente antifascista, ha avvertito la tragica assenza di un forte partito politico di sinistra che potesse arginare lo straripare della demagogia che ha portato al potere gli eredi del fascismo. E da intellettuale, proprio per la sua coscienza politica di fondo,  non ha mai mancato l’occasione di esporre interpretazioni-altre di cui si sentiva l’assenza.

Senza di lei siamo più poveri.

Un’idea considerata bizzarra e astrusa da chi fa coincidere la povertà con la penuria di danaro, ma certamente compresa fino in fondo da chi reputa vera ricchezza la capacità di cogliere l’essenza della vita nell‘essere e non nell’avere. E Michela, senza nessuna etichetta di madre, di italiana o di cristiana, rimarrà nella coscienza civile del Paese un esempio di intellettuale che è prima di pre-dicare, giungendo fino a mostrare col suo corpo come la morte non sia altro che naturale parte della vita.

Niente è più politico dell’essere nella partecipazione attiva e niente è più antifascista  del fare politica con la “P” maiuscola per la difesa dei diritti di tutti.

Michela Murgia è stata sempre e come sempre si è apertamente pronunciata contro chi defraudava i cittadini di quei diritti. Per questo è stato appropriato farle un funerale politico con il canto di Bella ciao ed esporre la bandiera a mezz’asta all’Università per stranieri di Siena, come ha voluto il rettore  Tomaso Montanari.

Persone di basso calibro che la predicazione mediatica ha innalzato a personaggi dovrebbero solo ammutolire.

 

* Michela Murgia, nata in Sardegna, a Cabras (Oristano), è morta lo scorso 10 agosto a Roma: aveva 51 anni. Nel mese di maggio in un’intervista al Corriere della Sera aveva parlato del tumore che l’aveva colpita e che le avrebbe lasciato pochi mesi di vita. Era scrittrice, blogger, drammaturga, opinionista, critica letteraria. Ha scritto diversi libri, tra i quali “Accabadora”, vincitore nel 2010 del Premio Campiello.

 

 

 

 

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