Viaggi

Sì, viaggiare… (2). L’altra faccia del viaggio

di Sandro Russo

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Per l’articolo precedente, leggi: Sì, viaggiare… (1). Evento con Emilio Iodice

Conosco molti ponzesi viaggiatori – viaggiatori o turisti? …ce ne sarebbe da scrivere! Comunque spesso di sono trovato a parlare di viaggi con loro, nel giro delle mie amicizie. C’è stato un periodo in cui si viaggiava molto di più che adesso e i viaggi erano considerati un valore molto positivo, un arricchimento piuttosto che un’evasione. A quel tempo ci si scambiavano opinioni ed esperienze sui viaggi. Qualche volta venivo anche interpellato come medico… vaccinazioni da fare, rischi, intossicazioni e veleni di serpenti…
Di quel periodo ho ripreso alcune considerazioni e scambi, validi ancora adesso.

Il malessere di fronte al diverso, all’incomprensibile, a situazioni, attività, anche espressioni artistiche non inseribili nelle proprie categorie mentali, determinano occasionalmente sintomi clinici. È nota la ‘Sindrome di Stendhal’ che lo scrittore per primo descrisse su se stesso durante un viaggio in Italia (1817); per analogia è stata applicata per la prima volta nella letteratura medica (1979) ad alcuni turisti in gita turistica a Firenze, che presentavano disorientamento, crisi di panico, confusione mentale. Da allora il termine è entrato a far parte delle categorie del disagio mentale.

Il grado variabile di disagio può prendere ciascuno di noi di fronte al cambiamento, specie se veniamo da situazioni di inquadramento e regolarità di vita.
Una particolare forma della “Sindrome di Stendhal” si sperimenta con i viaggi.

Più comunemente all’arrivo in un paese straniero si è frastornati, muti, tendenzialmente di cattivo umore, con una bassa soglia di aggressività nei confronti dei locali e di chi ci sta intorno (amici e nemici).

Forse c’entra in minima parte la stanchezza del viaggio, il cambiamento del fuso orario; ma non è quello il problema maggiore.

E’ che abbiamo bisogno di riferimenti, categorie, griglie conoscitive. Anche la più svagata e fantasiosa delle persone può abbandonarsi all’onda solo all’interno di un sistema noto. Sarei interessato all’esperienza di Lorenza in proposito. Sicuramente avrà fatto un salto nello sconosciuto e nel diverso. In che modo smantellando le sovrastrutture preesistenti?

Qui [a Phnom Penh(1)] abbiamo visto folle in movimento casuale. La lingua che parlano è incomprensibile, come la nostra per loro. Sono diversi gli stessi gesti e la mimica indispensabili per una comunicazione di base; per significare: – Si e no, ‘Avanti e indietro’, ‘Dove? e Cosa? –. Non si comprendono le forze che determinano le azioni e le reazioni, il funzionamento delle persone non meno che delle cose (2).


Di chi sono questi bambini dai due anni in su, che chiedono l’elemosina sul marciapiede? Cosa fanno bambine di 5 – 6 anni con un lattante in braccio addormentato come una bambola? Bambini come bambole russe: l’una che tiene per mano quella più piccola che porta in braccio la più piccola di tutte.
Chi fornisce loro l’imprinting e le cure parentali che ci hanno insegnato essere fondamentali in tutti i mammiferi e ancor più nella specie umana? Forse il bambino di  6 – 7 anni che si coccola e si bacia il  fratellino (?) addormentato in braccio? Quell’altro che sotto il sole a picco ripulisce gli occhi della sorellina (?) di pochi mesi? Sicuramente c’è un racket delle elemosine che controlla questi bambini e li riversa sui marciapiedi frequentati dagli occidentali dal cuore tenero… Ma chi, come e quando?

Ognuno risponde agli stimoli ambientali come può e sa.
Siamo andati a cercare e infine abbiamo scovato due associazioni che si occupano di bambini abbandonati e di donne con problemi di inserimento. Una di queste sere una coppia di occidentali (affiancandosi a una di queste organizzazioni – abbiamo pensato noi) ha radunato in un posto di mangiare locale tutti i piccoli mendicanti della nostra zona, che abbiamo cominciato a riconoscere.
Come pure è comune che sui marciapiedi qualcuno – comunemente un occidentale – fermi una di quelle donne con il cesto in testa pieno di roba da mangiare e ne paghi ai bambini, che presto la sopraffanno… Cose così…

I primi giorni di malessere corrispondono ad una chiusura.
Tutti i sensi che siamo abituati ad usare come ponte con l’esterno sembrano inutili; la frustrazione è dolorosa. Allora gli pseudopodi vengono ritirati e ci si racchiude come in una palla.
Quando l’esterno è vissuto come ostile, é dentro di noi l’unica sicurezza, il solo riferimento. Le nostre proiezioni si sono ristrette in un solo punto, che é precisamente il centro di noi stessi.

Da esso cominciamo ora a irradiare nuovamente verso l’esterno. Durante i primi giorni si erano notate soprattutto le differenze; ora si cominciano ad apprezzare le similitudini, le consonanze, i motivi di interesse.
Così riprendiamo l’esplorazione, in cerchi sempre più ampi intorno al nucleo fortificato, sentito come sicuro. Ogni giorno ci si spinge più lontano; il contatto meno rigido e difeso.
Apertura, empatia e arricchimento sono in rapporto con la maggiore o minore capacità di ciascuno di entrare più rapidamente e completamente in consonanza con l’esterno.
Ma sono i due momenti che ho cercato di descrivere, della contrazione e dell’espansione, quelli più fecondi. Una sorta di pulsazione ritmica, collegata con il (mio) ritmo vitale.
Li trovo anche, in relazione con l’elasticità e l’adattamento, nella vita di tutti i giorni. Una funzione che non va lasciata inerte e inattiva per troppo tempo…
[Phnom Penh, 15.01.2004]


Note

(1) – Phnom Penh è la capitale della Cambogia. Il viaggio, che ha incluso anche delle tappe in Laos e Vietnam è stato effettuato nel 2004, sostanzialmente per vedere le rovine di Angkor. Già raccontato sul sito: Le piante e il tempo (3). La città perduta di Angkor.

(2) – L’estraneità, l’incomunicabilità, la difficoltà di adattamento al diverso, tra tutti i miei viaggi, credo abbia toccato l’apice durante il viaggio in Cina – fine 1995, inizi ’96 – che ha toccato Hong-Kong, giusto in tempo prima che passasse formalmente alla Cina (1997) dopo il lungo protettorato britannico; la grande Cina (Repubblica Popolare Cinese, “Cina popolare”) e la Repubblica di Cina, “Cina nazionalista” (Taiwan)
Sul sito:

Aiuto… Mi sono perso in Cina! (per la prima parte: leggi qui )

Per la seconda parte: leggi qui

Per la terza parte: leggi qui

Aiuto… Mi sono perso in Cina! (per la quarta parte: leggi qui )

 

 [Sì, viaggiare… (2) – Continua]

 

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