Antropologia

Da dei a animali

di Sandro Russo

 .

Ho letto un articolo di Gianni Riotta su la Repubblica del 25 marzo scorso, e ho pensato che non l’avrei propinato ai lettori di Ponzaracconta.
Ma poi ho continuato a pensarci su, segno che mi aveva colpito; e questa è stata l’occasione per ritirarlo fuori e utilizzandolo come innesco, proporre delle considerazioni che vanno oltre l’episodio di attualità (l’articolo completo è allegato in calce, in formato .pdf).

L’incipit dell’articolo di G. Riotta
Il nemico ignorato
di Gianni Riotta – Da la Repubblica del 25 marzo 2024

“Bastava evocare il “Pupazzo” per terrorizzare i soldati russi in Afghanistan, durante la guerra contro i Mujahideen, 1979-1989, centomila vittime fra i sovietici, duecentomila fra gli afghani, tra morti e feriti.
Quando un soldato di Mosca era catturato, i miliziani islamici lo accecavano, mutilavano degli arti, gettandolo da “pupazzo” in strada, spesso castrato, lasciandogli la lingua a mendicare il colpo di grazia. Nel saggio Afgantsy (Oxford University Press) Rodric Braithwaite racconta invece del capo afghano che evirava i russi, scorticandone la pelle a rasoiate e abbandonandoli in agonia in un campo minato.
La saga di quelle torture si tramanda, da allora, in ogni caserma russa e le sevizie inflitte ai detenuti in mano ai gendarmi, dopo la feroce strage della sala da concerti Crocus, mostrano quanto indelebile sia la Storia del sangue e quanto i social media la perpetuino fino a noi. Mutilazioni, attentati, rappresaglie testimoniano di una jihad fra musulmani e cristiani ortodossi, che già Tolstoj ritrasse nelle gesta raccapriccianti della novella Hadji Murat (Feltrinelli), filtrata dal XIX al XXI secolo con intatta durezza” [una sintesi del racconto lungo di Tolstoj in Wikipedia -ndr].

Da Animali a dèi. La copertina della nuova edizione e la presentazione della casa editrice (Bompiani)

Abbiamo apprezzato anni fa il notevole saggio di Yuval Harari – Da animali a dèi – Breve storia dell’umanità (sul sito leggi anche qui) – che abbiamo preso a rileggere con attenzione. Non a caso l’ultimo capitolo del libro è intitolata “La fine dell’Homo sapiens”; la mia edizione è del 2014; dieci anni sono tanti e tutte le linee di tendenza  si sono evolute nel modo peggiore.
Malgrado mi sembri eccessivamente ottimista, Harari conclude, nella post-fazione dell’edizione 2014: “(…) Peggio di tutto, gli umani sembrano più irresponsabili che mai. Siamo dèi che si sono fatto da sé, a tenerci compagnia abbiamo solo le leggi della fisica, e non dobbiamo render conto a nessuno. Do conseguenza stiamo portando la distruzione tra i nostri compagni animali e sull’ecosistema circostante, in cerca quasi solo del nostro conforto e divertimento, senza peraltro essere mai soddisfatti.
Può esserci qualcosa di più pericoloso di una massa di dèi insoddisfatti e irresponsabili che non sanno neppure ciò che vogliono?”.

Il motivo per cui ho scelto lo stesso titolo di Harari, invertito, sarà evidente, per quanto faccia torto agli animali che possono essere crudeli, secondo i nostri parametri, ma non sono mai sadici nella loro lotta per la sopravvivenza.
Mi si è fatto notare, nel corso di questa mia perorazione pessimistica, che non è neanche questo, il periodo più violento e crudele nella storia dell’umanità, basti pensare alla schiavitù, ai gladiatori, alle persecuzioni contro i tanti gruppi etnici o religiosi (non c’è che l’imbarazzo della scelta), perfino alla “Santa” Inquisizione, ma sicuramente  questo è il momento – nella storia dell’umanità – del massimo potere distruttivo dell’uomo, in un folle cupio dissolvi – perfino nei confronti del pianeta in cui vive.

Ne ho già scritto in una contestata Epicrisi 448. Stupidità (del 29 ottobre 2023) e da un’altra parte ho identificato nel malfunzionamento dell’attitudine all’empatia, il determinante principale della crudeltà e in definitiva della possibilità di distruzione/autodistruzione dell’uomo.
In: Epicrisi 435. Mai ’na gioia, del luglio 2023:
“Mi sono fatto l’idea che l’uomo ha “un difetto di costruzione” che lo condannerà all’estinzione. Possiamo chiamarlo “istinto” (analogo all’istinto di sopravvivenza, che pure in certe condizioni può essere soppresso, ma in linea di massima funziona).
Non ha l’uomo  – ed è fondamentale – l’istinto di non fare agli altri quel che non vorrebbe fosse fatto a se stesso. Non è un caso che tutte e tre le grandi religioni monoteiste (in ordine cronologico): Ebraismo (2000 a.C. circa); Cristianesimo (I sec. d.C.); Islam (VII sec. d.C.) abbiano inserito in vario modo il precetto nelle loro prescrizioni (o libri sacri): segno che avevano identificato questa mancanza nella natura umana. Ma non pare abbia funzionato.
Sono stato medico, conosco la teoria e la funzione dei “neuroni specchio” (1), ho approfondito il campo della sociobiologia (2) e frequentato abbastanza, per tradizione familiare, la storia delle religioni. Non ultima cosa, per formazione all’argomento, ho letto molta “fantascienza” in gioventù.
La deriva autodistruttiva dell’umanità è il risultato di considerazioni multidisciplinari, di cui dovremmo essere in grado di tirare le somme. È un problema di gravità estrema e soprattutto non pare che siamo – come genere umano – più in grado di contrastarla.

È un caso che questo articolo esca – dopo la giornata del “venerdì santo”, di dolore ed espiazione -, oggi “sabato santo”, ancora periodo di sospensione, prima che si sciolgano le campane ad augurare la Pasqua di Resurrezione (3).
Per i credenti è un motivi di speranza; tutti gli altri restano senza consolazione alcuna, ai loro pensieri più cupi. Fosse solo per questo, è evidente quanto sia più vantaggioso, ai fini del vivere meglio, essere credenti.
Buona Pasqua

 

L’articolo completo di Gianni Riotta in formato .pdf: La Repubblica art. G. Riotta 26.03.2024

Immagine di copertina: The horror… the horror… Un Marlon Brando insanguinato e morente ripete queste due parole prima di spirare, nel film di F. F. Coppola (1979). Sono le stesse che escono dalla bocca di Kurtz, il personaggio letterario di Cuore di tenebra, romanzo di Joseph Conrad del 1899.

 

Note

(1) – neuroni specchio sono una classe di neuroni motori che si attiva involontariamente sia quando un individuo esegue un’azione finalizzata, sia quando lo stesso individuo osserva la medesima azione finalizzata compiuta da un altro soggetto. Sono stati osservati direttamente negli esseri umani  [sul sito, nei bambini, leggi qui], nei primati, e negli uccelli. Il nome attribuitogli deriva dal fatto che tali neuroni “rispecchiano” la stessa azione, eseguita da sé stessi o da altri individui. Scoperti tra gli anni ottanta e novanta del XX secolo da un gruppo di ricercatori dell’Università di Parma, i neuroni specchio hanno destato grande interesse nella comunità scientifica, e il cosiddetto “sistema specchio” è stato chiamato in causa per spiegare funzioni cognitive complesse come l’acquisizione del linguaggio, la teoria della mente o l’empatia [fonte Wikipedia (per chi vuole approfondire)]. 

(2)- La sociobiologia è la disciplina che, partendo da una base biologico-evoluzionistica, si propone di dare un’interpretazione unificante ai comportamenti sociali delle varie specie animali, fino all’uomo. La sua assunzione fondamentale è che il comportamento umano sia geneticamente determinato allo scopo di favorire l’adattamento e l’evoluzione; in questa visione anche comportamenti svantaggiosi per l’individuo si inserirebbero in un’economia generale superiore, funzionale alla sopravvivenza della specie.

(3) – Pasqua. La Pasqua ebraica, chiamata Pesach, celebra la liberazione degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè.
La parola ebraica pesach significa “passare oltre”, “tralasciare”, e deriva dal racconto della decima piaga, nella quale il Signore comandò agli ebrei di segnare con il sangue dell’agnello le porte delle case di Israele permettendo allo sterminatore di andare oltre (“passò oltre”), colpendo così solo le case degli Egizi (…).
Con l’avvento del cristianesimo, la Pasqua ha acquisito un nuovo significato, indicando il passaggio da morte a vita per Gesù Cristo e il passaggio a vita nuova per i cristiani, liberati dal peccato con il sacrificio sulla croce e chiamati a risorgere con Gesù. (…).
Perciò, la Pasqua cristiana è detta Pasqua di resurrezione, mentre quella ebraica è Pasqua di liberazione dalla schiavitù d’Egitto [sintesi da Wikipedia – ibidem].

2 Comments

2 Comments

  1. Guido Del Gizzo

    30 Marzo 2024 at 10:24

    Ma no, da animali a cittadini!

    Non posso trattenermi dal commentare l’ultimo intervento di Sandro Russo, anche a seguito di una polemica ancora aperta tra noi sull’animalismo, questione sulla quale abbiamo visioni completamente opposte.

    Nel suo “Da dei a animali”, presentato con l’efficace immagine del colonnello Kurtz, ipotizza, in buona sostanza, che la tappa finale dell’evoluzione della specie umana sia l’autodistruzione, pianeta ed ecosistemi inclusi: altra storia sarebbe se le specie dominanti sul pianeta fossero altre, quelle che “non fanno agli altri ciò che non vorrebbero essere fatto a loro”…. Come fanno i gatti con gli uccellini, o con i topi, ad esempio.

    Ma pensa che goduria, se il modello sociale dominante fosse quello delle “api operose” o delle termiti… o se il modello di convivenza universale fosse quello del cuculo…

    Non sono un ottimista a tutti i costi, ma mi soffermerei su una riflessione elementare:

    L’homo erectus ha impiegato qualche milione di anni a scoprire l’agricoltura, probabilmente da qualche parte, in Asia minore – la “mezzaluna fertile”, ricordate, uno dei posti più travagliati del pianeta, da sempre – un’ottantina di secoli fa.

    Poi, ne ha impiegati circa settantasette, decennio più, decennio meno, per arrivare alla coscienza di sé, cioè quella di essere portatore di diritti e di doveri nei confronti del proprio prossimo: questa è stata la tappa più importante dell’evoluzione umana e la base per il più straordinario progresso che conosciamo, in tutti gli aspetti della nostra vita.

    Questa condizione, di portatori di diritti e di doveri, però, riguarda attualmente appena un quinto, forse poco più, degli abitanti del pianeta: solo che, a differenza di cinquant’anni fa, tutti gli esclusi adesso sanno e vedono, con gli “scatolini elettronici”, che un altro modo di vivere è possibile.

    I prossimi due/tre secoli porteranno i cambiamenti più poderosi e significativi della storia dell’uomo, che però, finora, accanto allo sfruttamento indiscriminato dell’uomo e dell’ambiente, di cui (quasi) tutti ci lamentiamo, ha prodotto religioni, filosofia, progresso scientifico, gli Impressionisti e perfino la pastiera di mia madre, che a 94 anni continua a prepararla con passione meticolosa.

    Questo è il quadro d’insieme, e se a gestire il tutto fosse quell’animale della mia cagna Circe, che adoro, la situazione non sarebbe migliore: e non vale la considerazione che, in tutto questo casino, dato che qualcuno ha pensato che fosse una buona idea quella di spendere circa 550 mln all’anno – dati La7 – per trattenere in Albania 3000 persone al mese, forse la mia cagna faceva meno danni…

    Penserò a voi (di Ponzaracconta – ndr) mangiando la pastiera di mia madre, domani.

    Ancora Buona Pasqua

  2. Teresa Denurra

    30 Marzo 2024 at 15:28

    Ho letto.
    Sangue su sangue, diceva De Gregori in una sua memorabile canzone.
    Da dei a animali? Possibile anche se io in questo bagno di sangue vedo, come comunque tu osservi, più che l’animalità, l’arroganza e la ferocia della persona umana che si sente divina, infallibile e onnipotente.
    Grazie Sandro

    ***

    Da Sandro Russo
    Integrazione a caldo per i lettori: qualche strofa della canzone di De Gregori (1992):

    E sangue su sangue, e sangue su sangue soltanto

    Stai dormendo oppure fai finta anche tu?
    Stai sognando oppure stai pensando anche tu?

    Che siamo chiusi in una scatola nera, stella, nessuno ci aprirà
    Chiusi in una storia nera, stella, che nessuno ci spiegherà
    Chiusi in una scatola nera che nessuno mai ritroverà

    E adesso puoi trovarmi con la faccia per terra in un campo di grano
    Oppure sepolto vivo in una galleria
    O sperduto fra topi e piccioni sulla riva di un mondo lontano
    O seduto a guardare la pioggia sull’orlo di questo vulcano

    Sangue su sangue, leggero, precipita piano

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