di Francesco De Luca
L’estate (‘a staggiona) è… è magica. Lo è stata per quelli della mia generazione in virtù delle possibilità ricreative, sportive, d’amicizia, esplorative. E, in conseguenza del bagaglio di esperienze reali ed emotive, lo è tutt’oggi… ancora.
Si incontrano persone attempate e in quei volti rigati rivedi l’amico di banco a scuola. Quello che non avresti incontrato mai se non fosse stata istituita negli anni ‘60 la Scuola d’ Avviamento. Ubicazione: sopra la Torre borbonica. In quelle classi ci incontrammo con Antonio Lubrano di Le Forna o con Antonio Cortese, di sopra Giancos. Distanti pochi chilometri, ma anni luce: chi era mai andato sopra Giancos, e a Le Forna poi… impensabile per un ragazzo del Porto. E invece lì, in classe si stava l’uno accanto all’altro. E nello stare insieme si sono condivise impressioni, paure e speranze.
In Antonio Cortese oggi riscontro di aver insieme trascorso gli anni, e di aver visto in viso gli accadimenti di quella che sarà descritta come la Storia del Secolo Breve.
Una chiacchiera veloce: il caldo, Ponza e la sua condizione, la spesa per il pranzo quotidiano.
Intanto si avvicina Nino, col sorriso di sempre. “Frà – esordisce – ti voglio dire ‘na cosa”. E mi ricorda, con l’enfasi di una scoperta, che la sua famiglia, di Santa Maria, il mare lo conosceva soltanto per quello che si raccontava. Era la campagna a dominare i pensieri dei genitori. Frutta, verdura, conigli, galline, maiale, letame, zappatura, semina, potatura, vendemmia. Del mare soltanto il racconto e la visione di quello che provocava in inverno. “Pensa – confessa – mio padre non sapeva nuotare e mia madre … non ti dico”. E racconta che un giorno arrivò a casa, chi sa come, un fellone (grancevola). Di solito questi grandi granchi dai pescatori venivano pestati e messi come esca nelle nasse. Non ne veniva apprezzata né la carne né la preziosità del sapore nel sugo per gli spaghetti.
La madre però qualcosa aveva sentito dire e allora, da contadina verace, nel pentolone mise la passata di pomodoro e il fellone. Tutto intero, vivo e scalpitante. Come l’aragosta, proprio come si prepara il sugo con l’aragosta.
I due crostacei sono diversi. Nell’aragosta è la carne della coda ad essere più apprezzata, mentre nella grancevola va utilizzato, per il sapore particolare che dà, quello che contiene il carapace (‘a coccia).
Parole inutili. Il processo di cottura fu anomalo. Quando il sugo prese sapore la madre aprì la grancevola. Insomma fu sovvertito tutto il procedimento. Risultato finale? Manco a dirlo: tutto ottimo.
E questo perché gli isolani che vivevano dei frutti della terra non partecipavano le esperienze di chi viveva dei frutti del mare.
Breve fu questo periodo di separazione fra campagna e pesca, ma ci fu e gli strascichi ancora permangono.
Così, ad esempio, chi va ancora a prendere i curnicule (attinie) per mangiarle? Nessuno… sono sicuro… nessuno. Perché nessuno immagina che i curnicule venivano strappate dalla roccia e rivestite di pastella per essere fritte in padella. Buone? Il gusto è soggettivo. In passato venivano considerate mangiabili. Forse a causa della poca disponibilità di cibo? Forse anche per questo.
Stesso discorso vale per i vermecielle ‘i mare. Cosa sono? Sono alghe a forma di spaghetti (e infatti venivano chiamati ‘spaghetti di mare’) callosi e… saporiti (non per tutti). Si mangiavano crudi, colti dagli scogli. Lì dove si nascondevano in maniera perfetta i pelose (granchi col corpo coperto di velli, da cui il nome). Di giorno introvabili ma di notte… Ci vuole una lampada e un coltello a punta. La lampada fa luce e individua fuori dalle fessure degli scogli il granchio. Il coltello serve per infilzarlo rapidamente. Bastano una decina. Si schiacciano e si immergono nel succo di pomodoro, per un sughetto che, in quanto a intensità di sapore, non ha uguali. Si sprigiona un gusto di mare molto forte. Servono soltanto a quello: a rendere il sugo molto saporito.
Con gli amici si parla anche di questo. E meno male… altrimenti si cade inevitabilmente nella disfunzione della prostata, nell’aumento del prezzo della frutta…
‘A staggiona… friccica d’intorno: gente con i trolley, navi che attraccano e altre che si allontanano. Una frenesia, tanto effimera e tanto reale. Forse non più magica ma provvidenziale.
NdR: la foto di copertina è di Rossano Di Loreto