Usi e Costumi

Dilemmi umani e processi naturali

di Francesco De Luca

 

Ore 20,15 parto da casa per andare all’arrivo della nave. Notte fonda a Ponza, strade deserte, martoriate da un venticello misto ad acqua. Profondo inverno isolano.


foto di Rossano Di Loreto

Arriva mio figlio e gli vado incontro. Sono senza far niente e per raggiungere casa c’è una salita che, a piedi, se non ti corrobora, ti uccide.

Al molo parcheggio accanto ad un taxi con all’interno un ragazzo intento a sprofondarsi nel telefonino. Intorno, nessuno. Nemmeno gli ormeggiatori. Rifletto: sono le 20,30, dovrebbe essere in porto, dopo le storiche tre ore di viaggio. Storiche perché sono 50 anni che la tratta Ponza-Formia dura tanto, nonostante le navi siano cambiate in meglio (più grandi e accoglienti), insieme alla tecnologia e, soprattutto, alla coscienza del tempo che si è accelerata. Macché… la durata è sempre quella, con la SPAN, la CAREMAR, la LAZIOMAR. E’ un tasto dolente che più si tocca più fa dolore, e allora.. lasciamolo là… a memoria dei posteri.

Che parola… i posteri… altisonante ed evocativa. Infatti i posteri siamo diventati noi che oggi ricordiamo il brulichìo di persone che c’era al porto (quello Musco) allorché arrivava la nave (il postale). Si andava  incontro agli arrivati. Ciascuno ai propri cari. Donne, anziani e bimbi. Sì, anche i bambini c’erano. E si faceva crocchio, e ci si scambiava socialità.

Tutti insieme poi si andava al Municipio (sede delle Poste) dove avveniva la consegna della posta. Vecienzo Capone assurgeva a deus ex machina. Lui, schivo e ombroso, diveniva il dispensiere di lettere, cartoline, giornali.

L’inverno era lo stesso: buio, freddo e ventoso. Il paese era lo stesso: poca gente, poco traffico, più cani in giro. Un sentimento in più, una maggiore comunità.


foto di Silveria Aroma

Si fanno le 20 e 50 e finalmente la nave arriva. Strapiena di mezzi: camion, furgoni, utilitarie.

Sono rimasto in macchina perché c’è vento misto a pioggia. Siamo quattro gatti in attesa. Nemmeno Carmine s’è scomodato, segno che non c’è mercanzia da scaricare. La sua assenza mi impedisce di scambiare un saluto.

Scendono poche persone. Carico mio figlio e torno a casa. Ai piedi della porta mi attira qualcosa. Sta lì fermo. Mi avvicino e noto che sopra un grosso rospo (femmina) ce n’è un altro piccolino (maschio), avvinghiato. Per loro è tempo d’accoppiamento.

Una foto dei giorni scorsi, inviata da Biagio Vitiello

Per fortuna la natura è estranea alle cose umane. Al travaglio degli uomini non partecipa.
Che l’uomo risolva da sé, se ne è capace, i suoi dilemmi!

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