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Storie di emigrazione (2). per la prima parte, leggi qui Confesso che quando arrivai a Bourges, alla fine del 2016, non pensavo certo di essere il primo italiano che vi metteva piede, ma quasi sicuramente il primo romano. È bastato invece leggere il primo depliant trovato all’ufficio del turismo per scoprire che ero stato anticipato di ben 2.068 anni, e da un romano ben più importante: il nostro amato Giulio Cesare. Allora Bourges si chiamava Avaric; dopo la conquista romana divenne Avaricum, che è ora il nome del Centro commerciale aperto una decina di anni fa nel centro storico. Poi certo, bisogna aspettare un buon millennio per avere notizie di arrivi dalla penisola, che sicuramente ci saranno stati, ma di cui non si trova traccia.
Nel 1422 il re di Francia era scappato da Parigi, ancora in mano agli inglesi, e si era installato a Bourges, che divenne così la capitale della Francia di allora. Ne approfittò Jacques Coeur, intraprendente commerciante di Bourges e figura eminente della città, che aveva già fatto numerosi viaggi anche in Italia ed allacciato rapporti molto stretti con i suoi omologhi fiorentini e delle repubbliche marinare. Quando il re nel 1439 torna a Parigi, Jacques Coeur ne diventa il tesoriere. E cambia anche il volto della città. Se ai tempi di Sant’Antonio, Bourges assomigliava molto ad una città come Viterbo. Ora il fatto che sia un commerciante a caratterizzare la città piuttosto che un santo (Santa Rosa, per il capoluogo di provincia laziale), la dice lunga sulla storia francese. Nel 1515 arriva a Bourges anche un mercante fiorentino, Durand Salvi, che fa costruire quello che oggi è diventato l’Hotel Cujas, sede del Museo del Berry (*). Dopo di che si ha una lunga pausa. Nel XX secolo arrivano infine i grandi flussi migratori degli italiani, prima e dopo i due grandi conflitti mondiali, con un’ultima ondata negli anni ’50, di cui come già detto, abbiamo oggi ampia testimonianza. A ricordare l’importanza della presenza italiana ci sono poi anche le vie. Quante città italiane hanno dedicato tante vie a personaggi della storia di Francia? A Bourges si va da Via Cristoforo Colombo a Via Garibaldi e a Via dei Quattro Venti, ma non vengono dimenticati né Leonardo da Vinci, né Alessandro Volta. Con riferimento ai tempi moderni c’è poi Via Alcide De Gasperi, via del Trattato di Roma e via Forlì, la città gemellata. Infine, per ricordare in qualche misura il peso avuto dalla nostra immigrazione, ci sono la Via Yves Montand e la Via Lino Ventura. Curiose ed impreviste sono poi le scoperte casuali che si possono fare, andando a spasso per le vie della città. Di ristoranti che fanno cucina italiana ce ne sono poi almeno una decina; il che non significa che siano ancora gestiti da italiani o che siano di ottima qualità, ma notare ogni tanto un’insegna con un nome italiano (La Pasta, La Calabria, La Venise…) lascia comunque il segno. Di pizzerie poi c’è l’invasione, nel senso che la pizza è ormai notoriamente il piatto più semplice e meno costoso e dunque il più diffuso. E anche qui le insegne italiane non sono poche (L’Aeropizza, Pizz’Alberto, La Felicità…). Per chi vuol restare a casa, c’è la consegna a domicilio, ma in questo caso si tratta di negozi locali molto simili a quelli che da noi vendono la pizza al taglio. Il fatto più incredibile è che si trovano italiani anche nei tre mercati settimanali della città. Particolarmente simpatici sono Angelo e Michela, una giovane coppia piemontese che lavora per Pasta & Company, una società di Rivalta Torinese che prepara pasta fresca e ripiena da esportare in Francia (e forse anche in altri paesi europei). E così anche a Bourges diventa normale prepararsi un piatto di pappardelle al sugo o di agnolotti al burro e parmigiano, formaggio comunque ormai presente ovunque. Ma Angelo e Michela vendono anche la mozzarella di bufala, l’olio d’oliva di un produttore molisano e un panettone artigianale.
Diciamo alla fine che la presenza italiana a Bourges non ha limiti.
Note Immagine di copertina. La cattedrale di Bourges dedicata a Saint Etienne (Santo Stefano). Fu costruita tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo. Capolavoro gotico, patrimonio dell’UNESCO, in quanto simbolo della cristianità della Francia Medievale.
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