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Fulmini e saette sul faro della Guardia.di Vincenzo (Enzo) Di Fazio
Quando Paolo Rumiz nei racconti de “Il guardiano del faro” – il reportage pubblicato su ‘Repubblica’ è stato segnalato dal sito: leggi qui – ha parlato di tempeste e di fulmini che sembravano aggredire il faro che l’ha ospitato, il pensiero istintivamente è andato al faro della Guardia ed alle notti in cui la resistenza del gigante buono era messa a dura prova dalla rabbia e dalla cattiveria di tutti gli elementi della natura. In quelle notti i fulmini erano attirati dalla gabbia di Faraday, la rete ‘parafulmini’ (*) e scivolavano a mare dopo aver accarezzato con la mano di fuoco l’intero fabbricato. Quei bagliori, come gli artigli incandescenti di un drago, illuminavano a giorno tutto il faraglione e si accompagnavano ad un rumore sinistro, pauroso, metallico simile a quello, amplificato, di una balla di lastre di acciaio caduta con violenza a terra. Seguivano immediatamente dei tuoni talmente fragorosi da far pensare ad un pezzo di montagna staccatosi dalla “Scarrupata”. Veniva voglia in quei momenti di nascondersi, di farsi piccoli, di raggomitolarsi come se si volesse minimizzare la propria presenza e sparire addirittura da quel luogo. I guardiani, apprensivi, si consultavano tra loro, abbassavano per prudenza l’interruttore del contatore elettrico e, alternandosi nei turni, restavano svegli fino all’alba… mentre il faro continuava a funzionare alimentato dal gas delle bombole di riserva. Rimaneva alta la tensione in tutti noi fino al mattino successivo quando la luce del giorno consentiva di verificare se le apparecchiature elettriche e la lanterna con le vetrate avessero o meno subito dei danni. Momenti di paura e di sfida tanto simili ai momenti descritti così da Rumiz nella 23^ puntata del suo Reportage: “La zampata arrivò in quell’attimo, in perfetto silenzio. Artigliò la cuspide della torre, poi si ramificò all’esterno della gabbia metallica attorno alla lampada, fece un crepitio simile a quello di un rogo di legna resinosa, infine sparò il tuono, mentre lingue di fuoco azzurro scendevano lungo i parafulmini, giù per i muraglioni, fino alle rocce basali. Fulmini sul faro della Guardia (foto di Giancarlo Giupponi) Una foto che mi riporta ai tempi e alle paure di cui ho detto ma anche una foto-simbolo se pensiamo all’inarrestabile tempesta di degrado ed abbandono che avvolge tuttora il faro, nonostante ci sia stato detto dal ministro della Difesa, nella risposta alla nota interpellanza parlamentare (leggi qui), che per questo bene è stato intrapreso un percorso di valorizzazione attraverso la Difesa Servizi spa, società del Ministero della Difesa… un’ennesima partecipata (ahimè!) dello Stato che speriamo non si rilevi, come tante altre, ricca di costi e povera di iniziative… . Nota: Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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