Cala dell'Acqua

Ponza, un po’ di storia vissuta del Comprensorio 13

di Antonino Feola (Bixio)

 .

“Ricordo che sul comprensorio 13 ai tempi dell’Amministrazione di Antonio Balzano la Regione aveva nominato due commissari per chiudere la questione; poi subentrò Porzio e non se ne fece più nulla”
A. F. (Bixio)

A cavallo degli anni ’92 – ’93 visto che l’area mineraria stava per andare all’asta, sulla base di mie relazioni, l’ufficio tecnico e Ferraiuolo bloccarono l’asta all’ultimo momento; rischiammo l’arresto per turbativa d’asta ma ritenevo che per un fatto morale quella zona dovesse rimanere ai ponzesi. Io ci ero nato e ci ho abitato fino all’abbattimento della casa da parte delle maestranze della cava.
Antonio Balzano con Luciano Gazzotti e poi Angelo Zecca completarono l’operazione di acquisto con un finanziamento regionale di circa due miliardi di vecchie lire, tramite il presidente Piero Badaloni.
Balzano partì alla grande mediante un bellissimo megaprogetto che spaventò gli stessi politici regionali, che crearono ostacoli.
Il sottoscritto andava più per gradi, suggerendo di sfruttare la preesistente portualità mineraria e bonificare l’entroterra come archeologia industriale; si poteva agire come nel Sulcis in Sardegna. Tra un Tar e l’altro la Regione nominò due commissari, come già detto.

Io invece insistevo di portare avanti le preesistenze su cui non avrebbero potuto ostacolarci: le gallerie, i binari, il treno, etc. etc… poi i pontili d’attracco.
Risanare e ripristinare la portualità: motivo per cui anni dopo mi sono trovato d’accordo con il prof. Corsini per la progettazione con bonifica del CNR – La Sapienza per la corsia preferenziale di accesso ai fondi comunitari .
Durante l’Amministrazione Ferraiuolo ci fu una Conferenza UE a Latina sulle bonifiche minerarie  presso la sede universitaria di ingegneria. Paolo Iannuccelli mi avverti all’ultimo momento, incaricai l’ ingegner Francesco Berardi che stava già a Latina di rappresentare Ponza (la delibera la fecero dopo). La serastessa l’ingegnere mi telefonò dicendomi che erano venuti dalla Grecia, dalla Sardegna, da altre zone minerarie, e con un’adeguata progettazione per Ponza c’erano buone possibilità. Mi sembrava di aver aggirato l’ostacolo per puntare velatamente alla portualità.
Successivamente il sindaco nominò come commissione no profit l’ingegner Berardi di Latina, il prof Corsini della Sapienza, il dottor Gennaro Di Fazio come rappresentante del Comune ed il sottoscritto. Il resto è storia recente.

 

Nota della Redazione
Un precedente articolo (pieno di interrogativi) pubblicato recentemente sul sito (del 16 maggio 2023 della Redazione ; cfr. anche commento di Vincenzo Ambrosino) al link:
https://www.ponzaracconta.it/2023/05/16/aspetti-controversi-del-porto-di-cala-dellacqua/

Intorno agli stessi giorni – metà fine maggio 2023 – sono stati pubblicati sul sito altri articoli inerenti allo stesso argomento, a firma Guido Del Gizzo. Ai link (cfr. anche i relativi Commenti):
https://www.ponzaracconta.it/2023/05/15/ancora-guido-del-gizzo-sul-dissalatore-e-il-porto-di-cala-dellacqua/
https://www.ponzaracconta.it/2023/05/19/cala-dellacqua-le-risposte-di-del-gizzo-ai-quesiti-della-redazione/

3 Comments

3 Comments

  1. Bixio

    4 Aprile 2024 at 10:37

    Grazie per aver pubblicato la mia nota; meno male che “Ponzaracconta c’è” e tiene vive, discussioni, polemiche, interrogativi etc., riportando (nei link) anche gli interventi di Ambrosino, della Redazione, di Del Gizzo riguardo alla annosa questione di Cala dell’Acqua .
    Proprio per evitare questo il sottoscritto porta avanti la questione della preesistenza e della bonifica; in questo caso non c’è bisogno di tanti pareri e non possono neanche creare ostacoli e ritardi; è il solo modo per aggirare le problematiche per arrivate all’obiettivo, anche se con pretese ridotte, ma ci si arriva e anche presto.
    Se ben ricordo in Comune ci sono vecchie planimetrie degli attracchi minerari, anche riportate in catasto.

    Penso che con le “cattedrali del deserto” non andiamo da nessuna parte parte, ma con pretese realistiche sulla preesistenza per la bonifica mineraria di cui ci sono corsie e fondi specifici in UE, oltre che sulla portualità si può pensare al ripristino del Borgo marinaro e in quel caso si possono inserire le tue idee che condivido pienamente, altrimenti saranno solo nostre velleità. Mi dispiace ma questo sig. Del Gizzo, con tutta la buona volontà, non sa cosa sia lavorare una vita dibattendosi nella melma della burocrazia.
    Con ’sta storia del porto, se continuano così, ci vorrà anche il parere del Vaticano!

    Grazie e buona giornata

  2. Guido Del Gizzo

    4 Aprile 2024 at 21:11

    Bixio, l’esperienza e la melma burocratica

    “Ne ho viste di cose, che voi umani…”, dice Bixio, a proposito della burocrazia.

    Appena laureato, mi ritrovai a fare una ricerca sui livelli di occupazione per settore, in provincia di ……… e mi rivolsi al locale Ufficio del Lavoro.

    L’impiegato, gentilissimo, mi portò i registri del triennio e poi, sottovoce, mi sussurrò:
    “Guardi, che le do i dati reali….” – e mi strizzò l’occhio.
    “Perché, di solito come fate?” – risposi io sorpreso.
    E lui, serafico: “Beh, di solito li diamo gonfiati o dimezzati, così se escono articoli sgraditi, possiamo sempre dire che sono sbagliati… ”.

    Possiamo scrivere un trattato sulla burocrazia a quattro mani, con Bixio, se vuole.. si impara a camminare nella melma – ho fatto circa trent’anni di allenamento in Maremma – ma il bello viene quando i burocrati decidono di prenderti per i fondelli… Vedi il porto di Cala dell’Acqua, a Ponza.

    Ribadendo, se serve, che non abbiamo titolo o progetti sul Comprensorio 13 e men che meno sull’area mineraria, ricordo però che, parlandone due anni fa almeno, con Gennaro Di Fazio e Alessandro Corsini, concordammo su un’ovvietà: per conservare, doverosamente, la memoria della miniera, l’ultima cosa da fare è occuparsi di ciò che ne rimane, se non in termini di bonifica perché, ad oggi, quella è solo un’area da bonificare.

    Il “mozziconi” di cemento armato, a Cala dell’Acqua, non hanno alcun interesse storico, architettonico, paesaggistico o culturale; così come l’idea di rendere fruibile parte delle gallerie non è realistica e, aggiungo io, inutile, per raccontare o spiegare.
    I costi di messa in sicurezza e apertura al pubblico delle gallerie sarebbero proibitivi ed illogici: e l’esperienza che se ne ricaverebbe, risibile, rispetto al “dramma” storico e sociale della miniera.

    La musealità contemporanea è fatta di realtà virtuale aumentata, le cosiddette “proiezioni immersive”, che sono basate sull’elaborazione di una grande quantità di dati grafici o fotografici, e su installazioni di proiezione attivata dal passaggio degli utenti, in un contesto allestito per riceverle: sostanzialmente, dei “percorsi organizzati” tra superfici predisposte a ricevere le immagini.

    Idealmente, queste cose potrebbero facilmente essere organizzate alla Villa delle Tortore, senza significativi interventi strutturali: in compenso, servirebbe un corposo lavoro di ricerca e documentazione, di registrazione delle testimonianze e di progettazione della mostra.
    Non sarei affatto stupito di scoprire che sull’isola esistono le competenze per farlo: poi, per la parte delle tecnologie necessarie, le competenze esistono e sono già state individuate da tempo.

    • arturogallia

      5 Aprile 2024 at 09:38

      Le competenze ci sono eccome. E qualora non si trovassero, si potrebbero formare i giovani perché le abbiano. Ci sono soggetti esterni interessati, anche senza scopo di lucro, a trasferire competenze alle giovani generazioni affinché possano diventare “custodi del proprio territorio” e “attori del proprio futuro”. Ci sono Università che non sono interessate a far vincere il proprio progetto di cementificazione alla Verdone, ma disposte a spendere tempo e risorse per il futuro di contesti insulari “marginali”.
      Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, ivi compreso il sottoscritto…

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