Cala dell'Acqua

Porto Cala dell’Acqua: aspetti controversi

la Redazione

 

Gentile Del Gizzo,
con riferimento al suo ultimo articolo (leggi qui), ma a dire il vero già dal suo primo intervento (leggi qui), qualche quesito ce lo siamo posti e glielo giriamo.

Il ricorso presentato al Tar dalla Società Marina di Cala dell’Acqua, verte essenzialmente sulla questione Vas (Valutazione Ambientale Strategica). Il Comune ha archiviato il procedimento relativo alla approvazione del progetto (leggi qui), poiché la Società non ha adempiuto alla presentazione della Vas, come richiesto in CdS (Conferenza dei Servizi) mentre Voi sostenete che senza l’adozione della variante al PRG (Piano Regolatore Generale), non si può presentare una Vas.

Ora nel caso specifico e stante alla DGR (delibera di Giunta Regionale) 2251 del 1983, da Voi più volte citata, il comprensorio 13 è stato stralciato dal PRG, necessitando quindi di un suo Piano Regolatore. Compito che spetta in primis al Comune e poi, a seguire, alla Regione per le specifiche ulteriori autorizzazioni.

Ciò premesso veniamo alla prima domanda.
Dare un inquadramento urbanistico e ambientale al comparto 13 (l’area della ex miniera Samip), a quanto ci consta, non è una questione risolvibile in qualche mese. Nella migliore delle ipotesi – e sottolineiamo migliore – potrebbero volerci alcuni anni.

Forse anche parecchi anni, stante la complessità del relativo iter ed anche i costi ad esso connessi tra predisposizione del progetto, approvazione comunale, verifica e valutazione regionale con relativi rilievi, modifica del progetto e definitiva adozione da parte del Comune e della Regione.

Quindi, nella ipotesi che il procedimento di archiviazione comunale venga annullato dal Tar e il Comune dovesse iniziare l’iter per dare finalmente il Piano Regolatore al comparto 13, che succede?
La vostra Società dovrebbe restare in stand by per alcuni anni?
In alternativa, quale altra ipotesi pensate possa essere perseguita?

Altro quesito.
Perché per realizzare il dissalatore in quella area è stato sufficiente, per superare la mancanza del Piano Regolatore, l’Accordo di Programma,  mentre per il porto a Le Forna non è applicabile tale convenzione del diritto amministrativo?
Forse perché non ricade nella categoria “opere urgenti e di pubblica utilità”?

Infine, nel suo articolo si parla di dissalatore provvisorio, ma nella parte alta della baia di Cala dell’Acqua è in fase di progettazione quell0 definitivo; gli scavi a mare sono infatti proporzionati a quest’ultimo. Con esso anche la fonte di energia non sarà più il gruppo elettrogeno attuale che verrà spostato a monte Pagliaro. C’è già il progetto di Acqualatina in accordo con la Sep.
Come interferisce tutto questo con la sua visione del progetto del Porto?

La ringraziamo, fin d’ora, per quanto potrà e saprà dirci in merito ai quesiti posti.
La redazione

1 Comment

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  1. vincenzo

    17 Maggio 2023 at 11:02

    La settimana scorsa ho visto i locatori di barche di Cala dell’Acqua essere costretti a trasportare le loro barche con i camion e metterle in acqua nel porto per poi trasferirle a Cala Feola.
    Nella zona di Cala Dell’Acqua fino all’anno scorso c’erano – minimo – tre attività di locazione barche, poi c’erano un’attività di locazione lettini e ombrelloni e degli operatori che si erano inventati dei posti di ristoro.
    In quella zona, Cala Dell’Acqua, unica zona con stradina carrabile, c’era anche una postazione di alaggio e varo barche.

    Questa gente, cittadini residenti ponzesi di Le Forna, in assenza, del piano particolareggiato nel compartro 13, in presenza di discariche e depositi, hanno fatto turismo da almeno quarant’anni.
    Questi operatori turistici avevano attività molto serie fino a qualche anno fa. Le Forna aveva un turismo nautico anche grazie a questi operatori turistici.

    Nella zona di Cala Dell’Acqua c’erano persone, tante, che facevano il bagno. Quella rada, dalla “Montagnella a Punta Papa” era tutta libera alla balneanzione.

    Per me sono questi gli argomenti che dovrebbero essere oggi discussi.

    Questi ponzesi, questi amici, devono essere trattati con serietà e umanità. Questi uomini si battono oggi per la propria sopravvivenza economica, e più in generale per dare un minimo di offerta turistica all’isola.
    Questa offerta turistica rimane ancora un’offerta spontanea, improvvisata, individualizzata: ma questo è quello che abbiamo.

    Abbandonare un solo operatore turistico, che ha fatto il turismo a Ponza, non è solo un errore politico ma è un peccato mortale.

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