Dissalatore

Dissalatore e Cala dell’Acqua: nuovo intervento di Del Gizzo

riceviamo in redazione da Guido Del Gizzo, Marina di Cala dell’Acqua srl, e pubblichiamo

 

Il volo della Fenice

Gentile Direttore,

le ultime vicende del dissalatore e di Cala dell’Acqua mi hanno riportato alla mente “Il volo della fenice”, un bellissimo film diretto da Robert Aldrich nel 1965, che racconta la storia dell’equipaggio di un volo di trasferimento tra siti petroliferi, in Libia.

A causa di una tempesta di sabbia, l’aereo è costretto a deviare dalla rotta prevista e poi ad un atterraggio di fortuna, in pieno deserto.

A bordo c’è acqua per venti giorni e viveri per sopravvivere, ma non c’è modo di salvarsi a piedi e la zona è abitata da predoni spietati.

Dell’equipaggio fanno parte, tra gli altri, il pilota, Towns, interpretato da James Stewart che, nella vita reale, fu comandante di bombardieri nel secondo conflitto mondiale, col grado di colonnello, ed un ingegnere aeronautico tedesco, interpretato da Hardy Kruger, che propone, come unica possibilità di salvezza, la costruzione di un velivolo di fortuna con i pezzi dell’aereo precipitato.

Il film si dipana tra varie peripezie, con sullo sfondo il contrasto caratteriale tra il vecchio pilota ed il giovane ingegnere (che nel corso della vicenda rivela di essere un progettista di aeromodelli volanti e non di aerei): quest’ultimo, dopo l’ennesimo diverbio sul da farsi, finalmente sbotta: “Lei si comporta come se la stupidità fosse una virtù!”

L’ex sindaco Vigorelli difende con apprezzabile impegno le scelte compiute, con riferimenti puntuali e precisi alle normative, gli atti, gli accordi e la procedura seguita: personalmente, do per scontato che tutto ciò che afferma sia vero.

Nemmeno è contestabile, secondo me, la facoltà del sindaco di assumere provvedimenti impopolari nel nome di un superiore interesse collettivo, adottando soluzioni di emergenza per quanto riguarda gruppi elettrogeni di emergenza, appunto, e dissalatori provvisori.

Il recente invito a rassegnarsi al dissalatore a Cala dell’Acqua, intendendo in modo solare che quella sarà l’ubicazione definitiva, invece è incomprensibile: come incomprensibile è l’atteggiamento che ne deriva, da parte dell’attuale amministrazione.

Sin dalla progettazione, la vicinanza ad una fonte di energia sufficiente era stata presa, logicamente, come fattore determinante per la realizzazione dell’impianto, mentre già dal 2013 la Società Elettrica Ponzese aveva ipotizzato, senza successo, di insediarsi proprio a Cala dell’Acqua: vi ha però successivamente posizionato i gruppi elettrogeni di emergenza, che oggi rappresentano un valido argomento proprio per la realizzazione del dissalatore a poca distanza.

In quegli anni era già in corso, tra molte disavventure, la fase di concorrenza pubblica per la realizzazione del porto.

Avendo studiato con attenzione sia la procedura che la genesi del progetto, credo che il “peccato originale” di questa vicenda consista nel non aver colto, tanto da parte dei progettisti che degli amministratori, la vera opportunità rappresentata dal porto, che invece è stato considerato come un intervento tecnico aggiuntivo a quelli già previsti, centrale elettrica e dissalatore, con l’ulteriore successivo spostamento dei due piccoli cantieri navali di Santa Maria all’interno del porto stesso, liberando così altre aree balneabili nell’insediamento principale dell’isola.

Ciò che l’ex sindaco Vigorelli, però, non dice mai è quando, e chi, ha deciso il destino del Comparto 13, aldilà delle dichiarazioni da campagna elettorale e delle prese di posizione dei cittadini: una scelta che non è mai passata da una giunta o da un consiglio comunale, né è mai stata recepita da alcun strumento urbanistico.

Il problema però è che, negli ultimi dieci anni, è cambiato il mondo e con esso il diporto nautico, il modo di progettare le barche, i modelli di turismo, i modi di produzione energetica, l’attenzione all’ambiente e, inevitabilmente, i modelli di sviluppo: con essi, i criteri di valutazione delle decisioni e delle opportunità.

Per questo, impiccarsi alle scelte già fatte, come suggerisce l’ex sindaco a proposito del dissalatore, non ha senso.

Per quanto ci riguarda, abbiamo ipotizzato una diversa disposizione, numero e dimensione dei posti barca, una diversa destinazione delle volumetrie da realizzarsi a terra e la collaborazione con il CNR per il progetto di recupero energetico dal moto ondoso e dagli ormeggi, lungo la diga foranea: ma la partita, a nostro avviso, va giocata su tutto il comparto 13, come peraltro chiaramente indicato nella DGR 2251 del 1983, che ho già citato in precedenza (leggi qui, ndr)

Ponza non può restare senza dissalatore – a Lampedusa, ricordo bene, era operativo già negli anni ’70 – senza un vero porto, ridossato rispetto all’approdo principale e con 25 ha di superficie, di incredibile valore paesaggistico, abbandonati al degrado.

AcquaLatina, forse, realizzerà lo skid temporaneo e i gruppi elettrogeni della SEP si accenderanno quando sarà necessario: bene, ma questo non può pregiudicare lo sviluppo di un progetto di valorizzazione dell’area.

Se e quando si facesse il porto, l’ubicazione dello skid attualmente prevista non sarebbe compatibile né con l’allestimento del cantiere, né con la messa in sicurezza delle falesie e tantomeno con lo sviluppo dell’area portuale: ma, appunto, è temporaneo.

Quanto alla SEP, se si realizzasse il porto ed il progetto del CNR, avrebbe un ruolo di testimone privilegiato e di co-protagonista di un Osservatorio Mediterraneo sui Sistemi di Recupero Energetico dal moto ondoso, avendo la possibilità di partecipare alla messa in opera di impianti diversi, alla loro comparazione e validazione, insieme alla definizione delle condizioni operative ottimali: in sostanza, acquisirebbe competenze utili a programmare il proprio sviluppo aziendale per le prossime generazioni, andando a vendere competenze in giro per tutto il Mediterraneo, per cominciare.

Francamente, ritengo improbabile che si possa continuare a bruciare gasolio, per produrre energia, per un altro secolo, né che si possa tappezzare l’isola di pannelli fotovoltaici.

Inoltre, ove si arrivasse, finalmente, ad un progetto condiviso per lo sviluppo del Comparto 13, il costo dell’eventuale spostamento, tanto del dissalatore che dei gruppi elettrogeni, rappresenterebbe una frazione minima del costo economico e sociale che risulterebbe dal mancato sviluppo dell’area, così come del volume degli investimenti che entrerebbero in gioco e, perciò, perfettamente sostenibile.

L’ho già detto, il recupero urbanistico e ambientale del Comparto 13 rappresenta la più importante opportunità di sviluppo per tutta l’isola, in un momento in cui politica ed economia, a livello europeo, stanno spingendo in quella direzione.

In un recente incontro, l’Amministrazione Comunale, nelle more del giudizio del TAR, ci ha aperto uno spiraglio sull’iter autorizzativo che ci riguarda e ne siamo riconoscenti: nel caso ottenessimo un parere o una disposizione qualificata e convincente, a supporto della strada percorsa finora dal procedimento, da parte delle autorità competenti, si potrà riprendere il cammino, da dove è stato interrotto.

E’ una buona notizia.

Dimenticavo: i protagonisti del film di Aldrich, alla fine, riescono, con fatica, intelligenza e creatività, a costruire il velivolo di fortuna e lo battezzano “la Fenice”, come l’uccello della mitologia egiziana che rinasce dalle proprie ceneri, simbolo di rinascita, cambiamento e di inizio di un nuovo corso.
E si salvano.

Un cordiale saluto

Guido Del Gizzo

Il volo della fenice (The Flight of the Phoenix) è un film del 1965 diretto da Robert Aldrich

2 Comments

2 Comments

  1. Sandro Russo

    15 Maggio 2023 at 07:30

    Alcune delle cose lette nel bell’articolo di Guido del Gizzo richiamano quelle scritte in un pezzo recente della Redazione che fa quasi un consuntivo delle vicende di Cala dell’Acqua, di come si sono svolti i fatti, di come si sono prese alcune decisioni:
    Per non lasciare niente indietro, da rileggere qui: Tutto su Cala dell’Acqua.

    Alla proposta di Vigorelli espressa nel suo ultimo articolo – lavorare insieme per salvare il salvabile – risponderei, a titolo personale, senz’altro di sì; anche perché è inutile recriminare sul latte versato. Certo siamo fuori tempo massimo, ma la fantasia non ci manca e “la disobbedienza civile” non è a mio vedere una opzione peregrina.

    Alla ricerca della foto della locandina da annettere all’articolo di Del Gizzo, mi sono imbattuto in questa bella frase nella sinossi del film (che pure ho visto e apprezzato a suo tempo):
    “Il film presenta i personaggi come un gruppo di persone normali che vengono poste in situazioni critiche straordinarie. Questo ne fa emergere il carattere ed i difetti”.

  2. vincenzo

    15 Maggio 2023 at 19:00

    Caro direttore,
    questo articolo mi ha fatto ricordare una canzone famosissima.
    Emozioni

    Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi
    Ritrovarsi a volare
    E sdraiarsi, felice, sopra l’erba ad ascoltare
    Un sottile dispiacere
    E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire
    Dove il sole va a dormire
    Domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore
    Come la neve non fa rumore

    E guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere
    Se poi è tanto difficile morire
    E stringere le mani per fermare
    Qualcosa che
    È dentro me
    Ma nella mente tua non c’è

    Capire tu non puoi
    Tu chiamale, se vuoi
    Emozioni
    Tu chiamale, se vuoi
    Emozioni

    Uscir nella brughiera di mattina, dove non si vede a un passo
    Per ritrovar sé stesso
    Parlar del più e del meno con un pescatore
    Per ore ed ore
    Per non sentir che dentro qualcosa muore
    E ricoprir di terra una piantina verde, sperando possa
    Nascere un giorno una rosa rossa

    E prendere a pugni un uomo solo perché è stato un po’ scortese
    Sapendo che quel che brucia non son le offese
    E chiudere gli occhi per fermare
    Qualcosa che
    È dentro me
    Ma nella mente tua non c’è

    Capire tu non puoi
    Tu chiamale, se vuoi
    Emozioni
    Tu chiamale, se vuoi
    emozioni.

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