Cinema - Filmati

Sono stata a Parigi. Ho visto un film, potente e terribile…

di Patrizia Maccotta e Sandro Russo

 .

Anche questo articolo è frutto di una interazione. L’amica Patrizia mi ha scritto da Parigi due settimane fa circa – nel frattempo è pure tornata; l’ho incontrata a Roma a casa di amici comuni – tutta presa da un film che a Roma ancora non era uscito (è uscito pochi giorni fa): La zona d’interesse, di Jonathan Glazer (2023), tratto da un romanzo di Martin Amis.
Uno strano messaggio. Ha scritto Patrizia:
“Ho visto La zone d’intérêt. Terribile e potente. Dalla parte dei carnefici…
Non che il regista sia dalla loro parte (frase ambigua)
Non leggere prima di avere visto il film”.


Siccome di Patrizia mi fido, ho obbedito alla sua ingiunzione.
…E bene ho fatto. Solo stasera, dopo averlo visto il film, ho aperto la sua nota e ho capito perché mi consigliava di non leggerla: per vederlo con occhio vergine, senza  anticipazione alcuna, così da mantenere tutta la sorpresa.

Di film sullo sterminio degli ebrei ne ho visti tanti (ne ricorderò qualcuno, magari nei prossimi giorni), ma nessuno come questo. Posso dire quel che non nel film non c’è: non ci sono scene truculente, non si vede nessun morto. Ma confermo: potente e terribile!
Per coerenza con quanto ho scritto, la breve nota di Patrizia, in francese, è riportata in file .pdf alla fine di questo articolo e come foto di copertina propongo quella che ha inviato da Parigi, di accompagnamento al messaggio.
Naturalmente chi il film l’ha visto e chi proprio non vuole stare a sentire i consigli, il file .pdf può aprirlo (la lingua non sarà un problema; si capisce perfettamente).


Oltre che consigliare a chi può di andarlo a vederlo, riporto solo i riconoscimenti che ha ottenuto:
“Premiato al Festival di Cannes, 5 candidature a Premi Oscar; 3 candidature a Golden Globes, 9 candidature e vinto 3 BAFTA, 5 candidature e vinto un premio ai European Film Awards, Il film è stato premiato a National Board, 1 candidatura a Critics Choice Award, 1 candidatura a Spirit Awards“.

E una recensione che ho letto stasera (poi la riporterò anche sul sito) titola: Un’opera di cui si parlerà a lungo. Un laboratorio di analisi della banalità del male con la straordinaria Sandra Hüller” (è la stessa attrice di Anatomia di una caduta).

La zone d’intérêt par Patrizia Maccotta.pdf

***

Aggiornamento del 3 marzo 2024 (cfr. Commento di Sandro Russo)

Due recensioni, entrambe il formato .pdf sul film in questione.
Della prima – da mymovies.it -, ho già citato il titolo: Un’opera di cui si parlerà a lungo. Un laboratorio di analisi della banalità del male con la straordinaria Sandra Hüller”:
La zona d’interesse. MyMovies

La seconda dal Corriere della Sera, di Paolo Mereghetti, “mostro sacro” della critica cinematografica italiana:
Dal Corriere della Sera del 24 febbr. 2024. La pagella del Mereghetti

Con la seconda recensione sono assolutamente in disaccordo, anche se lui è “ilmereghetti” e io uno qualunque.
Il film è un capolavoro proprio perché TUTTI SANNO quello che non fa vedere. E per il modo in cui, partendo da questo assunto, svolge il tema.
È come nel geniale Rope (Nodo alla Gola, di Hitchcock, 1948) che funziona proprio perché lo spettatore (e ovviamente i due giovani omicidi), ma non i partecipanti alla festa sanno che nella cassa su cui vengono serviti i liquori c’è un cadavere!

Penso proprio che non continuerò a ricomprare ogni cinque anni l’edizione aggiornata del suo “Dizionario dei film”, come ho fatto finora.

***

Appendice del 7 marzo 2023 (cfr. recensioni di Annalena Benini (da Il Foglio) e di Tano Pirrone)

In analogia con le altre recensioni e per non tediare “i disinteressati e gli indifferenti”, queste due ultime recensioni sono state annesse in formato .pdf all’articolo di base, a cura della redazione.

I rumori di Auschwitz.Annalena Benini.Il Foglio.24.03.02

La zona d’interesse. Tano Pirrone. 07.03

4 Comments

4 Comments

  1. Gianni Sarro

    3 Marzo 2024 at 08:31

    Jonathan Glazer, giunto al suo quarto film, firma un capolavoro. “La zona d’interesse” narra la quotidianità di Rudolf Höss, comandante di Auschwitz, della moglie Helga e dei suoi 5 figli. L’orrore del campo di concentramento è oltre il muro del rigoglioso giardino degli Höss.
    Il regista ha spiegato: “Ho spinto lo spettatore a contemplare l’orrore da un punto di vista diverso” scegliendo di rappresentare l’orrore della normalità, rappresentata degli Höss. Il resto è affidato ad una delle armi più potente e devastanti del cinema: il fuoricampo. È lì che è confinato il male, evocato esplicitamente da poche inquadrature: un treno che passa vicino la casa degli Höss, una ciminiera da cui escono lingue di fuoco. Il resto è uno schermo nero, quello che apre e chiude il film a simboleggiare la discesa agli inferi dell’umanità.
    #lazonadinteresse #jonathanglazer #shoah #memoria

  2. Sandro Russo

    3 Marzo 2024 at 17:54

    Due recensioni, entrambe il formato .pdf sul film in questione, aggiunte in appendice all’articolo di base
    Della prima – da mymovies.it -, ho già citato il titolo: “Un’opera di cui si parlerà a lungo. Un laboratorio di analisi della banalità del male con la straordinaria Sandra Hüller”.

    La seconda dal Corriere della Sera, di Paolo Mereghetti, “mostro sacro” della critica cinematografica italiana:

    Con la seconda recensione sono assolutamente in disaccordo, anche se lui è “ilmereghetti” e io uno qualunque.

  3. Tano Pirrone

    3 Marzo 2024 at 19:59

    Prima che qualcuno faccia obiezioni dichiaro che non avendo visto ancora il film, non ho diritto di parola. Giusto! Ma nessuno mi può impedire o criticare se faccio una critica ad una critica, non tanto nel merito, che non posso contestare non avendo visto il film, quanto sulla modalità e sulla finalità (opinione assolutamente personale e quindi presuntuosa e probabilmente fallace): quello che ha scritto Merenghetti, che continua a campare di rendita, è di quel dire e non dire di democristiana memoria (ricordate il pezzo al Tg per la chiusura delle case chiuse – grazie alla liberatoria legge Merlin – fatta da un “campione” di tal genere il tal Zatterin Ugo? Bene: premesso che uno ha licenza di dire bene o male di ogni cosa (non ditelo a Giordano Bruno!) il Merenghetti d’infausta presenza, a me sembra che non si lanci nemmeno a parlar malissimo del film, ne parla così e così, diminuendone con delicatezza pretesca lo spessore. Vecchio costume. Forse non avrà voluto parlare della Shoah in questo momento. Mi auguro di no: lo spero di vero cuore. Perché se così fosse lo manderei veramente a quel paese… (non certo a quello del film! Per carità!). Ci sentiremo sul merito non appena avrò adempiuto al mio dovere di vedere un film che ha alzato tanta polvere… Ops, parlare di polvere in questo caso non è proprio il massimo. Scusate ancora.

  4. Annalena Benini (da Il Foglio) e Tano Pirrone

    7 Marzo 2024 at 16:46

    In analogia con le altre recensioni e per non tediare “i disinteressati e gli indifferenti”, queste due ultime recensioni sono state annesse in formato .pdf all’articolo di base a cura della redazione.

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