Editoriale

Epicrisi 459. Incroci pericolosi

di Giuseppe Mazzella

Ponza va verso un futuro incerto.
La nostra isola si trova in una fase particolarmente delicata. Siamo davanti ad incroci pericolosi, nei quali sbagliare direzione può risultare fatale. Nei prossimi mesi, infatti, dovranno essere prese delle decisioni in grado di cambiare il nostro destino. E l’attuale amministrazione ha questa responsabilità storica che fa tremare i polsi.

Stiamo per imboccare una via verso la rinascita di una comunità, già tanto provata, o andremo verso la realizzazione di un villaggio turistico, attivissimo d’estate e morto d’inverno? Se non avviamo delle iniziative adeguate e lasciamo andare le cose come vanno, come è stato fatto per troppi anni, l’impoverimento civile ed economico diventerà inevitabile.

La notizia più rilevante di questa settimana è certamente l’ordinanza della Corte dei Conti (leggi qui) sul riequilibrio finanziario inviata al Comune di Ponza. Un disavanzo al quale bisognerà fare fronte con un programma credibile e possibile, pena il default.
Le scelte possono passare da un aumento delle imposizioni fiscali, ma l’attuale amministrazione non se lo augura, o vendendo i “gioielli di famiglia”.
In mezzo l’ottimizzazione (leggi qui) delle attività balneari che sono centrali nella nostra economia. Certo l’ideale sarebbe che il Comune decidesse di affrontare la questione, divenendo il soggetto centrale dell’operazione. In questo modo potremmo evitare l’ulteriore depauperamento delle attività locali e porre un freno ad ingressi ad infiltrazioni pericolose.

E’ stato scritto abbondantemente che le nostre isole non potranno sopravvivere di sola estate. Sarà necessario dotarle di infrastrutture che permettano attività anche nei restanti mesi. Basterebbe offrire un adeguato servizio di rimessaggio e di manutenzione delle imbarcazioni, non solo per allargare la rosa delle opportunità lavorative, ma per permettere ai proprietari di godere del nostro mare, avendo già la barca in loco, anche nei restanti mesi. Ventotene ha adottato su questo fronte (leggi qui), sulla base di una legge regionale, un’opzione molto interessante: la creazione di un pontile galleggiante per i residenti.
Ovviamente tra le decisioni molto impegnative c’è anche il porto di Cala dell’Acqua. Anche qui il Comune come socio di maggioranza e quindi controllore pubblico sarebbe in grado di fornire una struttura essenziale agli abitanti di Le Forna che da anni attendono e sperano invano. Non sono un economista, ma il comparto 13, di proprietà del Comune, su parte del quale far realizzare strutture portuali e non solo aprendo nuovi spazi all’imprenditoria isolana, potrebbe ben costituire la leva di forza per promuovere e realizzare la struttura a mare.

Oggi la via maestra, in grado di assicurare maggiore sviluppo alle comunità, è la collaborazione tra pubblico e privato, tutelando il legittimo guadagno per i secondi e assicurando al primo il necessario controllo. Solo in questo modo sarà possibile evitare di vendere i “gioielli di famiglia”, come accadde solo per fare un esempio con la Torre dei Borbone, che finirà per fare un favore ai soliti amici. E’ del tutto evidente che il porto di Ponza centro è ormai insufficiente per le necessità nautiche di un numero sempre più considerevole di villeggianti e che una alternativa, che provvidenzialmente è posta su un quadrante diverso, risulterebbe estremamente importante.

Altro problema cruciale i mezzi di collegamento, anche alla luce del forzato rinnovo in proroga alla Laziomar del contratto fino al 31 dicembre 2024, a causa della gara andata deserta (leggi qui), navi che nei mesi invernali – recentissimi i disservizi e i relativi malumori causati da mezzi inadeguati e forse insicuri – finiscono per non assicurare la continuità territoriale delle nostre isole costrette ad una condizione di ulteriore isolamento.

In questo quadro la tutela del territorio appare altrettanto centrale. Ce ne parla ancora una volta in maniera accorata il nostro Giuseppe Mazzella di Ischia che, come direttore de Il Continente (leggi qui), rivolge un invito pressante al commissario straordinario Legnini, perché si impegni nella difesa del suolo dell’isola d’Ischia, favorendo il ripristino dei muri a secco, le famose parracine, considerate bene immateriale dell’Unesco. Una necessità che abbiamo anche noi, che proprio da Ischia deriviamo tradizioni e usi agricoli.

A tal proposito, a Ponza (leggi qui), il Comune ha provveduto alla determina di chiusura conferenza dei servizi per la messa in sicurezza di Punta della Madonna, che presenta da anni forti criticità. Così come ha approvato delle modifiche in corso d’opera nel complesso intervento di variazione ai lavori di riqualificazione di corso Pisacane (leggi qui). Di contro si rilevano problemi e criticità per i lavori, fermi per contrasti tra le due ditte impegnate, alla scuola materna di Le Forna (leggi qui).

Alla luce di tutto questo non resta che fare i migliori auguri ai nostri amministratori chiamati ad un’impresa che appare ciclopica che, se vittoriosa, potranno avere riconosciuto il merito di aver contribuito in maniera determinante al bene della nostra isola.

3 Comments

3 Comments

  1. Guido Del Gizzo

    15 Gennaio 2024 at 10:00

    Jacques Prévert, nel 1946, dà alle stampe una raccolta “Paroles”, che contiene la sua poesia più breve “Les paris stupides: un certain Blaise Pascal, etc., etc., etc……”.
    Traduzione letterale: “Le scommesse stupide: un certo Blaise Pascal, etc., etc., etc.”.
    Il poeta ironizza sulla famosa scommessa di Pascal circa l’esistenza di Dio, nella quale il filosofo sostiene che, razionalmente, conviene scommettere sulla sua esistenza, anziché il contrario.
    Prévert, ateo convinto, non deride solo la pochezza di ridurre una questione fondamentale, per la cultura umana, ad una facezia logica, ma anche l’atteggiamento di chi vuole per forza entrare in argomenti di cui non sa o non può sapere nulla, banalizzandoli, fino al livello della propria ignoranza: perfino Pascal, di Dio, non poteva saperne molto più degli altri….

    Una questione fondamentale per lo sviluppo dell’isola, è la collaborazione tra pubblico e privato – dice Giuseppe Mazzella – e cosa deciderà il Tar di Latina, il prossimo 17 gennaio – aggiungo io.
    Parliamone, allora… Di pubblico, di privato e di collaborazioni.
    Che vuol dire “progetto pubblico-privato”?
    Vuol dire che, se l’iniziativa parte dal pubblico, ci deve essere un progetto approvato in Consiglio Comunale, che preveda contestualmente le coperture finanziarie adeguate e anche il progetto del soggetto giuridico da costituire.
    Poi un bando pubblico, di evidenza europea, con i suoi tempi.
    Se il bando riguardasse, ad esempio, Cala dell’Acqua e il comprensorio 13, dovrebbe essere contestualmente approvata anche la variante di PRG, cioè dovrebbe essere predisposto lo strumento urbanistico, che manca dal 1985…
    Totale: un percorso autorizzativo di diversi anni, al netto dei ricorsi, molto oltre la tempistica di fruizione del PNRR.
    Se invece l’iniziativa partisse da un privato, che avesse acquisito il titolo per procedere in un progetto, cioè dopo diversi anni, il Comune dovrebbe comportarsi come qualsiasi altro socio che voglia partecipare, portando però, nella struttura, tutta la complessità operativa e, soprattutto, la tempistica di un ente pubblico: di norma, un incubo.
    Chi parla oggi di progetti pubblico-privati, per il porto a Cala dell’Acqua, o non sa di cosa parla, o prende in giro la gente, o tutt’e due.
    Altro è un accordo tra l’ente pubblico e il privato, che tuttavia implica la capacità e la volontà di trovarlo: in questo caso, termini, condizioni e tempi sono completamente arbitrari e dettati da situazioni contingenti.
    Tuttavia, quello che non si sta “mettendo a fuoco” è che non stiamo parlando tanto di portualità o di – legittimi – interessi privati, ma piuttosto di democrazia e legalità, applicate ad un modello di sviluppo che, secondo chi scrive, dovrebbe partire da un progetto condiviso con la popolazione delle Forna; mentre l’attuale amministrazione è su una lunghezza d’onda completamente diversa.
    Ne riparliamo dopo il giudizio del TAR, ma intanto, le ciance ecumeniche di “collaborazione tra pubblico e privato” non portano da nessuna parte.
    “Un certain Giuseppe Mazzella, etc., etc., etc….”

  2. Giuseppe Mazzella

    15 Gennaio 2024 at 12:56

    Gentile Del Gizzo, intanto la ringrazio sempre per la sua puntuale attenzione, anche se mi sembra eccessivo aver scomodato Prévert e Pascal.
    Certamente non mi sono spiegato bene. Quello che cercavo di dire è che per certe opere e servizi strategici e sensibili credo sia opportuno il controllo maggioritario pubblico. Tra queste possono senz’altro essere compresi i porti, specie quando aprono l’ingresso ad una intera comunità – nel caso specifico quella di Le Forna -, che dalle attività legate al mare trae le risorse per sopravvivere.
    La formula da adottare, poi, sarà senz’altro trovata, disponendo noi italiani di oltre 150.000 leggi. Tutto qua.
    Vive cordialità, Giuseppe Mazzella

  3. Guido Del Gizzo

    16 Gennaio 2024 at 23:25

    Gentile Avvocato,
    probabilmente sono io a non essermi spiegato bene. Sono completamente d’accordo con lei circa l’opportunità di un controllo pubblico sulle infrastrutture o, almeno, di un intervento pubblico nella loro progettazione e funzione.
    Quello che intendevo dire è che, però, occorre dialogare con degli amministratori che realmente rappresentino la comunità e gli interessi isolani. Non solo formalmente.
    Sia pure in ritardo, Auguri di un ottimo 2024

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