De Luca Francesco (Franco)

L’intellettualismo, gioco di società

di Francesco De Luca

 

L’intellettualismo lo concepisco come un tentativo della ragione di brigare con asserzioni del tutto slegate dalla realtà pratica. Intellettualismo come esercizio di logica, privo di riscontro reale: un gioco dell’intelletto appunto, in cui la realtà fattuale non trova spazio.

Detto questo, vado ad affrontare i poli dello scontro-gioco intellettualistico: il Cristianesimo e il pensiero di Nietzsche.

Le due dottrine stanno duellando dal 1800, e con risultati ondivaghi.

Il Cristianesimo, pur subendo danni d’immagine e di dottrina, dopo le bordate avute dal pensiero nicciano, potente agli inizi del 1900, ha superato gli scossoni, in virtù del suo trasformismo ultra millenario, e della capacità di essere radicato più che nella filosofia corrente, nei comportamenti usuali del mondo occidentale. Si sa e si afferma che il tempo passa ma il Cristianesimo rimane, perché viaggia col tempo e non nel tempo.
Come è avvenuto invece con la filosofia di Nietzsche. Assurta agli splendori nel Novecento, oggi ne è soltanto una espressione storica.

Una contrapposizione fra le due filosofie, appare, a chi vive l’oggi cercando di comprenderlo per migliorarne la vita, uno scontro-gioco. Perché? Ecco.

Nietzsche vuole combattere l’immobilismo sacro del Cristianesimo con la verità della scienza, ma utilizza un concetto di scienza del tutto sorpassato, inattuale. Oggi, è chiaro, alla comunità scientifica in primis, che la scienza non raggiunge la verità. Finché si occupa delle cose oggettive può palesare  la corrispondenza reattiva fra gli elementi presenti. Null’altro. Osserva, sperimenta, e asserisce come gli elementi interagiscono fra di loro. Ne evidenzia il processo e correttamente lo descrive.


Nietzsche in un ritratto di Munch

La verità è qualcosa che attiene all’uomo, la cui oggettività è complicata dal fattore sentimento. Il quale sfugge, non è manipolabile, non è circoscrivibile dall’analisi scientifica. Che ne immagina comportamenti e relazioni, ne ipotizza procedure, ne inventa assonanze e divergenze, ma non riesce a dominarlo. Il sentimento irrompe quando e come a suo piacere, squassa l’ordine, scompiglia e complessifica.

L’uomo di Nietzsche, oggi, quello da lui delineato, ha un’immagine superata, fuori tempo, datata e inefficace.
Opporla all’immagine dell’uomo del Cristianesimo appare uno scontro ma non è altro che un gioco mentale. Giacché l’immagine che il Cristianesimo propone dell’uomo sembra una foto dei nonni: sfocata, scolorita, sgualcita, da tenere come un santino.
E questo perché il Cristianesimo concepisce l’uomo con le fattezze del suo dio: uno e trino (Dna, individuo, società), creatore (centro dell’universo), disceso dal cielo (a immagine di Dio), incarnato (anima e corpo), crocifisso (in un mondo valle di lacrime), risorto (la sua patria è nei cieli).
Un Dio sconfessato progressivamente dalla sua stessa Chiesa, che cerca con ambiguità e scaltrezza di erodere le sue fattezze sacre, per cercare di avvicinarlo (come può) alla realtà della guerra, del dolore, della miseria, delle diseguaglianze, dell’ingiustizia. Un Dio da materializzare.

L’uomo nicciano non saprebbe come vivere nell’attualità odierna, perché si figura come superiore alla natura, alla Storia, all’ Umanità. Si pone come ipostasi di se stesso. Mentre l’attuale condizione degli studi pone l’uomo nella natura, nella storia, nell’umanità, di cui è figlio.
La sua  volontà  trova limiti nell’indeterminatezza dell’evoluzione, nell’irrazionalità della storia, nella fragilità dell’umanità.
L’uomo cristiano, da parte sua, per vivere in modo dignitoso, deve continuamente sconfessare il suo credo e comportarsi con umanità.

L’intellettualismo può servire come ginnastica mentale non come faro razionale di vita!

1 Comment

1 Comment

  1. vincenzo

    3 Gennaio 2024 at 11:23

    Cristo non ha niente a che vedere con il Cristianesimo. Cosa comunque rimane del Cristianesimo? Anche se la religione cattolica adatta il cristianesimo al tempo, l’uomo moderno che professa la fede, si è inventato mille forme di questo cristianesimo. Vedi le feste religiose popolari.
    Tutto nel mondo occidentale è stato plasmato dal Cristianesimo secondo una visione escatologica (destini ultimi dell’umanità e del singolo):
    Il cristianesimo: il passato è peccato originale, il presente è espiazione, il futuro è salvezza dopo la morte.
    Il marxismo: il passato è ingiustizia, il presente è rivoluzione, il futuro è giustizia sociale sulla terra.
    La scienza: il passato è ignoranza, il presente è ricerca, il futuro è conoscenza.
    La psicanalisi: il passato è malattia, il presente è psicoterapia, il futuro è liberazione dalla malattia.

    Nietsche di tutto questo non salva niente.
    Nietsche non salva la scienza: è contro ogni forma di ottimismo. La scienza ha contribuito a svilire la forza vitale degli individui. Nietsche dice appunto che “la scienza nasce come sistema di finzioni escogitate dall’intelletto per garantire la sopravvivenza dell’animale – uomo in mezzo ad una natura ostile e soprattutto nella competizione con gli altri della stessa specie.

    Non c’è l’Uomo di Nietsche, quell’uomo è impazzito, perchè si è inoltrato fuori dal sistema del conformismo intellettuale e come tu dici: “fuori della prassi quotidiana dell’uomo comune”.
    Se l’uomo nicciano non è mai esistito ma solo abbozzato come ultra-uomo, l’uomo moderno è nuovamente addomesticato e portato all’ovile da mille mezze bugie costruite per infondere speranza momentanea.

    L’indeterminatezza dell’evoluzione? Esiste se ci si ferma al racconto biblico o darwiniano e non si va oltre.
    Irrazionalità della storia? Se la storia la scrivono i vincenti non c’è irrazionalità!
    Fragilità dell’uomo? vorrei vedere se non fosse così cullati da narrazioni fasulle fin dalla tenera età.
    L’uomo cristiano deve sconfessare il suo credo? Lo fa ogni giorno seguendo la nuova ideologia del Dio denaro.
    L’intellettualismo non serve a niente? Non è servita a Nietsche che voleva esplorare una nuova esistenza nel mondo, ma serve a chi vuole dominare il gregge delle pecore bianche.

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