di Giuseppe Mazzella
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L’estate sta passando. Dopo le attività turistiche frenetiche, che a Ponza si concentrano ancora in soli pochi mesi, seguiranno un autunno e un inverno di silenzio e di tran tran lento e triste. Questo è quello che accade purtroppo ogni anno. E ogni anno ne parliamo, senza che si riesca a cambiare. Intanto i problemi crescono e si fanno sempre più complessi e difficili.
L’isola potrà invertire questa tendenza solo se ci convinceremo che è necessario rendere l’isola viva e attiva in tutti i mesi dell’anno. Per far questo sarà necessario creare nuove opportunità lavorative, allungando non solo l’attività turistica, ma immaginando nuovi orizzonti. Non basta, infatti, un’ordinanza che obbliga a tenere aperte la propria attività – che nello stato attuale sarà sempre improduttiva – per risolvere la questione.
Per tentare un cambiamento, occorre innanzitutto operare sulle infrastrutture tra cui, fondamentali, i mezzi di collegamento. Di questa priorità inscindibile sono ben avvertiti l’amministrazione, associazioni e isolani. Proprio in occasione del rinnovo contrattuale, sarà necessario individuare orari migliori e mezzi più idonei. Quello che ci lascia costernati è rilevare che i tempi di percorrenza sono quasi gli stessi di sessant’anni fa. E questo in un contesto nel quale le Compagnie di navigazione beneficiano di un congruo sostegno governativo. Mezzi moderni, orari intelligenti, costituiranno un volano decisivo per far crescere l’isola. La nota appena arrivata da parte del Sindaco (leggi qui) fa ben sperare, è il caso di dirlo, in un cambio di rotta.
Assieme alle strutture propriamente turistiche già operative, c’è necessità di strutture sportive e ludiche, come campi da tennis, da basket, piscine coperte, percorsi attrezzati per il footing, imbarcazioni attrezzate in grado di assicurare visite alle nostre isole anche nei mesi non estivi. Le infrastrutture potrebbero essere realizzate – dopo quasi mezzo secolo di abbandono – proprio nel comparto 13, ex S.A.M.I.P. di proprietà del Comune di Ponza, ricorrendo all’aiuto del P.N.R.R. e al concorso dei privati. Così come altre strutture turistiche potrebbero essere realizzate nello stesso territorio, sempre con la collaborazione pubblico-privato. Che è la linea vincente che vale ancora di più per il nuovo porto da realizzare a Cala dell’Acqua. Una struttura necessaria e impellente per decongestionare il Porto principale e avviare definitivamente lo sviluppo anche della frazione di Le Forna.
In attesa di queste realizzazioni che comporteranno del tempo, sarebbe utile un accordo tra tutti gli esercenti attività turistiche, per avviare degli accordi con tour operator dei Paesi del nord Europa, sicuramente interessati a godere delle nostre bellezze anche nei mesi non estivi. Una cosa è andare sparpagliati a Bit o a incontri turistici internazionali, altra è proporre un pacchetto organizzato. In questo contesto diventa importante anche il ripristino del collegamento con l’aeroporto internazionale di Fiumicino e del suo porto con le nostre isole. Un collegamento che, avviato egregiamente oltre trent’anni fa, fu inopinatamente bloccato per motivi di interessi contrastanti delle Compagnie di Navigazione concorrenti.
E andiamo alla settimana che si conclude che è stata ulteriormente arricchita a Ponza da eventi culturali, come la presentazione del nuovo libro di Dante Taddia “Andavamo tutti alla Caletta” (leggi qui). Una serata all’insegna della nostalgia e del ricordi quando Ponza era Ponza, naturale, semplice e ospitale. L’incontro è stato coordinato dalla nostra direttora Luisa Guarino, moglie di Dante, con i contributi di Silverio Mazzella e Francesco Cordella, e gli interventi musicali del duo musicale Benny e Maddy.
Sul nostro sito si è, poi, sviluppata un’interessante discussione sulla nuova toponomastica, con interventi da parte di Franco De Luca (leggi qui), di Gennaro Di Fazio (leggi qui) e Biagio Vitiello (leggi qui). Senza entrare nel dettaglio delle questioni, vorrei solo ricordare che la toponomastica, e la memoria degli uomini da parte delle generazioni successive, è sempre stata legata a ragioni politiche, di opportunità e di propaganda. Gli antichi romani, solo per fare un esempio, si limitavano a sostituire le teste delle statue degli imperatori, quando si avvicendavano al potere, decretando a volte anche la damnatio memoriae.
In effetti la toponomastica è una cosa importante, perché segna l’identità di un luogo, anche se non sempre tali intestazioni rispondono a motivi di gratitudine verso il personaggio ricordato. Solo per fare un esempio, basti ricordare l’intitolazione del Corso più importante del Centro di Ponza a Carlo Pisacane, in sostituzione della più poetica Strada Circea. Lo sfortunato eroe risorgimentale, infatti, arrecò alla nostra isola gravi danni, con la liberazione dei carcerati rinchiusi nella Torre che non lo seguirono nella sfortunata impresa di Sapri. Alcuni di questi, i meno affidabili secondo anche la scelta dello stesso Pisacane, rimasero nell’isola e scorrazzarono per giorni, prima dell’arrivo delle truppe borboniche, rubando, terrorizzando e dando alle fiamme la biblioteca antica e il preziosissimo archivio del Comune isolano, e forse perpetrando altri abusi più gravi sui quali la storia non ha ancora fatto piena luce.
La settimana che si conclude è stata segnata anche dalla morte di Peppe ‘u cafone, come era familiarmente chiamato Silverio Mazzella, (leggi qui).
Con la sua scomparsa, a 90 anni, scompare un altro degli ultimi uomini più rappresentativi di Ponza di una volta. Abile pescatore, contadino, ristoratore di successo, lavoratore instancabile, amava tutto quello che faceva con passione inesausta. E non solo. Realizzatore di cose impensabili, come ricorda Enzo Di Fazio come il tunnel da lui scavato per una lunghezza di cento metri, per mettere in collegamento il suo ristorante “Monte Guardia” con i suoi terrazzamenti coltivati con antica sapienza contadina, con vista spettacolare sulla Parata degli Scotti. Ho sempre ammirato Peppe – con il quale corre anche un filo di parentela – per la sua caparbia volontà, il suo impegno quotidiano e la sua saggezza, che non si smentì neanche di fronte ad una grande prova, alla quale seppe resistere.
Qualche decennio fa, infatti, un’importante imprenditrice romana che stava investendo nella nostra isola, gli manifestò l’intenzione di acquistare il suo ristorante, tunnel e terreni compresi, offrendo una somma del tutto esorbitante, certamente fuori mercato. Il no deciso di Peppe la spiazzò, lasciandola di stucco. In quell’occasione ebbi modo di complimentarmi personalmente con lui, che ne approfittò per chiarire ancora meglio il suo pensiero. “Dare ai miei figli un somma così ingente – mi disse con grande sagacia – da permettere loro di non lavorare, significa rovinarli. Noi abbiamo un bel ristorante, dei terreni che producono ogni ben di Dio, la nostra bella autonomia e il necessario per vivere più che dignitosamente”. Grande! Una lezione per tutti quanti amano veramente la nostra isola.
Biagio Vitiello
3 Settembre 2023 at 05:27
Buongiorno, ho appena letto l’epicrisi di Giuseppe Mazzella e ho notato con molto stupore che tra i tanti problemi che ha il vivere civile nella nostra isola non vi è quello sanitario! La mancanza del footing e la toponomastica sì, il problema sanitario no! Tipico di chi sull’isola non ci vive! Forse non sa Giuseppe che gli “indigeni”, se abbisognano di esami diagnostici devono andare a Formia? Non parliamo poi delle urgenze, mediche o chirurgiche che siano!
Giuseppe Mazzella
3 Settembre 2023 at 16:02
Caro Biagio,
hai assolutamente ragione sulla questione sanitaria. Io stesso, anche se non vivo stabilmente a Ponza, ho avuto nel corso della vita numerose esperienze di emergenze per i miei familiari e so bene che per qualsiasi comunità la sicurezza della salute è tra le priorità. La mia epicrisi, però, non era impostata su tutto lo spettro delle questioni che toccano la nostra isola, ma, anche sulla base di quanto uscito sul sito nella settimana, a dare qualche indicazione e modesto suggerimento per la sopravvivenza tout court, anche alla luce delle nuove prospettive nazionali ed europee. Certamente continueremo a parlare di sanità, che è il tuo campo. Anzi ti invito a scriverne, per suggerire nuove idee per una migliore gestione del sistema.
Grato sempre per l’attenzione, Giuseppe