Usi e Costumi

Che bellezza…

di Francesco De Luca

 

Che bellezza… siamo in estate!

Estate? Quale estate? Questa estate… senza te!
Cioè? Cosa vuol dire? Cosa manca a questa estate? Senza te… chi è che manca?
Manca la giovinezza.

No… essa c’è, per fortuna, la si vede brillante e fantasmagorica luccicare per le strade di Ponza. A Giancos i ragazzi azzardano quattro tiri col pallone; alla Chiesa a Le Forna i tavolini ridono con le voci squillanti degli adolescenti; per la piazzetta, al porto, le ragazze lumeggiano nelle minigonne, e finanche nell’intestino dei vicoli i tacchi puntuti tinneggiano sull’acciottolato. La  ‘beata gioventù’ c’è, deborda, si nota.

E’ la nostra quella che manca. La gioventù dei miei coetanei.
Quella che ci  sfruculiava  a camminare senza ciabatte, tanto… che Antonio si beccò, dietro la Caletta, allora allora fatta sistemare dal sindaco Sandolo, un fondo di bottiglia, nascosto nel pietrisco misto alla rena. Che spacco… sotto il piede! Corri dal farmacista… don Luigi D’Atri… a tamponare con ovatta, garza, cerotti.

La spensieratezza, quella manca. E insieme l’ardire ingenuo, sconsiderato.

“Andiamo alle grotte di Pilato”. A nuoto. Peppe ebbe la pensata di venir dietro con la barchetta del padre. Pessima iniziativa. All’altezza dello scoglio della Torre, Silverio andò sotto la chiglia e spilò ll’alliemme, tolse il tappo. Peppe a gridare e tutti gli altri, a mare, a ridere. E la barca affondava.
Nessun timore, nessun impiccio. Tutto si risolveva… al limite con una sgridata dei genitori.

La sera era galvanizzata dalla musica del Mariroc. A cui si oppose l’altro night: La Bussola, vicino a  Sciammereca. Si andava a sentirli da fuori, aggrappati sulle gradinate dietro la chiesa. Chi suonava? Fammi ricordare. Nino suggerisce: Nico e i Gabbiani. Famosa: ‘Parole… non son altro che parole…’. Allora.

E le ragazze… le ragazze? Stavamo assieme… nella familiarità tipica della ‘società degli adolescenti’. Attenta ai particolari: a quello che si vedeva e a quello che non si vedeva, a quello che si diceva e a quello che si taceva; alle allusioni e alle promesse.

E le pescate a perchie? Le ricordi Salvatò? E quelle a surece… ancora più speciali perché sotto il sole c’a lanzetella a rimme for’ a Parata o for’ a Chiailuna.

Quell’anno Lina usciva in compagnia di una parente. Una ragazza. Già Lina aveva il suo tiraggio… con la parente poi… tutti a far da codazzo. A Sant’ Antonio, al juke box  d’a surecella.
Calava la sera e le aspettative per quell’estate erano dolci come l’aria, folgoranti come i fuochi a mezzanotte di san Silverio. Uno sfavillìo… una motivazione. ‘Diventerò medico…’ – sospirava Pinuccio; ‘andrò in America’  –  paventava Silverio.

Sogni come desideri, desideri come speranze e… tanta voglia di mordere il mondo. La giovinezza. Fu quella che ci strappò il giuramento: ‘ti voglio bene’.

L’estate, un’altra estate. Senza te.

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