Ambiente e Natura

Mi sento orfano di quell’albero…

di Luigi Maria Dies

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Proponiamo in forma di articolo, anche perché nel frattempo non ci sono state risposte e/o chiarimenti, questo bel commento di Luigi M. Dies che merita tutta la nostra attenzione e rispetto.
La Redazione

Più che parlare vorrei sapere. Parlo da disinformato e secondo il mio intuito e sensibilità. Vorrei invece elementi per poter approvare o criticare. È la stessa sensazione di quando andiamo a votare. Chi conduce il gioco ci vuole così.
Sappiate che di tutto ciò che lamentiamo di subire, siamo noi i primi responsabili.

In relazione alla vicenda “albero della chiesa”, o alberi in genere, vi posso dire che sento e penso tutte le cose che sono fin qui state dette sia pro che contro.
Ho però una sensazione in più, forse, rispetto ad altri, mi sento orfano. Sicuramente l’altra pianta seguirà lo stesso destino.
Orfano esattamente come quando perdi i genitori. E lo posso dire perché in quel giardino ci sono nato. Viviamo la vita considerando i nostri genitori inossidabili, quasi immortali e poi quando ci vengono a mancare ci accorgiamo di aver fatto poco o quasi niente per loro.

Ora io vorrei dire, senza voler criticare nessuno, il mio pensiero relativamente a quanto accaduto.
Intanto – ribadisco la mia ignoranza – non avrei mai tagliato la pianta (credo siano protette e in via di estinzione. Correggetemi se sbaglio).
Ora, visto che chi è informato sulle cause e gli sviluppi dell’evento in ogni modo non dice nulla, intuitivamente mi sento di affermare che questa pianta comunque stava morendo o in ogni caso era destinata a morire. Le piante iniziano a morire quando sentono che intorno a loro non c’è più nessuno che le ami. Non credo che potesse fare alla chiesa più danni di quanti ne hanno fatto anni e anni di abbandono.
Nessuno dice se siano stati interpellati esperti e rappresentanti autorevoli del popolo che potessero avere motivo di tutelare un bene della parrocchia e quindi della comunità.

Una pianta del genere è un simbolo e un monumento per chi si raccoglie alla sua ombra. Avrebbe compiuto cento anni l’anno prossimo. Ma già li aveva, visto che sicuramente non sono stati piantati i semi. La gemella seguirà sicuramente la stessa sorte, visto che è comunque molto più vicina alla sacrestia (non alla gabbietta per polli che a quanto sembra è solo appoggiata sul terreno, senza fondamenta).

L’albero abbattuto e quello superstite, malamente potato

Queste piante non si potano, o comunque non si massacrano spogliandole. Leggendo da disinformato mi è sembrato di capire che non temono neanche gli uragani. Hanno radici che a distanza di 4-5 m non danno problemi. Poi ci sarebbe da analizzare l’acidità del terreno, dove comunque e riuscita a vivere cent’anni. Inoltre credo che non sarebbe quasi sicuramente cresciuta oltre quell’altezza.
Sorte migliore non avrà quella che è rimasta che è stata spogliata fino a farla somigliare alla scopa della befana.
Non mi dilungo oltre in tante altre considerazioni personali. Ora, se un danno è stato fatto, dovrebbe prendere vita un’idea per indirizzare questo evento verso un finale positivo.
Questo positivo potrebbe essere che altre due piante simili – casomai messe in vasi dove non hanno uno sviluppo così imponente – fossero poste in sostituzione delle due che “ci hanno lasciato”.
Comunque, chi sa, e non per sentito dire, faccia sentire queste verità mancanti.

I cerchi del tronco dell’albero abbattuto

Sull’albero abbattuto sono stati finora pubblicati sul sito diversi articoli e numerosi commenti. Nell’ordine temporale:

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