Musica

Una canzone per la domenica (172). Contessa, un saluto a Paolo Pietrangeli

di Sandro Vitiello

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Qualche giorno fa ci ha lasciato l’autore della canzone più emblematica degli anni della contestazione in Italia: lunedì 22 novembre è morto Paolo Pietrangeli, aveva settantasei anni ed era malato da diverso tempo.
Contessa è stata una canzone “simbolo”, indicava un’appartenenza, era una bandiera.


L’ha scritta un giovane ragazzo nel ’66 – Pietrangeli aveva poco più di vent’anni- dopo aver avuto una discussione in un bar vicino a casa sua, a Roma, con due persone che, più o meno, facevano considerazioni come la contessa della sua canzone.
Chiuso in casa per due sere, per una punizione imposta dai genitori, cercando un modo per sentirsi vicino ai suoi compagni che occupavano l’università, compone una canzone che rimarrà nella memoria dei tanti che hanno vissuto una stagione d’impegno politico tra la fine degli anni sessanta e buona parte degli anni settanta.
Contessa è una canzone un pò anomala.
Si divide tra una parte che sembra un dialogo quasi sottovoce tra due persone del ceto alto:

Che roba contessa, all’industria di Aldo
Han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti
Volevano avere i salari aumentati
Gridavano, pensi, di esser sfruttati .

e quella successiva che diventa una forte risposta corale, con i ritmi di una marcia:

Compagni, dai campi e dalle officine
Prendete la falce, portate il martello
Scendete giù in piazza, picchiate con quello
Scendete giù in piazza, affossate il sistema.

Era la canzone che un giovane ragazzo, figlio di intellettuali – suo padre è stato il famoso regista e sceneggiatore Antonio- aveva scritto quasi di getto, senza la pretesa che sarebbe diventata ciò che poi è stata. Una canzone che era lo specchio di una stagione, in cui anche le parole più pesanti conservavano una loro spontaneità:

“Voi gente per bene che pace cercate
La pace per far quello che voi volete
Ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra
Vogliamo vedervi finir sotto terra”

Una canzone nella quale trovava spazio anche altro, nel mondo nuovo che si sarebbe dovuto costruire avrebbe trovato il giusto posto anche la libertà di amare:

Sapesse, mia cara che cosa mi ha detto
Un caro parente, dell’occupazione
Che quella gentaglia rinchiusa lì dentro
Di libero amore facea professione

Questa era “Contessa” una canzone diventata simbolo suo malgrado.


Lo stesso Paolo Pietrangeli scoprì casualmente quanto fosse diventata importante la sua canzone.
Raccontò ad un giornalista che due anni dopo, nel sessantotto, era a Pisa ad una manifestazione ed all’improvviso sentì arrivare come un’onda, dal fondo del corteo, la sua canzone.
Uscì dalla strada, appoggiò la schiena ad un palazzo e quella canzone lo raggiunse.
Tutto il corteo – migliaia di studenti – cantavano “Contessa”.
Il resto appartiene alla storia.
Paolo ha scritto tante altre canzoni importanti, è stato scrittore, sceneggiatore e regista, sia cinematografico che televisivo.
Rendiamo omaggio al cantore di una stagione felice, che ha vissuto la sua vita con impegno politico e tanta buona professione.

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P.S. – Paolo Pietrangeli aveva anche un legame indiretto con la nostra isola: era il fratello di Carlo, compagno della nostra amica Fiorella Di Meglio.

“Contessa”, il testo

Che roba contessa, all’industria di Aldo
Han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti
Volevano avere i salari aumentati
Gridavano, pensi, di esser sfruttati
E quando è arrivata la polizia
Quei pazzi straccioni han gridato più forte
Di sangue han sporcato il cortile e le porte
Chissà quanto tempo ci vorrà per pulire

Compagni, dai campi e dalle officine
Prendete la falce, portate il martello
Scendete giù in piazza, picchiate con quello
Scendete giù in piazza, affossate il sistema
Voi gente per bene che pace cercate
La pace per far quello che voi volete
Ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra
Vogliamo vedervi finir sotto terra
Ma se questo è il prezzo lo abbiamo pagato
Nessuno piu al mondo dev’essere sfruttato

Sapesse, mia cara che cosa mi ha detto
Un caro parente, dell’occupazione
Che quella gentaglia rinchiusa lì dentro
Di libero amore facea professione
Del resto, mia cara, di che si stupisce?
Anche l’operaio vuole il figlio dottore
E pensi che ambiente che può venir fuori
Non c’è più morale, contessa

Se il vento fischiava ora fischia più forte
Le idee di rivolta non sono mai morte
Se c’è chi lo afferma non state a sentire
E’ uno che vuole soltanto tradire
Se c’è chi lo afferma sputategli addosso
La bandiera rossa ha gettato in un fosso
Voi gente per bene che pace cercate
La pace per far quello che voi volete
Ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra
Vogliamo vedervi finir sotto terra
Ma se questo è il prezzo lo abbiamo pagato
Nessuno più al mondo dev’essere sfruttato
Ma se questo è il prezzo lo abbiamo pagato
Nessuno più al mondo dev’essere sfruttato

 

 

1 Comment

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  1. Tano Pirrone

    28 Novembre 2021 at 10:33

    PIETRANGELI E IL CINEMA: AFFARE DI FAMIGLIA
    Pietrangeli era nato a Roma, nel quartiere Trieste, figlio del regista Antonio Pietrangeli e di Margherita Ferrone. La prima passione è stata la musica: nel 1966 entrò a far parte del Gruppo del Nuovo Canzoniere Italiano, che aveva riportato alla luce molti canti politici e di protesta dimenticati, a cominciare da Bella ciao. Al gruppo collaboravano a vario titolo personaggi della cultura come Franco Fortini e Umberto Eco e, tra i cantanti, anche Enzo Jannacci e Giovanna Marini.
    Pietrangeli ha anche diretto il film Porci con le ali, storia di Rocco e Antonia tratta dal bestseller firmato l’anno prima da Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera. Pietrangeli era stato aiuto-regista di Mauro Bolognini sul set di L’assoluto naturale (1969), di Luchino Visconti in Morte a Venezia (1971) e di Federico Fellini per Roma (1972); e nel 1974 aveva assistito Paul Morrissey in due film ispirati da Andy Warhol: Flesh for Frankenstein e Blood for Dracula. Quello stesso anno aveva debuttato firmando la regia del documentario Bianco e nero, un viaggio nel mondo del neofascismo e, dopo Porci con le ali, nel 1980 diresse I giorni cantati, che aveva per protagonisti Francesco Guccini e Giovanna Marini.
    Poi per molti anni Pietrangeli si è dedicato alla regia televisiva.

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