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Memo 35. Titì e i viaggi per marea cura della Redazione
Ricordate Titì..? – leggi qui – Da buon siciliano – naturalizzato ponzese – il nipote ha ripreso il nome del nonno…
Aveva, a distanza di anni, i lucciconi agli occhi quando raccontava di quella volta che si lanciò dalla banchina del porto di Lipari per seguire Pertini e gli altri confinati che dovevano essere tradotti a Ponza… Raccontava di viaggi interminabili, nove ore di media da Napoli fino a Ponza! I confinati ammanettati a due a due nella stiva, a vomitarsi addosso tutto il tempo! Ma che è? La verità è che noi ragazzi… – si sa come sono i cuccioli: maleducati, irriverenti… – insomma… non gli credevamo, e lo sfottevamo pure, povero nonno! Oddio, eravamo… Erano! I miei familiari – un cane nipote di nonno anarchico, non può avere padroni! – mi mollavano alla partenza, e io, sceme ‘i ‘nu cane, li aspettavo fino al rientro, la sera. Perché oggi penso a nonno Titì buonanima? Perché adesso sta capitando pure a me… È proprio vero: nu’ sputa’ ’nciel’ ca ‘ncap’ te torna! Ho raccontato loro dell’unico viaggio che mi sono fatto: che emozione! Une ’ncuoll’ a n’at’, tutti a fumare che non c’era ancora ‘sta stronzata del fumo passivo… Certo, non c’erano troppe macchine come adesso; al porto non c’era quel bel semaforo che di giorno sta spento e di notte quando non serve sta appicciate… ma tutto il resto è vero, vi dò la mia parola! I can’ ’i oggi se ne vanno in discoteca, cumm’e chillu scem ’i Pluto… Bevono il Bacardi al ‘Saracino’, fanno l’apericena al ‘Melograno’. Mò ci’avessa sta ’u nonn… mo’ sì ca veness’ creduto! 1 commento per Memo 35. Titì e i viaggi per mareDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Quanti ricordi mi riporti alla mente, Titì, e com’erano eleganti e belle quasi tutte le navi che nomini. Mio padre, che soffriva il mare, amava scendere in terza classe per sdraiarsi su una panchina di legno in posizione semi-aperta e arieggiata, seppure al riparo. Di quand’ero bambina e adolescente ricordo l’Isola di Ponza, sempre con gli ottoni lucidati. Nel viaggio pomeridiano alla volta di Ponza (non ricordo se da Anzio o Formia), oltre che del consueto servizio bar interno si poteva godere anche… del servizio a domicilio. A una certa ora infatti il cameriere, con giacca e guanti bianchi, usciva sul ponte con un vassoio di pizza appena sfornata a tranci. Se il tempo era buono era un richiamo irresistibile: per quanto mi riguarda so di non aver perso neanche un’occasione. Elegante la nave, elegante il servizio e bella la gente che viaggiava. Ricordi di altri tempi, caro Titì, guarda oggi come siamo ridotti: a dover fare i conti con le ‘bagnarole’.