Poesia

Poesia di consolazione per chi è rimasto, dopo che l’amico Sergio se n’è andato

di Tano Pirrone

 .

Indegnamente, in coda, col cappello stretto fra le mani, che torturo perché tornato in capa mi ricordi sempre l’imbarazzo, vi mando il ricordo di Sergio Ricci, classe 1945, canaro, grande lettore e amico legato a doppia anima.
È morto giovedì 4 aprile e i funerali laici si sono tenuti al Tempio egizio del Verano
(1).
T. P.

 

All’uscita dal Tempio Egizio

Ti avevo promesso
– ricordi Sergio? –
che al Tempio egizio,
in quell’occasione speciale
sarei stato io a leggere,
per voler tuo,
i versi che da tanto tempo
avevi scelto perché
ti accompagnassero
il giorno che ci avresti detto addio.

Me ne sono scordato
e la poesia bellissima di Caproni
in mezzo a tante persone
tutte di te innamorate,
un giovane sconosciuto ha letto, non io:
“Congedo del viaggiatore cerimonioso”.

Già al titolo,
son tornato d’incanto
a quando leggevamo passeggiando
ancora sereni, questa tua poesia
e altre mie,
sapendo che il nostro cammino
lo stavamo compiendo
con la coscienza di chi ha vissuto in pieno
tutto il proprio tempo,
di chi s’è inzuppato dell’umore forte
di quegli anni, senza lasciar nulla nel piatto
e senza mai avere più di tanto
nostalgie o rimpianti.

Siamo stati amici anziani,
quella sorta di amici speciali
che non hanno una vita insieme
dietro le spalle
e non hanno neanche
davanti a loro
un gran futuro.

E proprio per questo
eravamo specchio
l’uno dell’altro.

Carichi di errori,
di ferite, sbavature, sgarri,
ma in ognuno degli errori
in ognuna delle ferite
in ogni sbavatura e sgarro
si raggrumava l’umore
della nostra vita migliore
vissuta sempre al meglio.

Ti ricordi, Sergio, che cosa
dissi quello stesso giorno di luglio,
nella calda mattina
della Valle dei cani?
Tu tendevi al nero fumo
ed io mi barcamenavo perché
non si trasformasse in pece greca:
«Partiremo» –
ti dissi, e tu annuisti,
e mi riconoscesti fratello –
«partiremo portando con noi
i nostri cani,
guardiani fedelissimi delle nostre anime,
e serbando il ricordo di tutto ciò
che abbiamo amato
e delle donne
che ancora tanto amiamo
».

Prometto, giurai, col pugno
destro contratto sul cuore
e tu aggiungesti:
«Il Paradiso sarà come qui,
come ora,

senza modifiche
e con Maurizio,
amico confidente,

scrigno di saggezza e d’esperienza,
che ci servirà il caffè,
come poc’anzi ha fatto…
per tutta l’eternità

ed anche più».

Alla fine – dicevamo –
vinceremo comunque,
perché avemmo contézza della vita,
del suo valore, della fatica di viverla,
ché vivere è sapiente attesa.

Ai libri e alle donne
alla vita e alla lotta…
siempre ✊

Nota

(1) – Il tempietto Egizio si trova all’interno del Cimitero del Verano, a Roma.
Si tratta di un monumento che ha la struttura e l’aspetto dei templi funerari egizi, di età tarda tolemaica. Fu costruito tra la fine del XIX secolo e i primi del Novecento, tra il 1880 ed il 1906.
Nel 2003 fu l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Veltroni a ripristinare il Tempietto Egizio che infatti in quegli anni fu ristrutturato per poter ospitare cerimonie funebri e accogliere fino a 150 persone.
Oggi il tempietto egizio è utilizzato come luogo per celebrare cerimonie funebri laiche o commemorazioni di carattere civile, che avvengono all’interno della “Sala del Tempietto Egizio”, attrezzata per ascoltare musica, per proiettare filmati e diapositive, leggere testi e quindi per permettere una commemorazione che rispetti le idee di chi è morto, di chi non è credente, o di chi appartiene ad un’altra religione.

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