di Francesco De Luca
Con Aniello Aprea abbiamo esperienze simili perché esse hanno come sfondo la Scuola.
Quando ci si vede gira gira si va a finire a parlare delle condizioni in cui oggi si muove la scuola, l’atmosfera che vi regna, i rapporti fra insegnanti e quelli con gli alunni. E si evidenzia la differenza fra ieri e oggi.
Ci troviamo d’accordo sul fatto che, allorché noi lasciammo l’isola per frequentare le Scuole in continente, bisognò pagare il pegno di essere fermati il primo anno. La nostra preparazione era ritenuta carente e non all’altezza, e ci fermavano il primo anno, per poi proseguire. Quello scotto: la ripetizione dell’anno di iscrizione lo abbiamo pagato tutti ( o quasi ). E poi… poi ognuno ha percorso la sua strada.
“Ricordo che un giorno, spiegando Scienze – esordisce Aniello – Mazzella Rosalba lesse un brano dove comparve la parola: bivacco”
“Embè?” – dico io.
“Beh – risponde Aniello – chiesi a Rosalba cosa significasse quel termine. La ragazza, una delle più brave, non conosceva il vocabolo, e si arrampicò in definizioni temerarie. A queste seguirono, per imitazione, le astruserie dell’intera classe. Bivacco… diventò due vacche, ed altro… ancora più bislacco.
“Mi feci prendere la mano e così invitai chi lo volesse a raffigurare l’ipotetico animale. Non l’avessi mai fatto! Quel bivacco diventò una stramberia del regno animale”.
“Chissà cosa ne pensa oggi Rosalba, che è insegnante elementare, e lavora a Terracina”.
Ritorniamo a quello che si diceva prima: la comunità ponzese soffre di una grossa carenza di cultura. A Ponza non si legge, non si produce cultura, e la Scuola arranca a star dietro all’esigenza di conoscenza di cui ha bisogno ciascun uomo, oggi, nel nostro mondo.
Stiamo a Sant’Antonio, la primavera sta mutando il volto dell’isola. Il sole esalta i colori, i uastaccette spandono profumo dai colli al mare, i bambini fanno capolino per le strade. E’ passato l’inverno, il brutto inverno, e la sua desolazione.
Forse occorrerebbe una riflessione maggiore in merito.