Cala dell'Acqua

La trama dei sogni (2). Proposta di un concorso internazionale per il borgo marinaro di Cala dell’Acqua

di Sandro Russo

 .

Riprendiamo da qui, dalla chiusa della prima parte che era proprio necessaria per comprendere il seguito:
“Qualche giorno fa parlando con un amico del progetto di un struttura ricettiva e di servizi che dovrebbe essere realizzato nell’entroterra di Cala dell’Acqua, a ridosso del porto (che ancora non c’è) – chiamiamolo un “borgo marinaro” – ho pensato d’istinto: ci vorrebbe Renzo Piano”.

Di Renzo Piano – senatore della Repubblica e archistar (ora si chiamano così) di rilievo mondiale, il sito ha seguito e dato conto di molte delle ultime realizzazioni in giro per il mondo. Ne abbiamo quasi una antologia, come si può vedere dalla schermata qui sotto (con il titolo dell’articolo è facilitata la ricerca per andare a rileggerlo):

Il motivo di questa attenzione si capisce proprio dalla prima parte di questa trattazione. Ci siamo fatta l’idea (a torto o a ragione) che Renzo Piano incarni appieno il nostro ideale di architetto umanista, attento al territorio su cui va ad operare (ricordiamo tutto quel che abbiamo scritto sul genius loci); “sognatore incantato” quanto basta, nel senso espresso dall’articolo precedente.
Tra i vari articoli su Renzo Piano segnaliamo quello di Francesco Merlo in cui si parla di “rammendo del territorio” – e quale territorio è più bisognoso di un “rammendo”  di quello dell’ex miniera? -, da cui Giuseppe Mazzella di Ischia ha tratto la convinzione che proprio lui, Renzo Piano, avrebbe potuto mettere mano alla sua Casamicciola ferita dopo la frana del 26 novembre 2022 (leggi qui).

E ancora, come risulta dalla realizzazione dell’ospedale in Uganda per l’organizzazione di Gino Strada, è stato capace, Piano, di recepire e realizzare un ospedale che fosse “bello”, oltre che funzionale (“Chi l’ha detto che gli ospedali non possano anche essere belli? Facciamolo scandalosamente bello!”)

Così ci siamo convinti che potesse Renzo Piano, o qualcuno come lui, risolvere situazioni intricate, problemi complessi, contemperandoli con il rispetto dell’ambiente, con la funzionalità e, perché no?, con la bellezza.


E parliamo di un borgo marinaro che dovrebbe sorgere alle spalle del porto di cui abbiamo in questi giorni visto e rivisto il rendering, seppur datato, su diverse riviste di Nautica e Vela. Se ne comincia a parlare e c’è molta attesa nel campo…


Ma se il progetto del porto c’è – pur se con qualche modifica da apportare -, quel che ancora manca è il progetto della zona retrostante, altrettanto importante ai fini della funzionalità e, ripetiamo, della resa estetica dell’insieme.

Di qui l’idea di indire un Concorso internazionale (ovviamente) super partes, per un progetto che contemperi le diverse esigenze.
Il buonsenso direbbe di proporre un borgo marinaro, continuazione naturale del porto, con i servizi e le attività commerciali che servono, gestite dagli isolani.

Ho cominciato a prendere a cuore la faccenda e ne scrivo qui a titolo puramente personale, come diretta conseguenza delle letture e dei pensieri espressi nell’altro articolo. Se l’immaginazione non serve a cambiare il mondo, a che serve allora?
Da inesperto, ho chiesto lumi a chi di queste cose sa più di me, anche a rischio di fare domande stupide:
Ma chi può “chiamare” a un Concorso Internazionale degli architetti famosi e/o degli Studi di Architettura?
Sandro Russo?
Un sito come Ponzaracconta?
Un Comitato di cittadini, come il Comitato Samip 2012?
Il Comune di Ponza?

Come procedere?
Per prima cosa, una petizione degli abitanti deve chiedere al Comune di adottare, finalmente, lo strumento urbanistico che manca.
Ma prima, vanno definiti i criteri e l’entità della progettazione: che cosa e quanto grande, posizionato dove?
Il Comune non ha i mezzi, o le competenze, per affrontare il problema?
È questo il momento di lanciare un concorso internazionale di idee su cosa fare a Cala dell’Acqua, il luogo ferito a morte: i fornesi, i ponzesi… lo meritano.

Qui si potrebbero mettere alla prova quelli di Marina di Cala dell’Acqua s.r.l.: hanno sempre dichiarato di non avere né interessi, né progetti, rispetto al resto del territorio.
Di più, hanno dichiarato di essere disponibili a rinunciare alla realizzazione di attività commerciali all’interno del porto, a condizione che sorgano nelle immediate adiacenze.
Bene, siano allora i ponzesi e i fornesi a decidere che cosa deve diventare Cala dell’Acqua.

Va costituito un “Comitato Tecnico-Scientifico”, di cui facciano parte gli abitanti e “testimoni privilegiati” ponzesi, che selezioni, per conoscenze, contiguità o competenze, un certo numero di Facoltà di Architettura o studi di progettazione in giro per il mondo.

Vanno definiti dei criteri di riferimento: materiali, vincoli estetici (oppure no), fonti energetiche, gestione dell’acqua, mobilità e quanto di altro abbia senso.
Vanno cercati degli sponsor che finanzino il progetto, e si può chiedere supporto alla Regione, anche. Ma alla stessa Marina di Cala dell’Acqua s.r.l. – di nuovo: perché no?

A questa proposta sogneremmo di avere risposte positive, realistiche, non gravate da pregiudizi di parte. Poi si potrebbe cominciare a lavorare tutti insieme, finalmente con una speranza.
Sarà stata la ricorrenza pasquale a ispirarci, nello spirito della proposta, se non altro, per le vie traverse della Provvidenza?
E se provassimo a renderla reale, dopo tante parole?

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