Fantascienza

La trama sottile di cui sono fatti i sogni (1)

di Sandro Russo

.

Mi ha sempre affascinato il processo della creazione; il modo in cui si formano le idee e come poi si realizzano. Da dove nasce la scintilla, su quale terreno il fuoco alligna e divampa. E i tanti aspetti diversi, sempre collegati a questa tematica.
Un libro che mi ha colpito molto, in proposito, che ho consigliato e più volte regalato, è ‘Cristalli sognanti’ di Theodore Sturgeon (1).

Con molta poesia e capacità di sorprendere [sense of wonder(2)] vi è ipotizzato un universo parallelo a quello degli uomini e del tutto indifferente ad esso; questo mondo, le cui entità appaiono agli occhi umani come prismi sfaccettati, ‘i Cristalli’, esprime una creatività naturale, una aspirazione alla bellezza che si manifesta a volte nel mondo reale in forma di cose, alberi, esseri dotati di vita autonoma. Molte di queste creazioni, cercate in giro per il mondo da un uomo terribile, un misantropo chiamato ‘il Cannibale’, che ha scoperto il segreto dell’esistenza dei ‘Cristalli’, sono riunite in un circo, che per certi aspetti ricorda quello di Freaks il film di Tod Browning [per i cultori non c’è bisogno di parole; per gli altri c’è la nota (3)].
Le storie di questi fenomeni e la loro autentica umanità, a dispetto della natura aliena, la figura femminile di Zena, le vicende del nano Horton e dell’uomo serpente Solum sono tra le cose più avvincenti che abbia mai letto; a maggior ragione per il periodo (adolescenziale) in cui mi sono avvicinato a quella letteratura.

Di queste storie ricordo di aver parlato più di una sera, in birreria – ai miei tempi si andava spesso fuori e si parlava molto – con persone diverse: una volta con una giovane amica, (allora) fresca di laurea in architettura (adesso lavora in America). A proposito del suo lavoro – di cui era entusiasta -, che inventa luoghi e di conseguenza modi di vivere; del fatto che nelle nostre città noi viviamo “tra i sogni” di persone che non ci sono più, tra le costruzioni che essi hanno ideato e realizzato, nell’umana aspirazione a lasciare ‘segni’ del proprio passaggio.
Ricordavamo Escher e i suoi paesaggi impossibili; i solidi che non possono esistere; le case il cui tetto è il pavimento, da un altro punto di vista.

Maurits Cornelis Escher: Relatività (1953)

Ancora dal campo della ‘cosiddetta’ fantascienza viene un’altra storia affascinante: si tratta di  Solaris di Stanislaw Lem, un autore russo, da cui Andrej Tarkowsky ha tratto uno dei suoi film più belli. Ovviamente abbiamo prima visto il film, poi siamo andati a cercare il libro; ma è uno dei casi il cui il film ha molti più motivi di fascino, rispetto al romanzo (4).
Anche qui viene (ri)creata la realtà, a partire dai pensieri e dai sogni. E la storia è quella di una stazione spaziale orbitante intorno a un pianeta lontano (denominato Solaris, appunto).
Tarkowsky, nel film, ci mostra i passi pieni di ricordi di un uomo – è uno psicologo e va a salutare il vecchio padre prima di partire per una missione nello spazio -, tra la neve ed i colori – struggenti, per un russo esule dalla sua terra – della campagna russa.
Poi la scena si sposta rapidamente sull’astronave di collegamento e sulla stazione orbitante… Già all’arrivo c’è qualcosa di strano;  a bordo dell’astronave niente più funziona nel modo giusto. Gli uomini sembrano impazziti, in preda a oscuri pensieri… i problemi sono tanti e lo stesso protagonista non ne è esente.
Ma c’è una spiegazione a tutto, e c’entra il pianeta che sta sotto di loro, argenteo e vorticoso come un grande mare.

Ne raccontavo, subdolamente, sempre in birreria, le immagini finali… Lo psicologo ha terminato la sua missione e si appresta a tornare sulla Terra; la stazione spaziale continua ad orbitare intorno al pianeta che intanto ha ricreato sulla sua superficie una esatta copia della dacia sperduta nella campagna russa, con la neve tutt’intorno.
Le immagini sono bellissime e il sentimento della nostalgia non si riesce a rendere a parole… Tarkowsky, lo sanno tutti… è il poeta della natura e della nostalghija

Parlavamo, qualche volta attraverso i film, della creazione artistica in genere, del ”tessuto sottile di cui sono fatti i sogni” che può prendere la sostanza del marmo, del bronzo e del cemento. E delle non meno reali costruzioni di mondi che sono i libri; o le immagini…
– Perché in birreria? – È vero! Anche una enoteca può andar bene, o a casa intorno a un tavolo – Che bello… due amici, una chitarra e uno spinello… –, perché forse serve uno stato crepuscolare della mente per parlare di sogni e fantasmi.

Si diceva che ci sono anche i sognatori professionisti – quelli che con un’altra persona in un’altra birreria chiamavamo ‘progettisti’ – che amano i sogni finché rimangono tali; nel momento in cui stanno per concretizzarsi, essi perdono qualunque fascino ai loro occhi.
E i sognatori si riconoscono tra loro, così come è subito evidente ai loro occhi se la persona che hanno di fronte è vuota o ha dimenticato tutti i suoi sogni o solo non sa più dare ad essi un nome; riconoscono lo sguardo vuoto e deluso di chi ha perso una cosa importante e non ricorda più cos’era, né riesce a sostituirla con nient’altro.

Così lontano eravamo arrivati dopo aver cominciato a parlare del lavoro dell’architetto… perché stretto è il legame tra la realtà e i sogni: se non tutto quello che si sogna diventa reale, è pur vero che tutte le opere realizzate dall’uomo sono state prima sognate; nel senso di desiderate, pensate, accarezzate, fatte crescere dentro.
E tante chiacchiere ancora dobbiamo aver fatto… se ancora ricordo quelle serate passate a parlare di questi argomenti. Ci sono dei periodi, per certi temi; poi è come se passassero di moda; ma di alcuni per fortuna si conserva il ricordo (meglio se scritto).

Leggi qui: “Marina dell’Acqua”, un porto (ancora) di fantasia

Passano gli anni e mi ritrovo a parlare di architetti.
Qualche giorno fa parlando con un amico del progetto di un struttura ricettiva e di servizi che dovrebbe essere realizzato nell’entroterra di Cala dell’Acqua, a ridosso del porto (che ancora non c’è) – chiamiamolo un “borgo marinaro” – ho pensato d’istinto: Ci vorrebbe Renzo Piano.
E mi sono tornati alla mente questi discorsi di tanti anni fa, che non hanno per niente perso di attualità… Anzi!

“We are such stuff as dreams are made on,
and our little life is rounded with a sleep”
(“Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra breve vita è circondata da un sonno”)
[Prospero, in “La Tempesta”, Atto IV. Scena I. (William Shakespeare]

Note

(1) –  Cristalli Sognanti

Ci fu un’epoca d’oro, generalmente individuata nel periodo tra la fine della guerra e il 1960, in cui oscuri scrittori ignorati dalla società letteraria ma amati da intere tribù di lettori si rivelarono i cantori epici di nuovi mondi, pieni di orrori e meraviglie, che si andavano delineando nell’immaginazione – per fissarsi poi in un nuovo genere: la fantascienza. Fra questi primi maestri inevitabile è il nome di Theodore Sturgeon, e inevitabile è il suo capolavoro, «Cristalli sognanti», che apparve nel 1950. Incontriamo qui una fantascienza che non ha bisogno di avventure extra-galattiche: basta guardare nelle viscere della terra, dove i cristalli vivono da milioni di anni, e sognano – «sogni fatti di carne e di linfa, di legno, di ossa e di sangue» – finché qualcuno degli umani non riesce a comunicare con loro. Che cosa avverrà allora? [Dalla presentazione sul risvolto di copertina]

Rispetto all’edizione di Urania (Mondadori) in mio possesso (1963) anche la letteratura ufficiale si è accorta che si trattava di un capolavoro ; l’ha ristampato Adelphi nel 1997, nella traduzione di Roberto Calasso

(2) – Sense of wonder (lett. senso del meraviglioso) è un’espressione inglese usata per indicare la tipica sensazione di meraviglia volutamente ricercata nelle opere di narrativa fantascientifica. Il sense of wonder è una reazione emotiva che ha il lettore quando si confronta, cerca di capire o viene messo di fronte ad un concetto assolutamente nuovo e non esistente necessario per recepire delle nuove informazioni. Può essere associato all’azione di cambio di paradigma, atto tipico della fantascienza per cui si accetta una tecnologia futuribile e le sue basi per poter proseguire la comprensione dell’opera o di parte di essa (fonte Wikipedia).

(3) – Freaks è un film del 1932 diretto da Tod Browning. Ambientato nel mondo del circo e interpretato da veri fenomeni da baraccone, è considerato uno dei più grandi cult movie di sempre, nonché un classico del genere macabro.
Si tratta, sotto molto aspetti, di un’opera anomala e in un certo senso anche maledetta (all’interno del panorama cinematografico degli anni in cui fu prodotta). Un capolavoro circondato fin dalla sua uscita da un’aura di mistero, incubo e paura. In Inghilterra ne fu vietata la visione per circa trent’anni.(…). Il film deve parte della sua celebrità anche alla presenza nel cast di veri freaks: termine che in maniera notevolmente cruda definisce nella lingua inglese persone con gravi deformità fisiche. Browning trattò la diversità dei freaks con simpatia e poetica compassione, ponendo l’attenzione sui loro sentimenti umani per sottolineare come essi non fossero differenti dai sentimenti provati dall’uomo medio. Anzi, spesso è proprio dietro la “normalità” degli individui comuni che si nasconde la vera “mostruosità.
Sulla falsariga dell’originale del 1932, il notevole  film di Gabriele Mainetti Freaks out (2021, nel sito citato qui).

(4)Solaris – stesso titolo per il romanzo di Stanislaw Lem (1962) e il film (1971) di Andrej Tarkovskij (1932 -1986). L’intero pianeta è una sola massa pensante che si modella a stampo sui pensieri degli uomini della stazione spaziale che orbita sopra di esso.

Immagine di copertina: Al di là dei sogni, film del 1998, diretto da Vincent Ward, con Robin Williams,

[La trama sottile di cui sono fatti i sogni (1) – Continua]

 

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top