Architettura

Colloquio con Renzo Piano, dopo Casamicciola

segnalato dalla Redazione

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Di Renzo Piano, delle sue idee (e realizzazioni) sull’architettura e il paesaggio, seguiamo da tempo tutti i contributi pubblicati su la Repubblica come quando si impara da un Maestro [digitare – Renzo Piano – in “Cerca nel Sito”, in Frontespizio, colonna di sin.].
Non potevamo passare sotto silenzio il suo colloquio con Francesco Merlo all’indomani della tragedia di Casamicciola.

Il monte ferito. una casa sospesa sul monte devastato dalla frana (foto da la Repubblica)

Colloquio con il senatore a vita
Piano “Non è fatalità il governo inizi da qui a rammendare l’Italia”
di Francesco Merlo – Da la Repubblica del 27 novembre 2022

L’architetto: “Questo esecutivo ha la forza per sfidare l’impopolarità locale e fare un grande piano per ricucire il territorio”
“Abusivamente” è la parola del disastro sempre condonato. E la manutenzione civile si risolve in scaramanzia
La tragedia di Casamicciola può accendere un nuovo miracolo e diventare il luogo dove il Paese si ritrova

La reazione. Ischia, all’indomani dell’alluvione e della frana a Casamicciola (foto da la Repubblica)

«Nel momento del cordoglio e del lutto bisogna dire subito due cose che solo in apparenza sembrano contraddirsi: non è stata una fatalità, ma quelli che ora gridano ‘dagli al colpevole’ e ‘ piove governo ladro’ sono gli stessi che, quando li metti in guardia, quando gli spieghi che c’è da aver paura, fanno gli scongiuri, si toccano. Ma possiamo accettare l’idea di affidare le nostre case, la nostra terra e le nostre vite al cornetto rosso, alla zampa di coniglio, ai toccamenti?». Renzo Piano ha “pudore” di parlare di Ischia perché «l’architettura non è geologia», ma «il rammendo del territorio da nove anni è la mia ossessione, la sostanza di quella carica di senatore a vita che, appunto, da nove anni sto cercando di onorare». E dunque ripete: «Nessuno venga a dirci che la tragedia di Ischia è stata una fatalità, innanzitutto perché non si costruisce così sulla ‘polvere’. Sempre quando si edifica in discesa ci vuole una speciale attenzione all’acqua, anche se costruisci sulla roccia. E io che sto costruendo sulla roccia del Monte Bianco vicino a Chamonix, so che ci vogliono competenze molto raffinate. Figuriamoci a Ischia, alle pendici del monte Epomeo, che è di tufo».

E non è mai fatalità perché «lì dove si è corso il rischio di costruire, e troppo spesso male e abusivamente, che è uno degli avverbi del disastro italiano perennemente condonato, non si è poi intervenuti né con la manutenzione né tantomeno con il rammendo del territorio a rischio ». Gli dico che il Monte Epomeo a Ischia è ancora il luogo dei misteri popolari, l’aldiqua poroso con l’aldilà, il “gigante buono” al quale affidarsi con gli scongiuri. Insomma, gli confermo «che la manutenzione civile viene risolta con quella scaramanzia che poi quando arriva la tragedia diventa pianto rituale e caccia al colpevole».

Allo stesso modo il rammendo, che in nove anni ha aperto tanti piccoli cantieri in molte periferie del Paese, «lo so, viene liquidato come un concetto poetico, un pensiero romantico ». E invece è la sola possibilità che ci resta, visto che «non possiamo buttare giù l’Italia e rifarla daccapo ». E «per mettere in sicurezza il nostro territorio, ammesso che sia possibile, ci vorrebbero soldi che non abbiamo» e che nessun Pnrr ci può prestare. E qui torna il pudore: «Sono un edificatore, so tutto sui muri, su come rinforzarli e come aiutarli a resistere. So di meno su come mitigare gli effetti di una frana. Ma ho imparato che rammendare il territorio fragile non solo è possibile dovunque e comunque: è necessario. Non si elimina il rischio, ma lo si limita, lo si prevede senza fare gli scongiuri e magari lo si governa pure».

Con la politica, dunque. «Con la politica. E visto che sono senatore a vita e sono pure un vecchiaccio, io vorrei rivolgermi a questo governo che è nato con una forte maggioranza e che ha dunque la mano salda per sfidare localmente, quando occorre, l’impopolarità e permettersi un orizzonte e un pensiero strategico. A questo governo affido il mio appello bipartisan per un piano di lunga durata di rammendo idrogeologico e boschivo del territorio italiano a rischio. Il rammendo cuce, non è dispendioso e accende luci, contagia con l’emulazione, insegna. Non interventi irrealistici, ma piccoli cantieri di contenimento e di speranza, una scuola di rinascita e di risparmio, alla genovese».

Non ci sarebbe bisogno del Fondo monetario internazionale né della Banca europea, visto che con lo stipendio di un solo senatore a vita in nove anni sono stati pagati tanti giovani progettisti che hanno aperto una ventina di cantieri nelle periferie delle città italiane. E poi nel territorio i comuni e le università hanno fatto la loro parte: il costo medio è di duecentomila euro a progetto. Si può davvero fare anche il rammendo idrogeologico e boschivo?

Si possono fare i terrazzamenti, come in Liguria e in Costiera amalfitana, dove sono stati realizzati anche per ragioni agricole – ulivi, limoni – , e ci sono gli alberi, da piantare anche dove c’è l’incolto: «La forestazione è il preliminare indispensabile anche perché gli alberi rallentano l’acqua, un bosco frena e trattiene l’‘irrivazione’, vale a dire il tempo che ci mette l’acqua a diventare rivo, e poi il rivo torrente e il torrente fiume. È ovvio che gli alberi cambiano tutto e non solo con la rete delle radici». Sarebbe bastato rammendare Casamicciola? «Non lo so, ma è sempre meglio che sperare nella fortuna e poi biasimare le alluvioni».

Casamicciola è anche un archetipo, perché è zona sismica e dunque somma fragilità a fragilità: «È uno dei tanti luoghi magici della natura matrigna, anche perché ha una storia di disgrazie che, come a volte capita, hanno prodotto anche fortune. Abbiamo riletto in questi giorni come a Casamicciola il piccolo Benedetto Croce si salvò dal terremoto che, lo scrive lui stesso, gli formò il carattere». Anche Gaetano Salvemini si salvò dal terremoto di Messina del 1908 che sterminò la sua intera famiglia, la moglie, i cinque figli e la sorella, e val la pena rileggerlo: “Ero in letto allorquando sentii che tutto barcollava intorno a me e un rumore di sinistro che giungeva dal di fuori… Feci appena in tempo a spalancare la finestra che la casa precipitò come un vortice, si inabissò, e tutto disparve in un nebbione denso, traversato come da rumori di valanga e da urla di gente che precipitando moriva”. Nella catastrofe si forgiarono dunque il coraggio e la prudenza del liberalismo italiano, quello radicale e quello moderato. «E forse anche questa catastrofe di Casamicciola può condannarci alla saggezza bipartisan del rammendo. Dalla grande sofferenza per quei morti di cui neppure sappiamo ancora il numero, da quest’altra tragedia che ci è arrivata all’improvviso e ci ha sconvolto tutti come quel giorno in cui crollò il ponte di Genova, può partire la scintilla di un nuovo miracolo italiano. E Casamicciola, come fu Genova, da luogo dove ci siamo smarriti diventerebbe il luogo dove ci ritroviamo».

[Articolo di Francesco Merlo. La Repubblica del 28 novembre 2022]

Immagine da la Repubblica

Immagine di copertina: da la Repubblica del 28 nov. 2022 (Nazionale, pag. 8 – foto di Riccardo Siano)

 

4 Comments

4 Comments

  1. Sandro Russo

    30 Novembre 2022 at 05:52

    L’immagine di copertina, della casa sospesa sull’abisso, alcuni particolari di essa, mi hanno colpito e fatto tornare alla memoria un’esperienza vissuta, in una situazione simile, anche se diversa. Che a meno di un metro dallo sprofondo – d’u scaluòmm’ – degli scalini aspettavano solo di essere discesi, una pala di essere presa in mano, una recinzione di legno di appoggiarcisi sopra…
    La casa sul mare che avevamo in Sri-Lanka con Domenico, Emanuela ed altri, si è trovata sul fronte dell’onda del tremendo tsunami del 2004.
    Io, insieme alla famiglia di mio fratello con moglie e figli, eravamo tornati in Italia da poco (a fine ottobre); neanche due mesi dopo, il 26 dicembre, c’è stato lo tsunami, che ha seminato distruzione e morte, anche tra molti nostri amici di là. La casa è stata travolta, insieme a tutto il resto, ma sostanzialmente ha retto, nel senso che la struttura in cemento armato è rimasta, mentre i muri sono stati portati via per la gran parte; il piano terra ridotto allo scheletro di una casa. tutte le piante spazzate via, tranne le palme da cocco che si sono piegate al passaggio dell’onda e poi si sono raddrizzate (il guardiano si è salvato proprio arrampicandosi e aggrappandosi a una di esse).
    La cosa strana, tornando qualche mese dopo, è stato trovare sul terrazzo al primo piano tutto normale. Tavoli, sedie e poltrone al loro posto, La Settimana Enigmistica sul tavoli, i mozziconi di sigarette nei posacenere. Lì tutto uguale, mentre intorno tutto il mondo era cambiato.

  2. Giuseppe Mazzella di Rurillo

    1 Dicembre 2022 at 16:41

    Casamicciola e Ischia, la credibilità della Repubblica

    Sta emergendo su tutti i giornali d’Italia la colossale inefficienza amministrativa e trova conferma la felice espressione di Ugo La Malfa sulla “responsabilità collegiale” che diventa sempre irresponsabilità collettiva”.
    Con il dolore nel cuore – un dolore enorme per la morte di bambini – dobbiamo gridare con la forza della ragione il diritto alla vita di noi casamicciolesi ed ischitani tutti perché siamo tutti isolani di Ischia e chiedere l’intervento forte ed efficiente della Repubblica “unica ed indivisibile”; chiedere l’intervento congiunto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
    É la credibilità della Repubblica che il dolore di Casamicciola denuncia all’Unione Europea ed al mondo intero.

    Giuseppe Mazzella – direttore de Il Continente

  3. Maria Silvia Pérsico

    1 Dicembre 2022 at 17:12

    Ciaò,
    Anche dall’Argentina ho letto della frana a Casamicciola Terme, e confermo le parole di Renzo Piano, uno dei miei architetti preferiti: “Ischia è un archetipo perché è zona sismica e dunque somma fragilità a fragilità (…).
    Piano è anche un poeta:
    «il rammendo del territorio da nove anni è la mia ossessione, la sostanza di quella carica di senatore a vita che, appunto, da nove anni sto cercando di onorare».
    «E forse anche questa catastrofe di Casamicciola può condannarci alla saggezza bipartisan del rammendo.
    Da questa tragedia che ci è arrivata all’improvviso e ci ha sconvolto tutti come quel giorno in cui crollò il ponte di Genova, può partire la scintilla di un nuovo miracolo italiano. E Casamicciola, come fu Genova, da luogo dove ci siamo smarriti diventerebbe il luogo dove ci ritroviamo».

    Ho pensato alle radici di noi ponzesi… alla famiglia Mazzella che si è trasferita da Ischia a Ponza nel 1700.

  4. vincenzo

    1 Dicembre 2022 at 22:19

    Renzo Piano risponda a questo cittadino di Ischia che giustamente incazzato e sporco grida con molta lucidità la sua rabbia e la sua verità.
    https://fb.watch/h8QHnEe5n9/

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