Racconti

Coltivare un sogno d’infanzia

di Bixio

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Noi non c’eravamo quando già la storia scorreva per le coste, per i boschi, sul mare di quest’ isola e sicuramente non ci saremo quando continuerà a farlo. Non siamo altro che una piccola parentesi con tanti interrogativi su eventi millenari. Prendi coscienza per la strade del borgo, il frutto della povera attività di pesca – ’u valanzone  (la bilancia a mano), Iamm c’u pesce! Iamm c’u pesce!… – il pescato della sopravvivenza venduto porta a porta per poche lire – ’Nu’ quart’ ’i pèrchie – chiede una vecchietta sull’uscio, guardando nella sporta che il pescatore stava mostrando.
Mamma mia! …Non si può dimenticare.

Col tempo quello che rese più difficile e tormentato vivere sull’isola fu la permanente tragedia per la partenza per l’imbarco degli uomini di casa; un lavoro, un’assenza lunga ed estenuante per portare a casa la paga della compagnia marittima.
La tristezza e solitudine della partenza, la speranza e la gioia dopo mesi del ritorno: – È sbarcat’ a Napule! – e iniziava l’attesa…
Dovevamo capirlo, non poteva essere felicità ma solo una sofferenza interrotta.

Nella piazzetta andò a fermarsi un vecchio autobus, l’ uomo avvolto in un giaccone da marinaio dal bavero altissimo e ’a scazzetta che nascondeva una folta capigliatura, scese dal mezzo e dalla scaletta sul retro ritirò una valigia dal tetto dell’autobus che riprese con fracasso la sua corsa.
Tra silenzi e accenni di parole tiravamo fuori contenti caramelle, qualche giocattolo dal bagaglio appena arrivato.
Io ancora a distanza di anni ripenso sorpreso a come in qualche modo siamo riusciti ad alfabetizzarci.
Quei sacrifici enormi e silenziosi a qualcosa sono serviti; la lontananza, il collegio, forzatamente studiare ed assimilare. Bisognava accettare, non si poteva fare altro.

Affascinato dalla storia, dalle leggende, dalla mitologia e dai poemi di Omero, scoprii che la mia isola nell’Odissea di Ulisse veniva chiamata Isola  EèaEea.
È qui che ebbe inizio il mio continuo domandarmi… era un bellissimo nome!
Unico! Storico ed esotico… non avremmo e non dovremmo rinunciare a tale eredità che gli eventi della storia ci assegnarono.
Le frazioni, i nomi, Ponza, Le Forna, Santa Maria, restino pure… Ma quel nome tanto sognato da fanciullo….  come si fa a dimenticarlo?

Immagini. Due foto caricate sul sito da Sandro Vitiello nel 2008: Ponza fine anni ’50, bambini di Le Forna (in alto e copertina); Livio e i suoi amici a Cala Caparra.

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