Economia

La protesta dei trattori e l’incapacità di capire il mondo

di Guido Del Gizzo

Stando ai sondaggi odierni, la maggioranza degli italiani approva la protesta dei trattori e condivide che l’UE ne sia il principale destinatario.
E’ incomprensibile. Come se non andassimo tutti a fare la spesa al supermercato e non ci rendessimo conto di cosa stia succedendo.

Proviamo a mettere ordine nei ragionamenti.

Secondo voi, quando l’agnello è in vendita a 18–20 € al kg, quanto viene pagato agli allevatori, cioè ai pastori? Secondo ISMEA, abbondantemente sotto i 4 €.
Secondo voi, quando comprate le arance a 1,20-1,50 € al kg, quanto vengono pagate ai produttori? Meno di 40 centesimi, stessa fonte, ma è lecito dubitare che i prezzi ufficiali vengano sempre applicati.
E, sempre secondo voi, quanto vengono pagati gli autisti dei camion che trasportano i prodotti, dalle aziende ai centri commerciali?

La verità brutale è che ci siamo tutti assuefatti alla convivenza con forme di schiavitù moderna e non vogliamo ammetterlo.

Ancora secondo voi, gli imprenditori agricoli, alla guida di trattori molto costosi, come quelli che vediamo in televisione e in giro per le città in questi giorni, quanto pagano i loro dipendenti? E quanto si sono dovuti indebitare per i trattori e per i mezzi di produzione, di cui non possono più fare a meno?

La CEE, oggi UE, nasce con una politica agricola più attenta alle materie prime che ai prodotti, più attenta all’agro-industria che alle produzioni mediterranee, più “tarata” sulle grandi aziende monocolturali che sulle piccole aziende specializzate. La remunerazione dei prodotti e del lavoro è del tutto sproporzionata, rispetto ai margini commerciali attualmente in vigore.
Per chiarezza: le città non si riforniscono in prodotti alimentari senza distribuzione organizzata, inseguendo le favole sul “chilometro zero”.

Però, se in un posto come Grosseto – a malapena 70.000 abitanti- si trovano ben due centri commerciali (da migliaia di metri quadri) e otto supermercati di grande superficie, nella seconda  provincia più grande d’Italia, ma con soli 240.000 abitanti complessivi, (meno di un quartiere di Roma) qualche domanda dobbiamo porcela: forse la GDO (Grande Distribuzione Organizzata) non serve solo a distribuire prodotti.

Le politiche dell’UE sarebbero potute essere un argine a questa situazione, ma sembrano essere le prime a cadere.
Il rifiuto di praticare il maggese e di ridurre l’uso dei pesticidi, da parte dei dimostranti, ci riporta indietro di cinquant’anni sulla consapevolezza dell’impatto ambientale dell’agricoltura ed è una preoccupante dimostrazione di inciviltà: il territorio non appartiene solo a loro, i loro nitrati e il loro glifosato ce li beviamo anche noi.

Ma un altro elemento contribuisce ad aggravare la situazione: la stupidità umana.

L’olivo italiano è una pianta tipicamente collinare, che non ha bisogno di irrigazione e contribuisce alla bellezza ma, soprattutto, alla salvaguardia del territorio. Se ne ottiene un prodotto di qualità, tipico, che contribuisce come reddito complementare a tante piccole realtà, ma che si adatta male alla GDO. Da qui il ricorso a massicce importazioni di prodotto, da tutto il bacino del Mediterraneo, con una normativa europea che ha molto facilitato in questo senso.
Ma i furbacchioni del calibro di Antinori hanno avuto un’ideona: spostare la produzione in pianura, trasformandola in allevamento intensivo a spalliera, come la vite, con un fabbisogno idrico simile al mais.
In Maremma stanno procedendo a botte di 1000 ha di piantumazione. Obiettivo: ridurre i costi di produzione, per arrivare a un prezzo di 7€ al litro in GDO, con un prodotto che riescono anche a “certificare” biologico, mandando a gambe all’aria tutti quelli che hanno un costo di raccolta e frangitura di ameno 9€, come in Toscana, in zona collinare.
Ovviamente, la siccità degli ultimi anni li ha falcidiati e i prossimi anni non promettono bene….

I trattoristi che sfilano non affrontano questi temi, hanno un’unica paura: fare la fine dei loro dipendenti.
Protestano contro l‘Europa, ma non contro il mediatore o l’Esselunga, che comprano i loro prodotti al prezzo più basso possibile.
Rifiutano il green deal, che è l’unica possibilità che hanno per sostenere una legislazione che li protegga.
L’unico obiettivo giusto che hanno è il Ministro dell’Agricoltura, che non capisce proprio niente e anche qui c’è un mistero: la destra al governo dispone di uno come Gianni Alemanno, che è stato un buon ministro a suo tempo e che, inspiegabilmente, è stato escluso.

Al tempo delle ideologie c’erano una volta la Coop e le cooperative bianche, che avevano l’obiettivo di garantire la giusta remunerazione dei produttori ed un prezzo equo ai consumatori, ma le abbiamo perse per strada.
E i trattoristi hanno mancato di poco la Ferragni…

 

Nota

(1) – La Grande distribuzione organizzata (spesso abbreviata GDO) è un sistema di vendita al dettaglio attraverso una rete di supermercati e di altre catene di intermediari di varia natura. Rappresenta l’evoluzione del supermercato singolo, che a sua volta costituisce lo sviluppo del negozio tradizionale.

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top