Africa

Una puntualizzazione necessaria, sull’Africa

segnalato da Sandro Russo

Sul sito sono stati proposti di recente diversi articoli e molti commenti sull’Africa:
–  Esiste ancora la tratta degli schiavi, di Rosanna Conte;
Mal d’Africa, di Sandro Russo;
Un’altra Africa, di Guido Del Gizzo;
Guerra in Ucraina, l’Europa, l’Africa. Da la Repubblica, con un articolo di Bernard-Henri Lévy.
Ora, al di là delle opinioni personali e delle buone speranze di ciascuno, si avverte la necessità di saperne di più, in un campo confuso e in continua evoluzione, riguardo alle implicazioni internazionali e alle iniziative ‘diplomatiche’ in corso.
Alcune strategie sono note e sotto gli occhi di tutti. Tra di esse la politica espansionistica della Cina che da anni compra terreni in Africa. In Madagascar per esempio, che conosco personalmente, intere regioni sono a tutti gli effetti territorio cinese. Con la facoltà per gli stessi africani di lavorarci. Un modo diverso per annettere territori, senza occuparli militarmente.
In proposito, ho trovato interessante e chiarificatore questo articolo su la Repubblica di Laura Mirakian, diplomatica di carriera.

Manifestazioni in Niger per l’annuncio del colpo di Stato e della creazione del Conseil national pour la sauvegarde de la patrie (CNSP)

GEOPOLITICA
Una strategia per l’Africa

di Laura Mirakian (*) – Da la Repubblica del 5 agosto 2023

Cina e Russia avanzano a larghe falcate nel campo in cui l’Occidente è stato a lungo dominante. L’Europa deve aggiornare i propri comportamenti, dando riscontro alle istanze delle popolazioni africane

L’Africa è diventata centrale nella geopolitica mondiale.
Un continente strategicamente connesso con il Mediterraneo, e non solo in quanto terminale di massicci flussi migratori africani.

Il governo Meloni ha riannodato il filo tessuto negli anni dalla diplomazia italiana, con uno sguardo volto a gestire al contempo problemi di sicurezza, sviluppo, sfide planetarie. E con un approccio integrato quanto agli strumenti da mobilitare.
Un tempismo tanto più opportuno ora che Cina e Russia, e in qualche misura Turchia e Paesi del Golfo con risorse finanziarie, avanzano a larghe falcate nel campo in cui l’Occidente è stato a lungo dominante.

La prova del nove sono stati i risultati delle Risoluzioni dell’Assemblea generale sulla crisi ucraina. Nella prima, marzo 2022, che condanna l’invasione della Russia e ne chiede il ritiro, l’astensione degli africani è stata unanime così come il diniego alle sanzioni.
Analogo il risultato nelle successive che hanno sospeso la Russia dal Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite e condannato i referendum per l’annessione di 4 distretti ucraini chiedendone l’annullamento, e un anno dopo, febbraio 2023, nella Risoluzione che ha invocato una pace giusta nel rispetto della sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina, con accento sulle responsabilità per i crimini di guerra.
Come leggere questo disallineamento dell’Africa dall’Occidente e dai principi fondamentali del diritto internazionale? Molteplici le ragioni.

L’Africa, componente cruciale del cosiddetto Sud Globale che pure ha manifestato il suo dissenso affiancando l’astensione della Cina e il diniego della Russia, ha inteso segnalare il senso di estraneità rispetto a uno scacchiere geograficamente lontano e contrastare la prospettiva di sanzioni ed “effetti collaterali” a danno di Paesi già in difficoltà economiche e sociali.
Ma anche, sul piano politico, denunciare la percepita pratica dell’Occidente di adottare “due pesi e due misure”, la gestione contraddittoria delle crisi in Iraq, Libia, conflitto israelo-palestinese e altre, fino al ritardo nel condividere i vaccini anti-Covid e ai sospetti sul prezzo da pagare per la transizione verde. In sostanza, un cumulo di frustrazioni, come le ha definite Pascal Lamy, che avrebbe prodotto crepe nella credibilità dell’Occidente.
Ma non andrebbe neppure disconosciuto l’assetto interno in molti Paesi, ove i metodi di governo, corruzione, privilegi, sono divergenti da quelli dell’Occidente e concausa di guerre intestine o colpi di Stato. Europa e istituzioni internazionali tendono ad applicare una “condizionalità” degli aiuti, insistendo sulla necessità di riforme e rispetto dei diritti umani.

Non è così per Cina, Russia o altri “donatori”, che in cambio del sostegno alle leadership, soprattutto militare con milizie mercenarie quali la Wagner, mettono le mani su materiali preziosi, uranio, terre fertili, infrastrutture logistiche, o stringono i Paesi nella morsa di un indebitamento che equivale ad assoggettamento.
La contestazione dei Paesi dissidenti riguarda anche il funzionamento delle istituzioni internazionali, considerate “discriminatorie”, risultanti dai tempi in cui l’Africa era priva di sovranità statuale.
È sull’insoddisfazione per il sistema multilaterale vigente che Cina e Russia puntano per prospettare un ordine alternativo, in cui il potere dell’Occidente venga diluito o scalzato. Una trappola che l’Africa deve sventare, per non essere condannata a condizioni di sottosviluppo garantito da regimi disinteressati ai diritti della gente.

L’Occidente, a partire dall’Europa, deve aggiornare i propri comportamenti, dando riscontro alle istanze delle popolazioni africane. Come? In primo luogo, allargando la cooperazione dagli aspetti umanitari, in cui eccelle, a quelli strutturali dello sviluppo e del progresso sociale.

L’Ue ha varato a fine 2021 il piano Global Gateway, con 300 miliardi in cinque anni per investimenti in connettività, trasporti, infrastrutture, transizione energetica, nonché formazione del capitale umano. Fondi finanziari e progetti europei che si sommano a quanto l’Italia, come altri Stati, stanzia a titolo di cooperazione allo sviluppo. Importante è la rapidità degli interventi.

In secondo luogo, modulando la “condizionalità” dell’aiuto. In terzo luogo, promuovendo in sinergia con gli Stati Uniti la causa dell’Africa nelle istituzioni internazionali, in primis Banca Mondiale e Fmi, per la concessione dei fondi e per una rappresentanza permanente nelle sedi decisionali Onu, ivi incluso il Consiglio di Sicurezza, che dia voce all’Africa nelle strategie che riguardano il suo futuro.
Vanno in questo senso le ipotesi di lavoro dell’Italia, che si auspica appoggiata dall’intero Occidente. Un’occasione sarà la presidenza italiana del G7 nel 2024.

Urgente è un’azione rivolta a sanare, o alleggerire, l’indebitamento in cui versano i Paesi sull’orlo della bancarotta. Stati falliti sono prede di potenze alternative all’Occidente e di milizie jihadiste che infestano gli scenari africani alimentando i conflitti e promuovendo la sovversione dei principi di convivenza civile.

Ove l’Europa e l’Occidente si impegnino in questa impresa, non saranno né la compagine Brics a trazione cinese né le aggregazioni regionali a guida russo-cinese (Sco e Csto) né le velleitarie iniziative cinesi Global Security, Global Development, Global Civilisation né quelle russe, quali il vertice Russia-Africa, ad avere un ruolo determinante negli orientamenti africani.

Saranno l’approccio inclusivo e la prospettiva ravvicinata di riscatto politico, economico, sociale, ad attrarre questi popoli. In sintesi, una proposta che alla postura “difensiva” rispetto alle migrazioni africane sostituisca relazioni di collaborazione su base paritaria per obiettivi condivisi di progresso economico e sociale.

Nota (a cura della redazione)

(*) – Laura Mirakian è una delle rare donne della carriera diplomatica italiana con il grado di Ambasciatore. È Presidente della DID – Donne Italiane in Diplomazia. Tra i suoi numerosi incarichi, è stata Capo Missione a Belgrado durante le guerre balcaniche, Rappresentante Permanente presso le Nazioni Unite a Ginevra, Direttore Generale per i Paesi Europei, e dal 2000 al 2004 Ambasciatore in Siria.
Autrice del libro Siria perché Lettere da Damasco (Guerini e Associati Edizioni; 2015)

1 Comment

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  1. Luisa Guarino

    7 Agosto 2023 at 18:13

    A chi è interessato a questi temi di grande e drammatica attualità, segnalo il libro “Otto lezioni sull’Africa” di Alain Mabanckou (traduzione L. Alunni, Edizioni e/o, pp. 224, 18 euro). “Otto lezioni che ripercorrono la storia culturale dell’Africa dal saggista e romanziere congolese, tenute nel 2016, quando era titolare della cattedra di Création artistique al Collège de France, e ora riunite in volume. Dalla letteratura alla pittura, dal cinema all’arte, la cultura africana è messa in relazione con quella haitiana, americana, con l’editoria francese. In un’antologia di sguardi fondamentali per comprendere oggi il Continente”.
    Dal settimanale L’Espresso – numero 30 – anno 69

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