di Guido Del Gizzo
.
Suggestivo e interessante l’articolo di Sandro Russo (leggi qui): impossibile resistere alla tentazione di partecipare ancora a una discussione davvero interessante e quasi “fuori dal tempo”.
Ecco il mio contributo.
Entrambi laureati in agraria nel 1982, Piero Sunzini ed io abitavamo insieme in un casale alla periferia di Perugia: terminati gli studi, io andai a lavorare in Sicilia; Piero prese contatti con la Cooperazione Internazionale e partì per un primo contratto, come esperto agricolo, in Burkina Faso dove, dopo poco tempo, fece amicizia con Thomas Sankara (1).
Piero tornava ogni due-tre mesi in Italia: io gli raccontavo dei missili a Comiso e di Giuseppe Fava – stavo a Catania – e lui di come il “Che Guevara d’Africa” stesse cercando di imprimere progresso e democrazia in quella parte del mondo.
Erano racconti entusiasmanti.
Foto di Thomas Sankara presso la sede del UNIR/PS, a Ouagadougou, Burkina Faso
Casa era invasa di artigianato burkinabè, le mie figlie ancora indossano delle braghe di cotone, dai colori bellissimi, che aveva riportato a Perugia: la più divertente era una “edizione limitata” per celebrare la visita del Santo Padre in Africa, con il faccione di Wojtyla stampato sul fondoschiena.
Mercatino di Natale. Associazione Amici del Burkina Faso. Artigianato Burkinabè
Sankara fu ucciso nel 1987, su mandato franco/americano, e niente è stato più come prima.
Piero, che sento regolarmente, adesso lavora con la Tunisia: mi racconta che stanno arrivando fiumi di soldi, che l’approccio non è cambiato, da Minniti a Meloni, e che il fondamentalismo islamico, nel paese più laico della sponda meridionale del Mediterraneo, non è più un rischio, ma una certezza
Qualche anno fa, in Umbria, su terreni di proprietà ecclesiastica e in collaborazione con la Facoltà di Agraria, ha seguito un piccolo progetto di coltivazione di ortaggi africani, con l’impiego dei rifugiati del sistema SPRAR, oggi abolito: i risultati, però, sia dal punto di vista agronomico che produttivo, furono ottimi.
In questa ondata di cambio climatico che stiamo vivendo, abbiamo probabilmente molto da imparare da chi pratica l’aridocoltura da sempre.
Io non volli andare in Africa, a venticinque anni, perché ero e resto convinto che i problemi di quel continente si debbano risolvere qui: e, comunque, preferisco affrontare la franchezza del razzismo e della stupidità, piuttosto che l’ipocrisia del “politicamente corretto”.
Non ci sono alternative al fatto che dobbiamo vivere insieme, su questo pianeta sempre più piccolo, ma non ci entra in testa.
Qualche anno fa c’è stato un caso virtuoso, emblematico, sul quale destra e sinistra si sono accaniti senza pietà e senza esitazione: sto parlando di Riace.
Ci sono stato, a Riace.
Di ritorno da una trasferta per lavoro in Sicilia, ho parcheggiato a tre chilometri dal paese e ho camminato in quel paesaggio, bello e deserto, di collina costiera, fino all’abitato.
Mimmo Lucano a Riace. Foto dall’articolo “Dimentichiamo Riace?” (www.lanuovaeuropa.it)
Riace è un paese anonimo, senza alcuna attrattiva, abitato da gente rassegnata al vuoto della propria esistenza, che Mimmo Lucano era riuscito a far rivivere.
Lui è stato letteralmente massacrato, ma l’Italia è piena di posti come Riace: per il centro di Grosseto, come nei paesini dell’Amiata, d’inverno, si sente parlare solo romeno.
A Ponza ci sarebbero dai duecento ai duecentocinquanta ettari di terrazzamenti da ripristinare.
Farlo sarebbe necessario, dal punto di vista idrogeologico e utile, da quello economico: anche trovando i soldi, che forse ci sarebbero, e gli imprenditori, che forse si potrebbero trovare, chi andrà a lavorarci?
I ponzesi? Gli italiani? Non scherziamo…
Non so quale potrebbe essere la soluzione, ma di una cosa sono certo: da essa, qualunque essa sia, si misurerà il livello della nostra coscienza civile.
Note
(1) – Thomas Isidore Noël Sankara (Yako, 1949 – Ouagadougou, 1987) è stato un militare, politico, rivoluzionario e patriota burkinabé.
È stato un leader carismatico per tutta l’Africa occidentale sub-sahariana. Cambiò il nome di Alto Volta in Burkina Faso e si impegnò per eliminare la povertà attraverso il taglio degli sprechi statali e la soppressione dei privilegi delle classi agiate. Finanziò un ampio sistema di riforme sociali incentrato sulla costruzione di scuole, ospedali e case per la popolazione in estrema povertà, oltre a condurre un’importante lotta alla desertificazione con la piantumazione di milioni di alberi nel Sahel.
Il suo rifiuto di pagare il debito estero di epoca coloniale, insieme al tentativo di rendere il Burkina autosufficiente e libero da importazioni forzate, gli attirò le antipatie di Stati Uniti d’America, Francia e Regno Unito, oltre che di numerosi paesi circostanti. Questo stato di cose sfociò nel colpo di Stato il 15 ottobre 1987, in cui, all’età di 37 anni, il giovane capitano Sankara fu assassinato dal proprio vice, Blaise Compaoré [c’è una voce ampia e completa su Wikipedia (cfr.), da cui queste notizie essenziali sono tratte].
François Mitterrand in visita in Burkina nel novembre 1986, con Thomas Sankara
Scambi whatsapp Anna Lovato – Sandro Russo
4 Agosto 2023 at 16:14
Scrive Anna Lovato
https://fb.watch/mcdXJYk0Oq/
–
Scrive Sandro
Con Sankara sfondi una porta aperta… Da (più) giovane avevo in camera il manifesto del “Che” e lui era un altro mio mito. Ma vai a leggere la storia del Burkina Faso e vedi che titolo ha a parlare il tuo campione Ibrahim Traoré (presidente ad interim del Burkina Faso dal colpo di stato del 30 settembre 2022): hanno avuto un colpo di stato dietro l’altro! Lui è solo l’ultimo arrivato.
Condividerò stasera sul sito la lettera agli africani di Bernard Henry Levy (sta su la Repubblica di oggi). E’ francese (non proprio i più qualificati a parlare dell’Africa) e antipatico, ma stavolta condivisibile.
Quanto a Thomas Sankara, non posso pubblicare sul sito video da Facebook, che non tutti hanno, ma il discorso lo propongo da YouTube:
https://youtu.be/bZVd-l3JCuo
P.S. Lascio anche l’altro, per quanti riescono ad accedervi