Ventotene

L’Uncem a Ventotene, unità e impegno per la pace. L’intervento di Gennaro Di Fazio

a cura della Redazione

 

Martedì 18, come annunciato su questo sito, si è tenuto a Ventotene l’omaggio di Uncem, l’Unione Nazionale delle Comunità degli Enti Montani, ad Altiero Spinelli, presso la sua tomba. L’isola, rappresentata dal sindaco Carmine Caputo, ha ospitato una delegazione dei Rappresentanti delle Comunità Montane, tra cui il presidente nazionale Uncem Marco Bussone, il presidente dell’Uncem Lazio Achille Bellucci e il commissario della Comunità dell’Arcipelago Isole Ponziane Gennaro Di Fazio. Presente anche il presidente della 1^ commissione consiliare della Regione Lazio Flavio Cera.
L’evento rappresenta la II edizione (la prima c’era stata ad aprile dello scorso anno) di un’iniziativa che prende spunto dal Manifesto di Ventotene per riaffermare i principi della coesione e dell’unione in un momento particolarmente difficile per l’Europa.
Il Manifesto come antidoto a contrapposizioni e scontri, partendo dai territori.

Di seguito l’intervento del Commissario della Comunità dell’Arcipelago delle Isole Ponziane Gennaro Di Fazio

“Prima di iniziare questo mio breve intervento è giusto porre i doverosi ringraziamenti per la loro presenza e partecipazione: al Sindaco di Ventotene, il Dott. Carmine Caputo, a cui aggiungiamo un ulteriore grazie per l’ospitalità concessaci; al Presidente della 1^ commissione consiliare della Regione Lazio On. Flavio Cera, al Presidente dell’UNCEM nazionale Marco Bussone, al Presidente dell’UNCEM Lazio Achille Bellucci e a tutti i Commissari delle Comunità Montane del Lazio

Un anno fa, noi delle Comunità Montane e dell’Arcipelago Ponziano, quando venimmo qui a Ventotene per omaggiare Spinelli che, come si sa, insieme a  Rossi e Colorni  al confino su quest’isola dal 39 al 43 diede vita, con la pubblicazione de “il Manifesto di Ventotene”, all’idea di un’Europa Unita, denunciammo l’assurdità di quanto stava succedendo tra l’Ucraina e la Russia: una guerra, ai confini dell’Europa, che sembrava ormai facesse parte solo del passato, almeno nei paesi cosiddetti civili.

Oggi purtroppo la situazione persiste senza peraltro vedere all’orizzonte la fine delle ostilità, alimentando in tal modo il protrarsi dei populismi, tra le nazioni e all’interno di esse, con il rischio che la guerra possa allargarsi chissà fino a quali altri confini.

L’Europa esiste, ma, se è vera dal punto di vista geografico, annaspa purtroppo sotto gli altri aspetti, e forse anche sotto quello economico che, per quanto importante sia, non va dimenticato che deve essere al servizio dell’uomo e non viceversa. Sarebbe come confondere il fine, cioè il benessere dell’umanità, con il mezzo qual è per l’appunto l’economia.

Tuttavia, queste due condizioni, l’aspetto geografico e quello economico, non sono comunque sufficienti a realizzare l’unità europea, quella tanto agognata dai padri del federalismo, di cui l’isola di Ventotene rappresenta la “Capitale storica della costruzione morale e intellettuale dei relativi valori”.

Vanno quindi fatte sicuramente altre iniziative a carattere istituzionale tendenti a rafforzare tale unità. Abbiamo un Parlamento Europeo che, oltre a definire le economie, ha il titolo, ma anche – è giunta ormai l’ora – il dovere morale di promulgare iniziative politiche tendenti a bloccare i populismi vecchi e nuovi che, come si sa, con le loro ideologie scatenano crisi a vari livelli.

Purtroppo, sempre da più parti si sente un invito, quasi un’esortazione, un pressante e angosciante “Prima noi!”  Una voce che si sta diffondendo molto di più di un virus patogeno e si sta allargando dalle Nazioni alle associazioni economiche e alle famiglie fino ad arrivare ai singoli. Venti di tempesta all’orizzonte, come direbbe un uomo di mare… allora l’appello a tutti si fa forte ed imperativo a non rimanere indifferenti.

Churchill disse che era sicuro di vincere la guerra perché conosceva la Storia. Allora ripassiamola questa Storia al fine di evitare che il “Prima Noi!” non si trasformi in “Solo Noi!!!”. E la storia ci insegna, oltre a tante altre cose, che più è parcellizzato un territorio e più ci sono conflitti; più ci sono conflitti più ci si indebolisce economicamente, culturalmente e soprattutto moralmente. A volte però la storia non basta, bisogna ritornare alla filosofia quale attività spirituale che interpreta e definisce i modi del pensare, del conoscere e dell’agire umano.

Si sa che le relazioni sono più importanti dello stesso contenuto; e se, come disse Einstein: “il cervello è come un paracadute, per farlo funzionare bisogna aprirlo”, allo stesso modo ciò deve valere anche per la cultura e per l’economia, e questo va inteso per i rapporti che ci devono essere sia tra le nazioni che tra le persone.

Ma quali potrebbero essere le scelte che andrebbero a rafforzare l’unità europea e quindi tutti i benefici ad esse collegate? Sicuramente quelle di integrazione culturali. Eric Jozseef, presidente di EuropaNow, in uno dei suoi interventi sull’Unione Europea asseriva: “Dovremmo avere il coraggio di fissare gli standard minimi di offerta per garantire un maggior accesso alla cultura da parte di tutti i cittadini europei, una sorta di parametri di Maastricht della cultura”. Pertanto, al fine di portare a termine   questo processo di cambiamento che Jozseef si augura, è necessario che vengano raccordate le diversità che esistono tra i popoli. Allora bisogna cominciare a definire gli aspetti principali che possono creare questa Unione, come per esempio pensare ad una lingua ufficiale europea, oltre che ad una fiscalità, ad una sanità e ad una scolarità uguali per tutti, senza tuttavia trascurare una difesa comune, quindi conseguentemente anche come organizzare un esercito europeo.

Sono questi soli alcuni cenni, che però se proposti, nello stesso tempo, dalle istituzioni darebbero dei segnali molto forti tendenti a riaccendere le speranze per una Europa Unita.  E chissà che non sia di nuovo quest’isola di Ventotene a ispirare l’impeto per un nuovo risveglio al sogno dei federalisti europei.

Noi viviamo in un sistema complesso, quale è appunto la società, dove l’azione di ognuno condiziona l’assetto generale che a sua volta condiziona il singolo. Da ciò si deduce che è necessario dare ascolto e voce a tutti, alle piccole realtà come quest’isola e tutte le isole minori, così come ai piccoli centri montani, ai borghi di periferia e al singolo cittadino, sia che egli abbia un ruolo importante sia che appartenga alle classi umili, perché, come è risaputo, è da chiunque che può arrivare l’operato o l’idea vincente per risolvere i problemi.

A tal riguardo, prendo a prestito una delle tante frasi di Spinelli: “La civiltà moderna ha posto come proprio fondamento il principio della libertà, secondo il quale l’uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo centro di vita”.

Mi fermo qui, e nel terminare mi piace rievocare un aforisma che esprime la sintesi del pensiero dei federalisti europei che peraltro la Storia ci ha sempre dimostrato e che quindi dovrebbe essere ricordato nelle varie scelte, soprattutto in quelle in cui sono in gioco le sorti dell’Uomo indipendentemente se si tratta di uno sparuto numero di persone, di un popolo, o dell’umanità intera: “Nessuno vince da solo, né come singolo né come Nazione”.

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