Attualità

La guerra in Ucraina, un anno dopo

a cura della Redazione

Un anno fa iniziava il conflitto tra Russia ed Ucraina. Ricordiamo tutti i primi concitati giorni in cui il fior fiore degli analisti internazionali e le reti televisive tutte cercavano di fornire una ragione plausibile del conflitto, alle porte di una Europa “pacificata” da oltre settant’anni.


Zelensky incontra il suo esercito
(foto ANSA)

Il virgolettato è d’obbligo, visti i precedenti nella ex-Jugoslavia e della guerra strisciante in atto nel Donbass sempre tra Ucraina e Russia che si trascina dal 2014, ma comunque la percezione comune era che per la prima volta dal dopoguerra si stava riaffacciando lo spettro concreto di un conflitto mondiale tra potenze nucleari che andasse oltre le schermaglie, fortunatamente rimaste tali, all’epoca della crisi dei missili di Cuba.
Ad un anno di distanza cosa è cambiato?
Come leggere e prevedere gli sviluppi di un conflitto che da quella che poteva sembrare una sorta di guerra-lampo si è trasformato in uno scontro dagli esiti e dalla durata imprevedibili, con importanti implicazioni anche nell’economia internazionale?
Vi proponiamo due articoli, due visioni molto differenti su cui ragionare:

Il primo pezzo è un articolo uscito sul New York Times il 5 febbraio ad opera del giornalista Thomas Friedman con la collaborazione dello storico americano Robert Kagan:

Il secondo anno della guerra in Ucraina diventerà spaventoso.pdf

Il secondo pezzo, da www.italiaeilmondo.com, è a firma di Roberto Buffagni, con la supervisione del generale Bertolini e dello storico Gabellini:

Un anno di guerra in Ucraina (riepilogo ragionato), di Roberto Buffagni.pdf

***

Uno scritto di Piero Vigorelli da Facebook segnalato in link  (cfr. Commento di Vincenzo Ambrosino)

Piero Vigorelli
26 gennaio alle ore 15:57

CORRUZIONE IN UCRAINA
GOVERNANTI SCIACALLI
di Piero Vigorelli

Posso confessarlo? Sono allibito.
Perché mai? Ve lo dico subito.

Immaginiamo che in Italia venga scoperto un ampio giro di corruzione che coinvolge quattro viceministri, cinque governatori di Regione, alcuni fra i principali collaboratori del Presidente del Consiglio, un gruppo di magistrati fra i quali il vice Procuratore Generale, una decina di sindaci e altrettanti vicesindaco, affaristi vari.
Sullo sfondo, qualche giorno prima, la misteriosa morte di un ministro che volava in un elicottero precipitato in fiamme.

Verrebbe giù il mondo, in Italia, – giusto?
Lo stesso terremoto politico accadrebbe se uno scandalo del genere fosse scoperto in Francia, in Germania, o in altre nazioni occidentali. O no?

Ebbene, quell’ampio giro di corruzione è venuto alla luce in Ucraina, nei giorni scorsi.

Sono allibito perché se n’è parlato di striscio, per neanche due giorni, per timore di “macchiare” l’immagine angelica del paese aggredito.

In Italia e altrove ci si è accontentati del fatto che quelle figure apicali di governo siano state sostituite con un “rimpastino”, o lo saranno a breve.

Così, magari, Zelensky potrà collegarsi al Festival di Sanremo con l’aureola di un santo.

Ora, l’Ucraina è in guerra da un anno (il prossimo 24 febbraio). Una parte del paese è distrutto dalle bombe. Alcuni milioni di persone sono fuggite all’estero. I morti sono seppelliti in fosse comuni. Molte città sono senza elettricità e acqua. La gente gela al freddo del gelido inverno.

Fregandosene alla grande delle pene sopportate dal popolo ucraino, quei governanti sciacalli hanno intascato tangenti per l’acquisto di armi, per distribuire quelle armi ai soldati, e perfino hanno lucrato sul rancio da spedire alle truppe ucraine al fronte, triplicando il prezzo di patate e uova.

Fra costoro ci sono i viceministri della difesa e delle infrastrutture, i governatori di Kherson e Zaporizhzha, due regioni dove infuria la battaglia.
Nel frattempo, a Kiev, il numero due dello staff del Presidente Zelensky, scorrazzava a bordo di un Suv che la General Motors aveva donato all’Ucraina per scopi umanitari, per aiutare la gente a espatriare. Lo sciacallo se n’era appropriato.

Qualcuno potrà dire, – amaramente -, che tutto il mondo è paese. E invece no.

L’Ucraina, da quando è indipendente per la fine dell’Unione Sovietica (1991), è una delle nazioni più corrotte del mondo.
Nella classifica di “Transparency International” è al 122 posto su 180 nazioni considerate.

Da anni l’Europa monitora la situazione dell’Ucraina. La Commissione Europea, il Parlamento Europeo e la Corte dei Conti Europea in più occasioni hanno sottolineato (negativamente) il perdurare del livello di corruzione e l’aleatorietà delle misure messe in atto dai vari governi per contrastarla, compreso quello di Zelensky.

Se la domanda di adesione all’Unione Europea dell’Ucraina è ferma al palo, è perché non sono rispettati gli standard europei sui quali l’Europa si basa per accogliere una nuova nazione.

L’Ucraina non li rispetta per la corruzione diffusa, per i diritti umani violati, per la persecuzione del governo Zelensky contro gli organi di stampa e televisivi contrari al suo governo, per la messa al bando dei partiti di opposizione a Zelensky e per la chiusura delle Chiese ortodosse considerate filorusse.

In due parole, la democrazia in Ucraina è un optional.

Ciò detto, è anche lecito domandarsi….
Se la classe dirigente dell’Ucraina ha trafficato tangenti addirittura sotto i bombardamenti, – cosa accadrà quando, una volta terminata la guerra, serviranno almeno 2.000 miliardi di euro per la ricostruzione di città, ospedali, scuole, ponti, strade, porti, fabbriche, imprese agricole, centrali elettriche, rete telefonica, strumenti di tecnologia, treni, autobus, cemento, mattoni, chiodi, viti e quant’altro?

A handout photo made available by the Ukrainian Presidential Press Service shows Ukrainian President Volodymyr Zelensky (L, front), accompanied by Deputy Head of the Office of the President of Ukraine Kyrylo Tymoshenko (C), talking with the Head of the Mykolaiv Regional Military Administration Vitaliy Kim (R) during a working visit to the Black Sea port city of Mykolaiv, southern Ukraine, 18 June 2022. ANSA/UKRAINIAN PRESIDENTIAL PRESS SERVICE HANDOUT — MANDATORY CREDIT: UKRAINIAN PRESIDENTIAL PRESS SERVIC

 

6 Comments

6 Comments

  1. Silverio Tomeo

    8 Febbraio 2023 at 11:46

    UNA PROXY WAR?
    L’aggressione armata all’Ucraina di quasi un anno fa da parte della Federazione russa venne motivata come una “operazione speciale” da parte di Putin che negava la stessa realtà di quello Stato-nazione e puntava, con tutta evidenza, a un blitzkrieg, una guerra lampo. La cosa è fallita, la guerra si è incistata nell’Europa ed ha presto prodotto un effetto domino sulla scacchiera globale. Decine di migliaia caduti, se non più di duecentomila, da una parte e dall’altra, con in più le migliaia di civili ucraini, le distruzioni e il disastro economico di quel Paese. L’Ucraina aveva ed ha tuttora il diritto di resistenza, come è senz’altro giusto sostenerla con aiuti umanitari ed aiutare i milioni di profughi. Cosa diversa è continuare ad armare a tutto spiano quel Paese, ormai quasi oltre le armi difensive, poco distinguibili peraltro da quelle offensive, e fornirgli enormi sostegni economici solo per ipotecarne le risorse e la sua economia futura, sempre che ci sia. L’idea peregrina che l’Ucraina dovesse subito arrendersi per evitare spargimenti di sangue venne avanzata, tra gli altri, da quell’Alessandro Orsini che arrivò a sostenere che i bambini vivono bene anche sotto dittatura. Naturalmente l’ipotesi che quel conflitto possa terminare solo con la sconfitta militare dell’aggressore o dell’aggredito non porta al cessate il fuoco, alla tregua, alla trattativa con i necessari compromessi, con un qualche ruolo delle organizzazioni internazionali e della stessa Europa, ma dritti all’escalation, all’avvicinarsi della mezzanotte nucleare.
    Ma vediamo un altro dei leit motiv interpretativi, quello della proxy war, cioè della guerra per procura. Tra i primi ad avanzare questa idea, nel senso di una guerra della NATO preparata, se non voluta, ai danni della Russia di Putin utilizzando l’Ucraina, fu a caldo il filologo Luciano Canfora, come voce pubblica. Dopo un paio di mesi è stata la stessa propaganda di guerra di Putin e della sua cerchia diplomatica e militare ad usare questa argomentazione che continua tuttora. Non per un caso incidentale, allora, è stato edito in primavera un libro a quattro mani di Canfora e Francesco Borgonovo, vicedirettore del quotidiano “La Verità” e di note frequentazioni della destra più radicale, per l’ambigua casa editrice Oaks, di evidente ispirazione rosso-bruna e complottista, basta vederne il catalogo. Anche lo storico medievalista Franco Cardini lanciò a caldo questa ipotesi, una guerra per procura degli USA e della NATO contro la Russia, ma qui siamo più vicini alle sue origini politiche: la Jeune Europe, incunabolo nel lungo dopoguerra della nuova destra ideologicamente antiamericana. Che ora questo conflitto nel cuore dell’Europa sia ben presto diventato quasi una guerra per procura tra superpotenze nucleari non impedisce affatto di considerare le responsabilità di Putin che, con effetto controfattuale, ha allargato e rianimato l’alleanza Nord Atlantica. Ragionare sul nuovo disordine globale seguito al vecchio ordine bipolare della Guerra fredda nella crisi della globalizzazione è giusto, va fatto in maniera critica e certamente rispettando uno spettro di pluralità nelle interpretazioni. Ma le aporie di chi giustifica la cosiddetta “operazione speciale”, di chi critica con argomenti tradizionalisti e relativisti l’Occidente in questione, di chi considera come il patriarca russo ortodosso Kirill questa guerra in Europa come un “conflitto intestino”, sono inaccettabili. Giunti a questo punto si potrebbe parlare di proxy war di Putin contro l’Europa e quello che chiama “l’Occidente collettivo”, pur senza cadere nell’idea di uno scontro di civiltà già teorizzato a suo tempo da Samuel Huntington un anno prima dell’11 settembre 2011 degli attentati jihadisti negli USA.
    Così come è rischioso interpretare il nuovo disordine globale come scontro di culture e di religioni lo è anche interpretarlo solo come conflitto statuale di potenze tra i grandi spazi e oceani come vorrebbe l’abuso acritico della categoria che va sotto il termine di Geopolitica. Se nelle democrazie occidentali si va da anni verso una crisi della politica, quasi verso una post-democrazia, con nazionalismi, populismi e nuove destre sovraniste, le autocrazie dispotiche si irrigidiscono sino allo stato d’eccezione permanente nella scena globale e alla negazione dei diritti umani, sociali e politici al loro interno. L’antiamericanismo ideologico e culturale ha origini remote, è altrettanto sbagliato dell’oltranzismo nordatlantico, persino di più, a volte, se legato a visioni che negano il diritto ad avere diritti come universale. La democrazia non si dà senza democratizzazione, senza conflitto. La democrazia solo procedurale, senza contenuti sociali, è destinata a declinare. Euroscetticismo ed antieuropeismo non sono il giusto punto di vista per chi crede e spera nella possibilità di una Unione europea che superi il deficit di democrazia, che si dia una politica estera comune ed una sua difesa autonoma. Il pregiudizio antiamericano, quello non necessariamente ideologico, è il frutto del ruolo che si ebbe delle strutture nordatlantiche già subito dopo la Resistenza europea, non appena scoppiò la Guerra fredda. Soprattutto in Italia, dove agivano strutture parallele e una sorta di Stato-ombra, sino agli anni successivi all’implosione dell’universo totalitario sovietico. Quando nei primi anni ’70 agiscono in Italia stragisti, neofascisti, massonerie internazionali, strutture come Gladio, in Europa ci sono ancora la dittatura dei colonnelli in Grecia, il salazarismo in Portogallo ed il franchismo in Spagna. Ma solo nel nostro Paese per tutto un lungo decennio ci furono stragi, attentati, piombo nelle strade, uso anticomunista di strutture criminali. Anche nella transizione politica dei primi anni ’90, dopo un sistema politico bloccato dalla Guerra fredda, si assiste a stragi ambigue. Persino a Genova nel 2001 agiscono funzionari e servizi del vecchio Stato-ombra. Al patriottismo nazionalista e qualunquista bisogna saper opporre un sano patriottismo costituzionale e un sano europeismo progressista.

    Silverio Tomeo, per “Il Quotidiano di Puglia”

  2. Sandro Russo

    10 Febbraio 2023 at 05:52

    Tra i due punti di vista che abbiamo presentato sul sito, quello per forza di cose filo-americano (dal New York Times!) e quello (diciamo pure) filo-russo, Silverio Tomeo nel suo Commento fa una sintesi equilibrata e condivisibile. Non così l’eruditissimo Buffagni che denuncia la sua partigianeria attribuendo senza alcun dubbio la guerra all’ipotesi (del prof. John Mearsheimer) dell’aggressività della NATO e alla necessità di Putin di difendersi; non dà il giusto rilievo alla precedente annessione della Crimea (la menziona soltanto), ma soprattutto glissa su un fatto enorme e imperdonabile nei secoli a Putin: di aver valutato (e a ragione, come ben argomenta il nostro) i rapporti di forze in termini scacchistici ma non umani; da politico navigato per cui dieci o centomila morti (ucraini o russi neanche importa) sono solo numeri. Non è stato il primo ma potrebbe essere l’ultimo.
    Visto che si è parlato di Crimea ricordo solo di sfuggita il nostro beneamato Cavour che chiese di partecipare alla Guerra di Crimea (di Francia e Inghilterra contro la Russia, appunto! nel 1854) così che il piccolo stato sabaudo mandò 15mila uomini in quella terra, al tempo sconosciuta ai più, per avere “un migliaio di morti” (!) da far pesare sul tavolo delle trattative (al Congresso di Parigi, nel 1856), dove grazie al ministro inglese Claredon fu sollevata finalmente la questione italiana.
    Come per progressivi travisamenti del senso morale e della “ragion di stato” associati al cinismo dei grandi politici, si può arrivare a una guerra atomica.

    NB
    Sul sito, del punto di vista dell’umanità (piuttosto che filo-americano o filo-russo), ho già scritto:

    https://www.ponzaracconta.it/2022/10/03/lumanita-si-e-salvata-per-due-o-tre-miracoli/

    https://www.ponzaracconta.it/2022/03/06/epicrisi-362-la-situazione-e-tragica-ma-non-seria/

  3. vincenzo

    10 Febbraio 2023 at 08:35

    Il nostro ex Sindaco ha scritto un post che è molto interessante. Ci parla di corruzione in Ucraina.
    La gente muore e c’è chi specula.
    https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid02AWwG2uGptRcNoVHnU1TLBsq8Jwi3fd47dt2dnopBxLNpAmbsttErLWFYcARiUgpPl&id=100009153367540

  4. La Redazione

    11 Febbraio 2023 at 11:03

    Riceviamo numerose segnalazioni da lettori che non utilizzano Facebook e non possono aprire il link allo scritto di Vigorelli riportato da Vincenzo.
    A Vincenzo è stato detto più volte, ma non se ne dà per inteso.
    Ancora per questa volta lo trasferiamo nell’articolo di base.

  5. vincenzo

    13 Febbraio 2023 at 10:24

    Non capisco che cosa significa che i lettori non utilizzano Facebook. Facebook è un mezzo di diffusione di opinioni, notizie, articoli ed altro. Ma io, proprio per chi non utilizza Facebook, ho voluto inserire quel link. Io penso che gli italiani e in particolare il ponzese può essere interessato a quello che dice un ex sindaco di Ponza sulla questione Ucraina. Questa guerra interessa molto da vicino la nostra vita, anzi la sta condizionando nel suo degrado quotidiano. I Ponzesi devono sapere a chi diamo le armi e per chi facciamo questi sacrifici.

    In tutte le televisioni, nei telegiornali, sui giornali vediamo e leggiamo di Zelenski applaudito e osannato. Si presenta in maglioncino e scarponi e viene ricevuto da capi di Stato occidentali in giacca e cravatta a ripetere la sua storiella.

    In nessun telegiornale ho sentito parlare delle notizie che ha dato Vigorelli, per cui caro Sandro io ritengo importante che in democrazia passino tutte le notizie non solo quelle filtrate. E questa libertà la cerco soprattutto in un Sito che si ritiene libero e assolutamente indipendente come credo sia Ponza Racconta. Quelle notizie pubblicate da Vigorelli possono essere contestate, smentite ma io ritengo che se espresse e scritte vadano pubblicate. Ognuno uomo libero così può giudicare.

  6. Sandro Russo

    13 Febbraio 2023 at 18:26

    È difficile parlare con te, Vincenzo, e soprattutto farsi capire. Proprio per portare a conoscenza di tutti i lettori quanto ha scritto Vigorelli, abbiamo trasferito il suo pezzo ‘in chiaro’ nell’articolo di base, ma se insistiamo perché tu non proponga gli articoli in link da Fb, qualche motivo ci sarà. La parte di mondo che non utilizza quello che tu ritieni un formidabile “mezzo di diffusione di opinioni, notizie, articoli ed altro” – comizio a parte – quel link proprio non riesce ad aprirlo! È chiaro adesso?

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