Editoriale

Epicrisi 362. La situazione è tragica, ma non seria

 

di Sandro Russo

Ho avuto in dote dal destino la settimana più atroce da commentare: gli avvenimenti del pianeta e – nel loro piccolo – gli scritti del sito che di quegli eventi sono specchio, decaduta per sempre quella separatezza su cui abbiamo anche perso tempo a discutere… Come se i fatti di fuori riguardassero “gli altri” e non c’entrassero con Ponza. Lo vedete ora che siamo tutti sulla stessa barca?

Di variabile umore, noi disforici, in momenti diversi – della vita, del mese, della settimana, del giorno, ma che dico… perfino di ora in ora – mutiamo disposizione d’animo, inclinazioni, modo di vedere la vita (i famosi occhiali di diverso colore: en rose, bianco lattescente, all black), simpatie. Per non parlare degli scrittori e dei registi, che ora ci respingono, ora ci attraggono…
Prepotentemente, e contro ogni previsione, l’empatia dominante in questi ultimi tempi si è fissata su Stanley Kubrick (1), regista e (prima) fotografo, genio assoluto, patrimonio dell’umanità (per quello che vale).
È mutuata da lui la lettura di quel che sta accadendo nel mondo. Non a caso. Il film che sovrapponiamo agli eventi di questi giorni fu innescato dalla Crisi dei missili di Cuba (della fine del ’62), che lo scritto di Tano ha evocato sul sito (vedi in seguito).
Faccio mio perciò – si-parva-licet-ecceteraeccetera – l’approccio di Kubrick per raccontare fatti che non si possono raccontare in nessun altro modo.

Questo ha lasciato scritto il genio a proposito della genesi del film:
“Ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura con tutte le intenzioni di fare del film una seria trattazione del problema di una guerra nucleare accidentale. Ma appena incominciavo ad immaginare in che modo sarebbero dovute andare le cose, mi venivano in mente idee che ero costretto a scartare in quanto ridicole. In seguito mi resi conto che le cose che non prendevo in considerazione erano proprio le più verosimili. Dopo tutto cosa vi potrebbe essere di più assurdo dell’idea di due superpotenze che decidono di spazzare via ogni forma di vita umana a causa di un banale incidente, alimentato da divergenze politiche che tra un centinaio di anni sembreranno tanto prive di senso quanto oggi a noi le dispute teologiche medioevali?”.

Mi tocca dire sinteticamente della trama del film, prima che lo faccia qualche volenteroso collaboratore… È  vero che non tutti possono aver visto tutto, ma quelli che leggono Ponzaracconta hanno la curiosità e i mezzi necessari per accedere alle informazioni mancanti o ai messaggi nascosti “tra le righe”. Credo che questo sia uno degli obiettivi più pregevoli (e ambiziosi) del sito. Abbasso la pigrizia intellettuale!

Il film è la storia di una guerra nata per errore – a partire dalla fissazione di un generale per la minaccia comunista – che innesca una sequenza di eventi, surreali ma possibili, con il coinvolgimento delle forze armate statunitensi, il Presidente americano, l’unità di crisi (nella green room), gli ambasciatori e il presidente dell’Unione Sovietica e via discendendo, per tutta la catena burocratico-militare. Ma mentre l’ordine di attaccare e distruggere il nemico – pur se dopo complicate peripezie – può essere disinnescato, un unico bombardiere non si riesce a raggiungere, fermare e deviare dal suo obiettivo. Esso continua il volo per distruggere la base sovietica, il che innescherà l’ordigno “fine del mondo” (Doomsday Machine, ordigno da Giorno del Giudizio), in grado di iniziare una reazione a catena capace di distruggere completamente la vita sulla Terra. E questo è solo il sottofinale… perché il finale è ancora peggio!
Cosa ci potrà essere di peggio, lo potrete sapere vedendo il film… ma anche – non arrivo a tali gradi di sadismo – leggendo il .pdf della trama [da Wikipedia, allegato in Note (2)].

La particolarità del film è la gradevolezza e comicità del tutto… Malgrado il tema, si ride!. Per non parlare dell’interpretazione stratosferica di Peter Sellers in tre ruoli diversi (!) …e dovevano essere quattro!: il presidente americano Merkin Muffley (Marcato Muffoso, ma merkin è anche una parrucca pubica); lo scienziato pazzo, il dott. Stranamore (tradotto letteralmente da Strangelove) e il colonnello inglese Lionel Mandrake (Mandrake!), distaccato presso la base americana.

Peter Sellers nel ruolo di tre personaggi diversi nel film

Peter Seller si produce in caratterizzazioni incredibili (il suo dr. Stranamore ha delle componenti meccaniche, si muove in carrozzella e il braccio destro, coperto da un guanto nero, ogni tanto compie gesti automatici, indipendenti dalla volontà del titolare, come strangolarlo o scattare in avanti nel saluto nazista Heil! (in neurologia il fenomeno è noto come “sindrome della mano anarchica”).

E i nomi poi… Mandrake, Strangelove, il col. ‘Bat’ Guano (guano di pipistrello), il pilota magg. King Kong, il generale Jack D. Ripper (si pronuncia come Jack lo Squartatore)…

Le grandi domande (!) del film… Perché gli aerei atomici USA attaccarono la Russia? Dov’era il capo dell’Urss quando suonò il telefono della linea diretta? Perché il dr. Stranamore voleva 10 donne per ogni uomo? Perché il destino del mondo era legato a una macchina di Coca Cola? Perché i paracadutisti USA invasero la loro stessa base? Che cos’è la macchina Fine del Mondo?

La War Room della Casa Bianca, imponente e maestosa, è completamente opera di fantasia, creazione degli scenografi del film. Kubrick volle che la superficie del tavolo della War Room fosse verde, in modo tale da far sembrare che i leader mondiali stessero giocandosi a poker – con i relativi bluff e macchinazioni propri del gioco – il destino del mondo. Tuttavia, la pellicola fu girata in bianco e nero a causa del budget limitato e quindi questo dettaglio non è potuto apparire agli occhi dello spettatore.

Riding the bomb… Il maggiore ‘King’ Kong deve disincagliare manualmente la bomba che si è bloccata; ci riesce e quella si sgancia mentre lui la cavalca come un cavallo al rodeo 

Non c’è altro da premettere e comprendere, prima di andare ad elencare gli articoli di questa settimana.

Tanti dedicati alla guerra in corso:

Bellum iniustum, di Pasquale Scapati (un ripasso storico)
Di quel poco che so sull’Ucraina… (di Michele Lebotti, proposto da Enzo Di Giovanni)
Signori e Signori… Ecco a voi Von Clausewitz! (possibili analogie con le decisioni di Putin? di Tano Pirrone);
La guerra dei poveri cristi (di Franco De Luca);
Paralleli. Altre crisi (un richiamo storico di Tano Pirrone)

Alcuni in vario modo centrati sulla figura del presidente russo:
La guerra che non doveva mai cominciare. I contributi di Gad Lerner e Stefano Massini (con sprazzi sull’infanzia del “grand’uomo”, proposto dalla redazione);
Un leader nel suo labirinto (articoli di Bernard Guetta e Federico Rampini segnalati da Sandro Russo e Gianni Sarro);
Attento Vladimir o finirai come il Duce (due dittatori a confronto, di Emilio Iodice);

A parte tutte le altre valutazioni uno che ha un patrimonio personale stimato tra i 100 e i 200 miliardi di dollari, perché dovrebbe volere la fine del mondo? – fonte: newsprima.it – Ognuno risponda in base al proprio personale buonsenso. Molti infatti, per l’attuale regime russo, parlano non tanto di oligarchia quanto di cleptocrazia [dal greco: kleptō (rubare) e kratos (potere), ovvero governo del furto], “una modalità di governo deviata che rappresenta il culmine della corruzione politica e una forma estrema dell’uso del governo per la ricerca del profitto personale di chi occupa posizioni di potere” (da Wikipedia).

Altri articoli sul sito, correlati alla guerra, e sulle possibili risposte da “pacifisti”, realisti e progressisti:
Lo scrittore va alla guerra (proposto da Sandro Russo);
Gli angeli intervengono nella guerra in Ucraina (raffronti con la visita del papa dopo il bombardamento di Roma, San Lorenzo del 19 luglio ’43 e articolo di Michele Serra, proposti da Sandro Russo);
Noi siamo in guerra (di Franco De Luca).

A proposito di pacifismo, la sinistra è riuscita a dividersi pure su questo tema, come pure sul tipo di aiuti da fornire all’Ucraina (armi generiche, armi “solo di difesa”, tutto meno che le armi; solo solidarietà, coperte e viveri; altro…)

A parte la guerra, c’è anche vita sul sito (…non tanta, anche ricorrenze di persone che non sono più tra noi (Dalla, Pasolini). Ma qualche nota lieta, a cercar bene, si trova:
Una canzone per la domenica (185). ELP a Baglio Campisi (guarda caso con tanto di carro armadillo in copertina, di Tano Pirrone);
Un cappello pieno di fiori (delicato incontro di Silveria Aroma con una donna, suppongo ucraina);
Molte estati fa… (di Franco De Luca. Indimenticabile Marietta ’a gaitana! …a me ha curato una spalla contusa dopo una capriola sulla battigia arèt’a Caletta);
La riscoperta dei vini di Ponza, di Massimiliano Rella (segnalato da Enzo Di Giovanni);
A Formia, venerdì 4 marzo, in ricordo di Lucio Dalla (proposto dalla Redazione);
‘Visioni di cinema’, per il centenario una monografia su Pasolini (di Luisa Guarino);
Uno, dieci, cento PPP (di Tano Pirrone, il ricordo sentito di uno che Pasolini ce l’ha dentro).

Infine qualche pennellata intinta nei colori (e nei problemi) ponzesi:
I legami di Ponza con la Sardegna (di Claudio Inconis, segnalato e commentato da Sandro Vitiello);
Primma ’i stasera (poesia e recitazione in dialetto di Franco De Luca);
Colloquio con Mariano: dal verbale di insediamento dell’Amministrazione Ferraiuolo (prima parte) (di Vincenzo Ambrosino);
Storia di un’intervista (mancata) al Sindaco di Ponza (di Tano Pirrone, con diversi commenti: intervista nata come una scommessa e un tentativo di chiarimento, ad alto rischio di strumentalizzazioni indesiderate… work in progress: staremo a vedere!)

Che maratona! …qualche articolo manca – mi scuseranno gli Autori -, ma l’essenziale ho cercato di metterlo dentro.
Buona domenica

 

Note

(1) –  Filmografia di Stanley Kubrick (New York, 1928 – St. Albans (UK) 1999) – regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense naturalizzato britannico (fonte Wikipedia): Paura e desiderio (Fear and Desire) (1953); Il bacio dell’assassino (Killer’s Kiss) (1955); Rapina a mano armata (The Killing) (1956); Orizzonti di gloria (Paths of Glory) (1957); Spartacus (1960); Lolita (1962); Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb) (1964); 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey) (1968); Arancia meccanica (A Clockwork Orange) (1971); Barry Lyndon (1975); Shining (The Shining) (1980); Full Metal Jacket (1987); Eyes Wide Shut (1999).
Una rara concentrazione di capolavori in una produzione relativamente esigua (è morto a 71 anni, nel pieno della creatività, a montaggio non ancora ultimato di Eyes wide shut); un’impronta indelebile sul cinema, per originalità, tecnica e per la sua visione del mondo (un cinismo umanistico, lo definirei: amava l’umanità ma non riponeva alcuna fiducia nell’uomo!).
Per quanto sia difficile scegliere, i miei preferiti sono: quello di cui parlo più estesamente qui, Dr Strangelove, e Full Metal Jacket. Quest’ultimo (il titolo si riferisce alla guaina in ottone ramato che incamicia i proiettili) con almeno due personaggi – attori indimenticabili: il soldato buono, Matthew Modine e il sergente cattivo Hartmann, Ronald Lee Ermey.

(2) – Il file .pdf con la trama del film (da Wikipedia):
Trama del film Dr Strangelove (da Wikipedia)

Trailer originale da YouTube (con sottotitoli in italiano):

YouTube player

***

Appendice del 6 marzo, h 23 (cfr. Commento di Sandro Russo)

Riporto qui di seguito L’amaca di Michele Serra da la Repubblica di domenica 6 marzo sui temi trattati nella mia epicrisi.
Articoli di Serra sono stati citati e riportati più volte, nella settimana appena trascorsa. In particolare anch’io avevo segnalato quella particolare Oligarchia che si può chiamare a ragione Cleptocrazia, o governo dei ladri. Il popolo russo passa da una schiavitù all’altra. Quando ha provato a fare una rivoluzione si è ritrovata sotto il tallone di Stalin. I regimi successivi sono storia recente. Ora Putin.
La libertà non l’ha mai sperimentata. Meriterebbe una sorte migliore

Oligarchia non è democrazia
di Michele Serra

Il sequestro dei beni degli oligarchi rischia di essere solo il lato pittoresco della catastrofe, con tutti quei villoni abbandonati e quei panfili burini alla deriva. È invece, della tragedia, una delle cause meno sondate, perché, ditemi se sbaglio, il contrario del comunismo avrebbe dovuto essere democrazia, non oligarchia.

Nell’ultimo decennio del Novecento, sotto Boris Eltsin (zar Boris, abbiamo poca fantasia nei nomignoli, noi dei media) una cerchia molto ristretta di persone si è intestata per intero l’immenso patrimonio statale dell’Unione Sovietica. Come sia potuto avvenire è uno dei grandi misteri della storia contemporanea.

Oggi si sente dire che l’umiliazione della Russia profonda, dopo il disfacimento dell’Urss, è una delle cause prima del successo politico e poi dell’aggressività di Putin (quasi tutti i dittatori, del resto, attingono forza dalla sofferenza popolare).

Sarebbe importante domandarsi quanta di questa umiliazione dipende, come dire, da un problema tutto interno alla Russia, ovvero la spaventosa iniquità della ripartizione del bottino.

Patrimoni multimiliardari (vuol dire: una sola persona possiede molte migliaia di milioni di euro) che hanno poco a che fare con una crescita economica equilibrata e coinvolgente, con la nascita di un ceto medio democratico, con il miglioramento diffuso delle condizioni di vita.
La Russia prima ingabbiata e imbavagliata, poi, aperta la gabbia, spogliata e di nuovo imbavagliata. Al primo posto, nell’agenda politica del buon senso, dovrebbe esserci: attivare forti, costanti, solidali rapporti con i democratici russi, ovunque essi siano o si nascondano.

 

1 Comment

1 Comment

  1. Sandro Russo

    6 Marzo 2022 at 23:09

    Riporto qui di seguito L’amaca di Michele Serra da la Repubblica di domenica 6 marzo sui temi trattati nella mia epicrisi.
    Articoli di Serra sono stati citati e riportati più volte, nella settimana appena trascorsa. In particolare anch’io avevo segnalato quella particolare Oligarchia che si può chiamare a ragione Cleptocrazia, o governo dei ladri. Il popolo russo passa da una schiavitù all’altra. Quando ha provato a fare una rivoluzione si è ritrovata sotto il tallone di Stalin. I regimi successivi sono storia recente. Ora Putin.
    La libertà non l’ha mai sperimentata. Meriterebbe una sorte migliore.

    Oligarchia non è democrazia
    di Michele Serra
    In appendice all’articolo di base

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