Attualità

L’umanità si è salvata per due o tre miracoli

proposto da Sandro Russo

Leggevo libri di fantascienza quand’ero ragazzino. Quello che mi hanno lasciato, oltre al dispiegamento della fantasia a tutto campo, è stata – per quello che riguarda il sotto-genere Fs catastrofica – una buona conoscenza e una particolare sensibilità per tutto quel che riguardare l’uscita di scena dell’umanità. Per questo ho notato – e vorrei segnalare ai lettori del sito – questo bell’articolo di Gianni Riotta (il primo in alto a sinistra nel frontespizio de La Repubblica di oggi, lunedì 3 ottobre): e nelle pagine interne nella sezione Primo Piano, non in Cultura, intendo, anche se ci sono molti riferimenti letterari e cinematografici. Ma l’articolo tratta di eventi ben reali e documentati, anche se non troppo noti al grande pubblico.
Leggete con attenzione. In fondo sono riportate le citazioni inserite nell’articolo (allegato anche in formato .pdf), oltre a qualche altro scritto pubblicato sul sito. Un tema molto attuale.
S. R.

Nagasaki. Il fungo atomico sulla città giapponese colpita il 9 agosto del 1945

LA STORIA
Torna il Partito della Bomba. Anzi, non se n’è mai andato
di Gianni Riotta

Grazie ad anni di film e romanzi pacifisti ci illudevamo fosse un arnese ormai obsoleto.
Invece da Hiroshima in poi c’è chi ne rivendica l’uso e non solo come deterrente

«Quando me ne andai, nelle strade dell’Avana i giovani cantavano “Nikita, mariquita, lo que se da, no se quita ”, “Nikita, f…, non si tolgono i regali”…»: così lo scrittore peruviano premio Nobel Mario Vargas Llosa ricorda l’ottobre 1962 quando, inviato a Cuba per una tv francese, seguiva la crisi dei missili fra il presidente americano John Kennedy e il rivale sovietico Nikita Chrušcëv. Dopo tredici giorni terribili, dal 16 al 29, l’Urss cede, ritirando le testate atomiche da Cuba, e il ventiseienne Vargas Llosa, accorso, racconta nelle memorie Il richiamo della tribù (Einaudi), «commosso fino al midollo», scopre con raccapriccio che i militanti castristi insultano Chrušcëv perché volevano armi atomiche e guerra totale.

Anni di pace, film pacifisti come The day after, che con le immagini del Kansas incenerito da testate H tenne, il 20 novembre del 1983, 100 milioni di americani davanti alle tv, l’epopea 2006 de La strada (1) di Cormac McCarthy, romanzo premio Pulitzer, poi film struggente di John Hillcoat, ci han fatto dimenticare la lezione del ragazzo Vargas Llosa: da Hiroshima e Nagasaki 1945, le armi atomiche hanno il loro “Partito”, che le rivendica non come deterrenza, minaccia, ma arma di primo attacco.

Chi ricorda l’ufficiale di Marina sovietico Vasili Arkhipov che, a bordo di un sottomarino armato di siluri atomici, il 27 ottobre 1962, al largo dell’Avana, si vide messo a segno da ordigni di profondità Usa? Due suoi colleghi, senza contatti radio con la patria, decidono che la guerra nucleare è cominciata e predispongono il lancio. Arkhipov impugna il regolamento, impone l’unanimità degli ufficiali, e salva l’umanità.

Ventuno anni dopo, 26 settembre 1983, tocca al tenente colonnello Stanislav Petrov scongiurare l’olocausto. Sul suo video appare l’allarme “Lancio!”, cinque missili Usa Minuteman sarebbero stati in volo verso l’Urss, si doveva contrattaccare su Europa ed America. Il presidente Reagan aveva varato il programma Guerre stellari, aria di Guerra fredda, e il primo settembre un missile Sukhoi di Mosca aveva abbattuto un aereo di linea sudcoreano, scambiato per un volo spia, 269 morti innocenti e, a lungo, disinformazione del Cremlino.
Petrov non scatta, aspetta e pochi minuti dopo scopre che il falso blitz altro non era che riflesso del sole sulle nuvole.

Secondo studi del Congresso americano, le due superpotenze avevano allora un totale di 59.109 testate (2), capaci di cancellare dalla Terra 288 milioni di esseri umani nel primo lampo, e fino a due miliardi nell’inverno nucleare, carestia e guerre a seguire.
William Perry, 89 anni, ex segretario della Difesa, ricorda la chiamata stravolta di un ufficiale, «duecento razzi atomici russi ci volano contro, che facciamo? », solo per scoprire un «errore tecnico».
E le tre testate all’idrogeno cadute, per incidente, nel 1966 a Palomares, in Spagna, la quarta inabissata nel Mediterraneo?

Oggi il presidente russo Vladimir Putin, battuto sul campo in Ucraina, ripete la minaccia di «armi atomiche a bassa intensità» e il Partito della Guerra interno, vedi il satrapo ceceno Ramzan Kadyrov, lo aizza. Iblogger militari russi rilanciano e c’è chi dice, a Mosca, che l’attentato in cui ha trovato la morte in agosto Darya Dugina, figlia del leader nazionalista Aleksandr Dugin, sia messaggio agli estremisti di casa: non alzate troppo il tiro.

McGeorge Bundy, consigliere per la Sicurezza nazionale di Kennedy, scomparso nel 1996, chiacchierando del suo saggio monumentale sulla strategia nucleare, Danger and survival: choices about the bomb in the first fifty years, 1988, mi disse con il sorriso aristocratico di Boston: «Voi parlate della crisi a Cuba, ma andammo più vicino allo scontro atomico sulle dimenticate isole Quemoy e Matsu, scogli ignoti». Tra il 1954 e il 1955, la Cina di Mao Zedong bombardò a tappeto l’arcipelago di Quemoy e Matsu, disputato ai nazionalisti di Chiang Kaishek. Davanti al blitz, il capo di Stato maggiore Usa, ammiraglio Arthur Radford, predispose all’unanimità piani di attacco atomico, se Mao avesse ordinato uno sbarco di massa.

Il poeta beat Gregory Corso leggeva nel 1958, a Oxford, i suoi versi, “Motore della Storia Freno del Tempo Tu Bomba Giocattolo dell’Universo… ”, poema su una sola lunghissima pagina, con il testo ad assumere la sagoma del fungo nucleare e, nel 1966, la band italiana “I Giganti” canticchiava ironica «Noi non abbiamo paura della bomba…»: tempi perduti.

Nel 1994, con i Memorandum di Budapest, l’Ucraina indipendente rinunciò alle armi nucleari, in cambio di rispetto dei confini da parte del Cremlino. Kiev controllava un arsenale formidabile, 5.000 testate anche termonucleari, pari a Usa e Russia. Volodymyr Tolubko, comandante militare e parlamentare, ammonì invano i connazionali: «Siete romantici e avventati… conserviamo qualche missile, terrà a bada i russi». Non lo ascoltarono, persuasi che “la Bomba” fosse arnese obsoleto del XX secolo: è arma decisiva del XXI, ora l’Ucraina lo sa, con amarezza, e nessun Paese, mai più, vi rinuncerà.

L’articolo in formato .pdf: Repubblica 03.10.22 pag 5

 

I film

Il dottor Stranamore
Protagonisti del film di Kubrick del 1964 sono un generale che vuole colpire la Russia con ordigni nucleari e il presidente Usa che tenta di fermarlo (A questo film è stata dedicata un’intera epicrisi, del 6 marzo 2022, a una settimana dall’inizio della guerra in Ucraina: leggi qui )

Solo per i tuoi occhi
Nel 12esimo 007 (Glen, 1981) Bond distrugge un dispositivo per lanciare testate nucleari e spiega al Kgb: “È la distensione: non l’abbiamo noi, non l’avete voi”

Wargames Giochi di guerra
Nel film del 1983 di Badham un informatico entra per errore nel server che gestisce la difesa nucleare Usa e rischia di scatenare una guerra mondiale 

The day after
Nel 1983 il film di Meyer con il fungo atomico su Kansas City: quando andò in tv fu aperto anche un call center gratuito per confortare gli spettatori più impressionabili

Note

(1) – Nominati nel testo: La strada – The Road di Cormack McCarthy (premio Pulitzer 2006) narra di un mondo degradato dopo una catastrofe imprecisata – freddo e inospitale -, in cui un padre e un figlio vagano alla ricerca di un sud dove sperano – ma non è certo – la vita sarà ancora possibile. Il film di John Hillcoat (2009), con Viggo Mortensen e Charlize Theron, è passato alla Mostra del Cinema Festival di Venezia di quell’anno con lo stesso titolo: ‘The road’.

(2) – Di Michele Serra. L’amaca sul collezionismo delle bombe: leggi e ascolta qui

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