Emigrazione

A Parma una mostra sull’emigrazione

segnalato dalla Redazione

L’emigrazione ponzese, soprattutto negli USA e in Sud America, è un argomento che ci sta a cuore e a cui abbiamo dedicato molti articoli. Digitare  – Emigrazione – nella sezione CERCA NEL SITO in Frontespizio:
L’emigrazione ponzese nel nuovo mondo ha avuto tre diversi picchi di incidenza.
– una prima ondata, di modesta entità, ebbe luogo a fine Ottocento, primi del Novecento. Emblematica al riguardo la storia di Silverio Mazzello (un errore di trascrizione all’anagrafe) giunto in Argentina con la sua famiglia nel 1891;
– un secondo flusso migratorio, più consistente, nell’intervallo tra le due guerre (Silvio Iodice, il papà del nostro Emilio Iodice sbarcò in America ai tempi della grande depressione del 1929 – un articolo tra i tanti);
– infine nel primo dopoguerra (dal 1945 e a seguire) in relazione alle acute difficoltà economiche che attraversava l’isola (emigrazione prevalentemente da Le Forna, in diretta o indiretta relazione con la presenza della miniera di Bentonite): la storia di Ralph De Falco, per esempio, e di molti altri
Abbiamo raccolto storie e testimonianze, dai conoscenti e dagli eredi di queste persone coraggiose e da loro stessi, per le esperienze più recenti. Poiché le storie di emigrazione si somigliano tutte, nei loro tratti essenziali, ci fa piacere segnalare questa Mostra, che ne delinea i tratti fondamentali e ci impegna a non dimenticare

L’articolo completo in formato .pdf è riportato in fondo all’articolo

GUIDE. I viaggi della speranza
Emigranti in cerca di fortuna, la storia si ripete
di Francesca Gugliotta – da la Repubblica dell’11 marzo 2022

Fotografie, lettere e manifesti raccontano quando gli italiani partivano in cerca di fortuna

“C’è qualcosa di più commovente dell’addio?”, scrive un emigrante italiano in partenza il 28 settembre 1926. Le emozioni stridenti, le paure, le aspettative, spesso disattese, di chi lasciava l’Italia, da metà Ottocento in poi, per un futuro migliore, sono condensate nella toccante Mostra Partivano i bastimenti. Home sweet home America di Mercanteinfiera, a Fiere di Parma da oggi al 20 marzo.

«Siamo diventati una nazione di immigrati, ma ci dimentichiamo di essere stati un Paese di emigranti, i destini si sono rovesciati», racconta il curatore e giornalista Massimo Cutò. La mostra prende in considerazione un arco temporale di un secolo: «Dal 1861 al 1961, quando il fenomeno si esaurisce, o meglio, si trasforma in quella che viene chiamata oggi la fuga dei cervelli». In esposizione oltre duecento oggetti, come le lettere degli emigranti, le foto, le coccarde che gli italiani indossavano come segno della comunità di appartenenza, gli ex voto alla Madonna, cioè i dipinti commissionati da chi superava la pericolosa traversata per mare, ritrovamenti che Massimo Cutò ha raccolto in oltre trent’anni con gli amici Paolo Cresci e Italo Mario Chiesa, che non ci sono più e ai quali il curatore dedica l’evento.

Testimonianze che restituiscono un secolo di emigrazione transoceanica, il più grande esodo della storia moderna: «Nel 1861 l’Italia contava 26milioni di abitanti, in un secolo altrettanti milioni sono fuggiti all’estero dalle regioni più povere di allora, come Veneto, Campania, Sicilia, nel 1910 New York era la quarta città “italiana” per numero di abitanti, dopo Roma, Napoli e Milano».

L’integrazione è stata lenta: «Gli italiani in America vivevano in quartieri ghetto, spesso affidandosi alla delinquenza, ma chi ce l’ha fatta è riuscito a dare un contributo enorme allo sviluppo americano, senza mai dimenticare casa, l’Italia, come un eterno vivere a metà». Tra gli oggetti esposti, i manifesti delle navi che effettuavano le rotte verso Nord e Sud America: «Le compagnie si facevano concorrenza a colpi di allettanti slogan, con immagini di imbarcazioni lussuose, ma, una volta a bordo, i nostri connazionali scoprivano una realtà ben diversa, stipati al freddo nella terza classe.

Sarà Edmondo De Amicis, autore del libro Cuore, imbarcatosi a fine Ottocento sul Galileo, a smascherare e denunciare le condizioni miserevoli dei passeggeri». I visitatori di Mercanteinfiera potranno leggere il brano Sull’oceano di De Amicis, «e ascoltare tre canzoni», continua il curatore, Titanic di Francesco De Gregori ((*), Lettera di là dal mare di Massimo Ranieri, e Italiani d’Argentina di Ivano Fossati, insieme ai canti degli emigranti, come Santa Lucia lontana e la genovese Ma se ghe pensu.
Un percorso emozionante e drammaticamente attuale: «Nel 1910, Angelo, 17 anni, partì dalla Lucchesia, in Toscana, per il Brasile con due sacchetti di lino cuciti nella camicia, uno con le spezie, l’altro con l’odore della sua terra, un’immagine che ricorda il ragazzino annegato davanti a Lampedusa nel 2010 con la pagella scolastica nel giubbotto. La storia si ripete».

Foto di Francesca Marchi
Destinazione, le Americhe. I due transatlantici gemelli Saturnia e Vulcania, attivi dal 1926 (foto di Francesca Marchi)

[Da la Repubblica dell’11 marzo 2022]

Note

(*) – Le canzoni della trilogia del Titanic sono presenti sul sito:
L’abbigliamento di un fuochista
La canzone che dà il titolo all’album
I muscoli del capitano

***

Appendice del 12 marzo 2022 (Cfr. Commento di Biagio Vitiello)

Mio nonno Biagio Vitiello è stato in America oltre un secolo fa dove ha fatto uno dei lavori più duri: minatore nelle miniere del West Virginia. Vi conseguì anche un diploma di primo soccorso.

1 Comment

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  1. Biagio Vitiello

    12 Marzo 2022 at 13:51

    Mio nonno Biagio Vitiello (da cui ho preso il nome) è stato, oltre un secolo fa, per due volte in America dove ha fatto uno dei lavori più duri: minatore nelle miniere del West Virginia. Vi conseguì anche un diploma di primo soccorso.

    Immagini dei documenti nell’articolo di base (a cura della Redazione)

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