Ambiente e Natura

Ciclicità nella natura, ciclicità nella storia

di Francesco De Luca

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Se ne sono andati. Oggi 27 marzo i pettirossi che mi hanno accompagnato nell’inverno 2020-21 sono andati via. Quelli che gironzolavano intorno casa mia, quelli, non ci sono più. Uscivo nel cortile, per una ragione qualsiasi, a portare fuori l’immondizia, sbattere la tovaglia, andare in giardino, ed ecco lui, saettare vicino, fermarsi a due passi, guardarmi incuriosito o postulante o semplicemente attento. Beh, no, il suo svolazzare d’intorno aveva una precisa funzione. Bastava mettere qualche mollica di pane sul parapetto e subito si fiondava a beccare. Per cui sembrava che il suo farsi avanti avesse lo scopo di controllare se i miei movimenti portassero a qualche frutto. E dunque io uscivo, lui si avvicinava, e io gli davo il cibo. Oppure lui saltellava sul pavimento a due passi dalla porta, io uscivo e lasciavo le briciole. Un circolo vizioso, o virtuoso.

Eppoi a comparire era lui, ma che sia stato sempre lo stesso è una indulgenza mentale. Ce n’ erano diversi e talora ne ho visti due beccarsi fino a che uno lasciava lo spazio. Sempre rimanendo vicino casa. Come ho fatto ad accorgermene? Semplice. C’ era uno che si arrischiava fino ad un metro dalla mano, e ce n’era un altro più diffidente che si portava sul pane soltanto quando mi ero allontanato.

Comunque, sia dell’uno  sia dell’altro non c’è traccia. Sono emigrati. Più a nord. Ritorneranno in autunno. Spero.

La caducità della mia esistenza mi suggerisce parole di speranza, ma la natura non segue lo stesso percorso. Essa ripeterà il suo ciclo inesorabilmente. Il suo moto è ciclico. Con qualche sbavatura ma con ripetitività rispettosa. Perché c’è una necessità insita nella sua costituzione, e una infima casualità che ne scombussola talvolta l’ordito.

Le vicende umane hanno lo stesso andamento? No. Le vicende umane sono frutto di accidenti e intenzioni e perciò possono anche essere attribuite a paternità.  La Storia, che queste vicende analizza e studia, talvolta ha scorto analogie, ripetizioni, fasi concatenate, tali da teorizzare una ciclicità, detta “corsi e ricorsi storici”. Quella di Vico in verità è la concezione più plateale, ripresa e resa dottrinale dallo storicismo idealistico. Perché il principio che l’andamento delle vicende umane segua una modalità a tre fasi: tesi-antitesi-sintesi succube di una volontà superiore ( provvidenziale ) ha sempre attirato il pensiero. Più pragmaticamente occorre riconoscere che la Storia ha l’andamento che gli uomini le danno. E allorquando i modelli esecutivi si rifanno a stereotipi del passato non sortiscono lo stesso effetto. Si pensi, tanto per esempio, al ‘sovranismo’ come oggi è caldeggiato da talune forze politiche. Sembra echeggiare i totalitarismi del secolo scorso. Ne hanno soltanto la pericolosità. Il resto è un portare alla ribalta le istanze del ceto medio che tenta, nell’agonia, di non sprofondare nella classe sociale inferiore, sotto l’incalzare della potenza di fuoco della classe alta, svincolata dalle nazioni, dalle pressioni sindacali, prona alla finanza.

Tutto questo può avere una risonanza nella situazione ponzese?

Non voglio stimolare gli spiriti inquieti che leggono questo Sito. Mi fermo a considerazioni elementari.

L’Amministrazione comunale attuale non ha precedenti simili. Ha percorso una strada tutta sua. E’ nata con un impegno prioritario (raggiunto), e doveva cementare un concerto di personalità e interessi che avrebbero potuto guidare il futuro dell’isola. E’ avvenuto, questo è il mio giudizio, che questo secondo impegno non abbia seguito l’iter ipotizzato. L’intesa fra talune personalità non è avvenuta, e gli interessi, da popolari, quali dovevano essere, sembrano diventati elitari. Stanno prendendo il sopravvento gli interessi elitari. Che hanno origine e destinazione economiche. Il che non gioca a favore della  ‘sostenibilità’. Perché? Perché la sostenibilità non persegue lo sfruttamento bensì l’equilibrio delle forze in campo. Per dirla chiaro: il sociale deve porsi in equilibrio con l’economico e con l’ecologico.

Cosa c’entra la sostenibilità? C’entra perché, al di fuori dell’impegno alla sostenibilità ogni politica risulterà dannosa al nostro territorio e alla nostra cultura. Non riesco a discostarmi da questo principio che mi appare, alla luce di quanto si è compreso sui fenomeni planetari, inderogabile.

Ovvietà… direte, oppure ideologia estremista… Ad un anno di distanza dalle prossime votazioni amministrative mi appare lontano ogni riferimento alla ciclicità degli avvenimenti. C’è una nuova fase da affrontare per l’isola. Nuova perché ha un compito urgente: ridare al territorio la sua importanza e, insieme, ridare centralità alla cultura ad esso congenita.

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