di Pasquale Scarpati
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Cara Martina, ti racconto una storiella.
C’era una volta un re che abitava arroccato su una montagna. Dalle ronde del suo castello vedeva inerpicarsi una strada che al tempo dei suoi antenati era bella e agibile. Con il passare del tempo o per incuria o per incapacità dei suoi predecessori questa strada si era alquanto dissestata. Comunque, essendo l’unica strada di collegamento, su di essa transitavano, anche se a fatica, carretti trainati da muli che portavano le vettovaglie. Un giorno, finalmente, allungò lo sguardo verso la pianura e vide che laggiù si erano costruite nuove strade con gallerie e viadotti su cui transitavano velocemente nuovi mezzi di trasporto. Allora decise di costruire una nuova strada sull’altro versante della montagna. In tutta fretta radunò il Consiglio della corona affinché deliberasse e prendesse le opportune decisioni. Il Consiglio si divise. Molti asserivano che quell’opera era impossibile o troppo ardua, altri erano favorevoli. Tra i primi però bisognava distinguere vari consiglieri : alcuni lo dicevano ad arte perché, essendo proprietari dei muli ed i carretti, temevano di vedere svanire la loro fonte di guadagno, altri erano timorosi e, un po’ timidi, non osavano affrontare un simile rischio, altri ancora ondeggiavano in attesa di vedere da che parte spirasse il vento. Quelli più coraggiosi e lungimiranti accolsero con entusiasmo la nuova proposta. Il re, dopo aver ascoltato tutti, prese la sua decisione ed ordinò di dare inizio ai lavori. All’inizio, per sondare il terreno, fu tracciato un semplice sentiero; ben presto, vedendo che il versante della montagna era confacente all’opera dell’uomo, superate le ultime resistenze, i lavori proseguirono alacremente. I successori, entusiasti, allargarono l’arteria anche se non mancarono difficoltà di ogni genere e così quel sentiero divenne una bella strada scorrevole. Cominciarono ad arrivare i nuovi mezzi di trasporto che da una parte portarono tanto benessere ma dall’altra anche altre conseguenze nefaste tra cui un’usura veloce della stessa perché i mezzi adoperati erano troppo pesanti per il materiale usato. Così la strada, ora qui ora là, dava cenni di cedimento tanto da diventare pericolante, pericolosa e quasi del tutto inagibile. Il nuovo re, costernato, non sapeva cosa fare : “ Ahimè”, pensava, “Hanno fatto un gran danno, come risolverò il problema? “ Devi sapere che i suoi predecessori erano stati talmente entusiasti di questa nuova opera che non facevano che ammirarla dalla mattina alla sera,anzi avevano voluto che tutte le loro camere affacciassero esclusivamente su quel versante. Un giorno il re, pensieroso, mentre passeggiava nervosamente sui camminamenti del castello, arrivò sull’altro versante e, allungando lo sguardo giù, sui costoni di roccia, scorse la vecchia strada polverosa, inondata di sole, dove, però, non transitava quasi più nessuno. Notò che, nonostante gli anni e l’incuria, era ancora efficiente perché il materiale adoperato dai suoi antenati era buono e solido anche se un po’ sciupato a causa del tempo. Maledisse gli ingegneri e coloro che erano stati appaltati per la costruzione della nuova arteria, bella ma fragile, e subito chiamò nuovi ingegneri e maestranze affinché rimettessero in sesto la nuova strada adoperando, dove possibile, gli antichi materiali da costruzione. Così… andava il mondo – caramente Pasquale