





|
|||
E andavamo tutti alla Caletta. (6). La signora Filomenadi Dante Taddia . La signora Filomena è la zia di Benedetto Sandolo e abitava dove ora abita lui, sotto quel porticato all’inizio delle scale della Dragonara. Il primo anno che Dante e il suo complesso sono arrivati a Ponza, 1963, lui e non so se qualcun altro, alloggiavano proprio da lei. La Signora Filomena Oltre alle ragazze della Torre che studiavano lingue nel loro eremo dorato, c’erano anche i ponzesi che l’inglese, anzi l’americano, lo avevano imparato sui duri banchi della vita che avevano dovuto affrontare negli States da emigranti. Qualcuno era ritornato con una buona conoscenza sia della lingua che della vita americana. Si era inserito egregiamente in essa anche se continuamente il cuore era per il suo scoglio in mezzo al Tirreno, per quella terra unica e insostituibile che proprio perché così lontana era ancora più vagheggiata e vicinissima, ed era portato a vedere solo i lati belli e affascinanti della propria isola. Ebbene quel qualcuno ci parlava con le ragazze della Torre ma, nel contesto della caccia senza quartiere che era data loro, non era giudicato pericoloso per due motivi: si trattava o di donne anziane, rientrate per chiudere l’esistenza nella loro terra che le aveva viste nascere ma partire a malincuore da essa e vivere altrove, o di uomini vecchi, ma vecchi nella vera accezione del termine, per cui loro sì che potevano parlarci alle ragazze della Torre senza timore di reazioni da parte i giovani del posto. Lo scriveva bene, non solo lo parlava, e allora le ragazze della Torre con un po’ di cioccolatini e qualche moina le chiedevano gentilmente di correggere la traduzione, quella che bisognava presentare proprio per l’indomani in classe. E lei lo faceva volentieri. Le piaceva sentirsi ancora utile e poi con le ragazze parlava di tante altre cose e così trascorreva piacevolmente le ore pomeridiane. “A new slang. Ponza now tiene a new dialetto, very bad”, diceva la signora Filomena, e occorreva qualcuno che ricordasse il giusto significato delle parole e dei modi di dire dialettali. Per non perdere quelle parole ma soprattutto per non sentirsi estranei a casa propria. E questi erano i suoi prediletti. Sapeva tutto di tutti e a tutti sapeva offrire una risposta completa ed esauriente, ma soprattutto semplice e accessibile a quel poco di vocabolario di una lingua straniera che chi stava lontano aveva acquisito. E quando arrivavano i documenti ufficiali, quelli della pensione “della Merica” soprattutto, era lei che con fare solenne leggeva il testo in inglese, guardava gli astanti che pendevano dalle sue labbra e traduceva nella lingua a loro più consona, in dialetto: “Silve’, Tato’, cà sta scritte ca piglie ‘a penzione ’i seiscento dolars ‘u mese”. Era così musicale sentire quel suo americano ponzesizzato, e glielo dicevo sempre quando la stavo ad ascoltare. “Guaglio’ that’s n’è o’ vero! Chiste è ponzese, un poco di accento ’merricano yes, ma è ponzese…”
[E andavamo tutti alla Caletta. (6) – Continua] 1 commento per E andavamo tutti alla Caletta. (6). La signora FilomenaDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
|||
Ponza Racconta © 2019 - Tutti i diritti riservati - Realizzato da Antonio Capone |
La Signora Filomena, negli anni ’50 del secolo scorso, faceva la spola tra la sua abitazione e l’attiguo Ufficio della Società Elettrica Ponzese, ubicato allora nel Palazzo Pinto. Ella di solito si alternava nell’ufficio, dove prestava servizio mio padre Fausto, segretario ed unico impiegato, con il marito Frank Silvester Feola, titolare dell’Azienda. Spesso assistevo alle loro discussioni, di solito animate, sulla gestione della ditta, dal momento che mi piaceva frequentare l’ufficio dove lavorava papà, attratto dalle calcolatrici e macchine da scrivere; io mi cimentavo ad usarle. Bei ricordi