Ambiente e Natura

Aspetti della realtà isolana

di Francesco De Luca

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L’ho visto con accanto un gatto nero. Lui, traballante, col bastone come terzo punto d’appoggio per un corpo dai chiari segni dell’invecchiamento. Gli anni non sono molti, ma prevalenti sono gli acciacchi. Perché gli anni sono numeri, sono astrazioni, mentre i malanni danno dolori evidenti nella camminata, nella postura, nel viso.
Il gatto gli trotterellava a fianco e lui gli si rivolgeva come ad un compagno, invogliandolo, stuzzicandolo, chiedendogli pareri, rivelandogli le sue preferenze.

E’ facile da questo semplice quadro visivo trarre giudizi. Sulla persona, sul trascorso vissuto, sulle relazioni sociali e sull’umore. Facile perché quel che si vede è la conseguenza di una vita. Sulla quale si può costruire un romanzo, o un documentario; una commedia o una tragedia. L’immaginazione può spaziare a volontà. Ma la realtà è secca, precisa, certa. E’ la vecchiaia. O meglio: è un uomo vecchio.

E come tale esprime il suo stato nell’immagine che ho riportato.
Il suo stato..? Forse esagero. Non conosco i suoi trascorsi professionali e nemmeno la sua condizione economica e nemmeno quella familiare… eppure ha come compagno un gatto. Di cui è nota la facile accondiscendenza all’uomo che lo sazia. Ma l’uomo, lui dico, deve godere di scarsa  socialità se dialoga con un gatto. O forse, se non scarsa, difficile socialità. Eppure quel parlare a chi non ascolta rivela un bisogno impossibile da tenere inespresso: il bisogno umano di partecipare interattivamente con quanto si muove nell’universo intorno e in quello intimo.

Sto debordando dall’argomento, mi sto facendo prendere la mano dalla compartecipazione… Perché?
Perché la realtà dei vecchi è molto evidente intorno a me, anzi, è evidente sull’isola. Molto più apparente, più assillante. Sottolineo questo aspetto e, se potessi, consiglierei a chi governa la nostra realtà civica di considerare di più questo fenomeno della comunità isolana.

2 Comments

2 Comments

  1. Luisa Guarino

    20 Aprile 2024 at 16:35

    Condivido in toto l’invito/consiglio/richiesta del nostro Franco agli amministratori ponzesi a porre maggiore attenzione alla realtà rappresentata sull’isola dagli anziani. Ma non posso assolutamente passargli l’espressione, a proposito dei gatti “Di cui è nota la facile accondiscendenza all’uomo che lo sazia”: eh no! da profonda conoscitrice dei felini e da amante assoluta della categoria, dico che poter godere della compagnia e della vicinanza di questo affascinante e misterioso essere è un privilegio tutto da scoprire e apprezzare. Fortunato è dunque quell’uomo, vecchio o malandato che possa essere, che lungo il suo cammino ha incontrato un gatto. Che lui ama proprio perché lo sa ascoltare senza rispondergli, magari propinandogli le banalità e i luoghi comuni dei cosiddetti ‘umani’.

  2. Francesco De Luca

    20 Aprile 2024 at 18:58

    Fortunato l’uomo che incontra un gatto.
    Fortunato il gatto che incontra l’uomo.
    Due anime, diverse.
    Si incontrano nella dipendenza dell’una e nella indifferenza dell’altra (ciascuno attribuisca gli stati a chi vuole delle due).
    In una c’è, o ci può essere, l’improntitudine dell’arroganza.
    In una c’è, o ci può essere, la presunzione della superiorità (anche qui l’attribuzione è a piacere).
    Sono espressioni naturali di cui sono inconsapevoli. Epperciò per me odiose.

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