Usi e Costumi

’U fucarazz’

di Ralph DeFalco

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Spero che quest’anno si farà, la processione per la passione di Cristo, al modo che si usava al tempo della mia gioventù; ho saputo che a causa del Covid, la tradizione della Pasqua è stata differente dagli altri anni.

Mi ricordo all’epoca mia che dopo l’Epifania arrivava il tempo di ordinare  le viti. Ai miei tempi i contadini legavano le potature in un fascio. Noi ragazzi della zona di Santo Antonio andavamo a fare la raccolta dei famosi pennecill’ pe’ fa’ ‘u fucarazz’ abbasci’a spiaggia ‘i Santantuón’ per illuminare la via per la processione quando Gesù morto s’incontra con la Madonna Addolorata. Eravamo quattro o cinque di noi ragazzi… Giuseppe Valiante, Aniello De Luca, Aniello Coppa, Remo Centineo, Franco Piccini e io. Si andava fino ai Conti per chiedere ai contadini si puteveme piglia’ ‘i fascine d’i pennecill’, pe’ fa’ ’u Fucarazz’.
Per lo più i contadini ce le davano volentieri, però qualcuno (pochi) ci cacciavano via. Una volta la moglie di un contadino fu così scortese che mi fece arrabbiare e le dissi che speravo che suoi casatielli non lievitassero.

Poi tutti noi portavamo le fascine delle potature di vite giù alla spiaggia di Sant’Antonio. La mattina dopo preparavamo un alto montone di fasci sulla spiaggia fino a mezzogiorno.
Tornando a casa per pranzo, trovai mia madre arrabbiata perché aveva saputo quel che avevo detto alla moglie del contadino dei suoi casatielli. A quei tempi non c’erano i cellulari, ma la notizia arrivò lo stesso a mia madre. Lei mi disse che era peccato dire queste cose.

Mi ricordo con orgoglio il fatto che ’u fucarazz d’a spiaggia ’i Sant’antuon’ era sempre il piu grande e quando la processione arrivava, il fuoco illuminava tutta la zona.
Prima dell’incontro fra Gesu’ e la Madonna si sentiva Gennarin ‘u matt’ che cantava ad alta voce, “Perdono Dio mio, perdon pietà”.
Gennarino aveva la tendenza a emettere suoni tonanti quando scorreggiava e per mascherare il suono salutava qualcuno ad alta voce. Tuttavia quando il gas di Gennarino usciva silenziosamente, le donne davanti al corteo, mentre recitavano il rosario, si lamentavano del cattivo odore perché il suo ‘vizietto’ era ben conosciuto. Allora per soffocare le lamentele delle donne, lui si metteva a tossire forte. Se le scorregge erano rumorose, recitava le preghiere ad alta voce. Ecco perché la sua voce si sentiva più forte.
Erano altri tempi, ma erano bei tempi.

Tanti saluti e Buona Pasqua a voi tutti, Ralph DeFalco

Gli altri scritti di Raph  -ponzese che vive in America – sul sito:

 

integrazione del 26 marzo con un contributo in versi di Francesco De Luca (cfr commento)

I pennecille

Signaveno i cunfine d’i pruprietà,
i pennecille (1)
faceveno sbarramento
c’u i palette  (2) e i cannafeole (3)

O steveno accatastate ind’ i ruttecelle
comme na ricchezza

Zì Veruccio ce faceva i sbarramiente contro ‘u viento ‘i levante
ncopp’i Scuotte
‘nfacci’ a  Macchia ‘u Spalece (4)
pe riparà  fave e  pesielle

Chist’anno Pasca (5) vene ambresse (6)
e a sera mette friddo ind’a ll’osse.
Nonna Cuncetta cu i pennecille
appiccia ‘u rasiere

Ma pure ‘u fucarazzo
ce abbisogna d’ i pennecille
pe scarfà i Punzese
c’u friddo ind’u  core
‘u Venerdì Santo
attuorno a Gesù Muorto,
sotto ll’uocchie
d’ a mamma Addulurata

‘U fucarazzo
aizza i fiamme,
‘a legna strepeta
e i scaglie ‘i fuoco s’aizzano ‘ncielo
e a Sant’Antuono i Punzise
se guardeno ‘nfaccia:
tutte frate
ind’ a chella scena
ca puzza ‘i fummo
e andora (7) d’ammore.

 

Note: 1 –  rametti potati delle viti; 2 – fico d’india; 3 – stelo secco dell’agave; 4 – luogo di Ponza; 5 -Pasqua; 6 – presto nel calendario; 7 – odora.

la versione recitata

1 Comment

1 Comment

  1. Francesco De Luca

    26 Marzo 2024 at 21:17

    Pasqua e i ricordi. Una poesia in dialetto sui pennecille e sul fucarazzo del Venerdì Santo

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