Personaggi ed Eventi

Quelli che muoiono giovani e… gli altri

proposto da Sandro Russo

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Vidi un film, molti anni fa, che non mi piacque – a quel tempo ragionavo ancora in base a questa categoria grossolana – ma forse semplicemente non lo avevo capito.
Comunque ne uscii infastidito. Mostrava una interminabile cena in una casa dell’alta società vittoriana, con tutte le ritualità correlate. Insopportabile.
Sul finale una svolta di cui non mi fu molto chiaro il significato. Una donna ricordava con rimpianto un suo passato innamorato, un giovane infreddolito, sotto la neve – io ricordo la neve, ma poteva essere anche pioggia. E lei che da dietro i vetri non gli fa neanche un cenno di saluto.
Eppure mi si disse che era un grande film di un regista tra i più famosi. E quella era stato il suo ultimo film, addirittura girato in parte senza la sua presenza sul set.

The Dead – Gente di Dublino (The Dead) è un film del 1987 diretto da John Huston, tratto da un racconto di James Joyce. Si tratta dell’ultimo film realizzato da Huston, scomparso il giorno prima dell’inizio della 44ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove il film fu presentato fuori concorso.

Dopo il film, mi procurai e lessi il racconto di Joyce da cui era tratto – era l’ultimo racconto della raccolta Dubliners [Gente di Dublino – 1914 (BUR, Rizzoli 1961)] – e il senso mi fu chiaro. Ma c’era voluto Joyce!
Da allora molte volte mi è accaduto che un film mi stimolasse la lettura del romanzo da cui era tratto; era ancora il tempo in cui ritenevo il film una semplificazione o riduzione dell’opera letteraria. Ora non la penso più così e riconosco al entrambi una autonoma dignità, pur con le ovvie differenze del mezzo espressivo (“Scritti e girati”, leggi).

Tutto questo era per introdurre un breve articolo (di Luca Barbarossa) che ho ripreso per i lettori di Ponzaracconta, dall’ultimo Robinson dedicato all’anniversario della morte di Kurt Cobain: presentato qui.

Neil Young e la gioventù nata per bruciare
di Luca Barbarossa

The Dead è il racconto che chiude la raccolta Dubliners di Joyce. Narra di una coppia apparentemente felice, benestante, con buone frequentazioni. Vita sociale, cene, feste popolate da altre coppie simili a loro. Di ritorno da una serata danzante Gretta dice a suo marito Gabriel di aver ascoltato una canzone che le aveva ricordato il suo ex fidanzato Michael Furey e aggiunge una frase che fa precipitare tutto: «penso sia morto per me».
Mentre Gretta si è già addormentata, Gabriel rimane a fissare dalla finestra la neve che scende silenziosa a imbiancare il giardino.
In quel lento passare dei minuti ripensa alle parole di Gretta e ha la netta sensazione che i vivi siano morti e i morti vivi. La passione che ha bruciato la giovane vita di Furey si contrappone in modo netto alla rassicurante routine della sua esistenza. Gabriel è attraversato da un pensiero che fa crollare tutte le sue certezze: che sia meglio morire di passione nel pieno splendore dei propri anni piuttosto che appassire e spegnersi lentamente di vecchiaia.

Il racconto è del 1907 e chissà se Neil Young, nel suo pieno splendore artistico degli anni ’70, lo aveva letto. «It’s better to burn out than to fade away», tratto dalla sua memorabile My My, Hey Hey – si può ascoltare qui in fondo -, sembra la perfetta sintesi del concetto espresso da Joyce in Gente di Dublino.

Neil Young è una voce imprescindibile della storia del rock e a pieno titolo il motore primo del genere grunge, sbocciato nella Seattle degli anni ’90. Se non abbiamo la certezza matematica che Neil Young conoscesse il racconto di Joyce, sappiamo di certo che Kurt Cobain si era nutrito della musica del cantautore canadese consumando album come Rust Never Sleeps.
Poco prima di spararsi un colpo di fucile, Cobain aveva concluso la sua lettera d’addio, indirizzata a sua moglie Courtney e a sua figlia Frances, proprio con le parole di Neil Young: «È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente».
Questa citazione sconvolge Young, che pochi mesi dopo il suicidio di Kurt entra in studio e scrive per lui la canzone che dà il titolo al suo ventesimo album (già quasi ultimato), Sleeps with Angels, pubblicato il 16 agosto.
Era il 1994, a quasi novant’anni dal racconto di Joyce e a ventidue da Rust Never Sleeps, Kurt Cobain decideva che camminare di fianco al tempo non faceva per lui. Non si emozionava più, non si divertiva nemmeno sul palco, invidiava chi ci riusciva, di contro combatteva con i suoi fantasmi e le sue dipendenze. Anche un successo planetario come quello dei Nirvana con Nevermind, un album da venti milioni di copie, gli aveva consegnato la sensazione di essere finito dentro un ingranaggio che lo schiacciava ulteriormente.
Cobain siede tra gli immortali del Club 27, insieme a Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, Amy Winehouse e altri.

Murales dedicato ai componenti del Club 27 nella città di Tel Aviv, Israele – Da sin. a dx: Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Jean-Michel Basquiat, Kurt Cobain, Amy Winehouse (cliccare per ingrandire)

Peccato per noi mortali aver perso gli sviluppi del loro talento, anche se ci hanno lasciato moltissimo. Ma la domanda è questa: è possibile invecchiare rimanendo accesi o come dice il poeta, senza diventare adulti? Lascio a voi la risposta, io, che a morire giovane non faccio più in tempo, concludo sdrammatizzando: la vecchiaia è sottovalutata.

[Di Luca Barbarossa da Robinson del 17 marzo 2024]

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Il video del brano di Neil Young: Hey Hey, My My (Live at Farm Aid 1985) (a cura della redazione)

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YouTube player

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Hey hey, my my
Hey hey, my myRock and roll can never dieThere’s more to the pictureThan meets the eyeHey hey, my my
Out of the blue and into the blackYou pay for this, but they give you thatAnd once you’re gone, you can’t come backWhen you’re out of the blue and into the black
The king is gone but he’s not forgottenIs this the tale of Johnny rotten?It’s better to burn out than fade awayThe king is gone but he’s not forgotten
Hey hey, my myRock and roll can never dieThere’s more to the pictureThan meets the eyeHey hey, my my
Compositori: Jeff Blackburn / Neil Young
Fonte: LyricFind

 

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