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Storielle di Salvatore Balzano (1)

di Francesco De Luca

 

Mantengo la promessa e riporto alcune pagine del libro di Ciciotto: Navigando la vita.
Già mi sono espresso in modo lusinghiero su Salvatore, che scrive senza aspirazione letteraria, senza ambizione intellettualistica. Lui narra per dirci quello che a lui appare degno di nota.
Il fatto è che queste sue rimembranze riportano ad un passato lontano dalla coscienza delle cose, tanto da apparire incredibili. E invece accadevano appena settant’anni fa, nell’isola di Ponza, nel borgo di Le Forna.

Qui si parla di Stella, la sorella di Salvatore. Era bella e giudiziosa (ne parlo al passato perché non è più con noi). Il padre, gelosissimo, la teneva lontana dai coetanei, nonostante fosse richiesta in moglie da molti giovanotti del paese. Scrive Salvatore: “la mattina, al risveglio trovavamo confezioni di dolci, caramelle e cioccolatini sul balcone che si affaccia sulla strada provinciale. Erano gli spasimanti di mia sorella che speravano così di ottenere una risposta positiva alle loro richieste di matrimonio… (Ella) non assaggiava niente di quello che lanciavano sul balcone per paura di fatture amorose e per paura che le potevano mettere qualche miscuglio nelle confezioni per farla desistere dai suoi propositi. In queste circostanze l’unico a godere dei benefici ero io, al quale facevano mangiare tutto…”.

“Una notte d’estate, stavamo dormendo cullati dal canto dei grilli e con la luna che illuminava a giorno la nostra casa, quando il suono di una fisarmonica e di una chitarra, che provenivano dalla strada sotto casa, ci svegliò dal sonno e la loro melodia era piacevole eseguita da una canzone, con una voce soave che intonava canzoni nelle quali il nome Stella era frequente, e nel silenzio della notte sembrava una grande orchestra… Mia madre voleva ringraziarli della loro esibizione, ma mia sorella la trattenne urlando che se lo faceva sarebbe andata via da casa e si sarebbe rifugiata in un convento per farsi suora”.

Le fu infine permesso il fidanzamento con Peppe, un ragazzo di origine ponzese,  guardiano del faro all’isola del Giglio. Il fortunato venne a conoscerla di persona a Ponza, e dovette superare mille ostacoli, frapposti dalla gelosia del padre di Stella. “ La sera, prima di andare a dormire, mio cognato voleva che Stella scendeva nel portone e gli dava il bacio della buonanotte, ma mio padre era ostile… tanto che in alcune occasioni erano vere litigate con urli e spintoni. Le parole di Peppe erano: domani prendo la valigia, parto e me ne vado. Con la replica del mio genitore che gli rispondeva alterato: la valigia non devi prenderla domani, ma stasera stessa, lì c’è la porta, non devi far altro che aprirla e andartene ”.

Il giorno del matrimonio “noi ragazzi stavamo sul piazzale della chiesa per raccogliere i confetti, insieme ai quali chi poteva permetterselo aggiungeva qualche lira in metallo, e facevamo a gara a chi ne raccoglieva di più e ci buttavamo nella mischia, senza paura di farci male. Raccolsi dal gruzzolo una manciata di confetti e li lanciai con forza all’indirizzo di mia sorella, colpendola a un occhio che diventò gonfio e nero ”.

Giorno di festa quello del matrimonio ma con qualche inquietudine. Il pranzo nuziale si consumò a casa con i pochi parenti. Tutto bene, anzi ottimo ma… la casa era priva dei servizi igienici per cui… “ il nostro portone d’ingresso quella sera divenne un bagno a cielo aperto… i partecipanti si arrangiavano come potevano e nella grotta interna, dove era custodita la pecora, e il piano esterno non ci si poteva camminare per gli escrementi, urina e carta e… ci si doveva tappare il naso per gli odori forti che emanavano tali resti ” (pagg. 72, 73, 74, 75, 76 ).

***

Riporto questi brani per dimostrare anzitutto la ‘verità delle cose’ cui si attiene Salvatore, e insieme per sottolineare quanto grande sia stato il salto di progresso della cultura paesana. Dagli anni ‘50 ad oggi. Un salto nei comportamenti e nelle convinzioni. Questo ‘salto’ mi affascina e lo evidenzio.

[Storielle di Salvatore Balzano (1). Continua]

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